"Essere preti oggi"
Data l’attuale situazione ecclesiale, la creazione di occasioni di confronto pastorale può essere oggi una preziosa risorsa per la vita della Chiesa. Sperando che questo spazio possa crescere sempre di più, sulla scia dell’articolo di don Giampaolo Ferri e delle relative reazioni vorremmo anche noi studenti di teologia pastorale a Padova condividere alcuni spunti su ciò che i segni dei tempi ci sembrano suggerire.
La Chiesa sta affrontando un periodo di crisi nel senso etimologico del termine, ovvero di scelta/giudizio rispetto a tutta una serie di paradigmi che non funzionano più. In sostanza, la sensazione generale (descritta nell’articolo) di molti cristiani e in particolare dei preti [1] è quella di non essere più incisivi come prima, di aver smarrito le coordinate, di non avere più una sicurezza che aiuta nelle azioni quotidiane, e questo perché qualcosa, probabilmente molto, sta cambiando. In Europa (non nel mondo dove, in realtà, il cristianesimo si sta diffondendo sempre di più) stiamo assistendo ormai da decenni a una exculturazione della fede cristiana rispetto ai valori che la contemporaneità porta con sé [2]. Per questo è vero che essere preti non è facile, come non lo è essere laici; in generale essere cristiani, oggi, sembra non significare molto.
Gli uomini e le donne di buona volontà si chiedono quindi in che cosa consista e come realizzare questo cambiamento che si percepisce come urgente ma che ancora non è chiaro. Ovviamente nessuno ha soluzioni semplici pronte all’uso; tuttavia sembra che alcune coordinate emergano oggi con forza e rendono la strada percorribile. Anzitutto è necessario accettare, accogliere ed abitare questa crisi
Il Vaticano II ci ha insegnato inoltre ad avere uno sguardo positivo nei confronti del mondo che ha qualcosa da insegnarci. In sostanza l’atteggiamento che dovrebbe fare da riferimento per ogni cristiano è quello della (santa) ospitalità [4], ovvero un atteggiamento di apertura positiva nei confronti di chiunque incontro lungo il mio cammino. Troppo spesso i cristiani si sono mossi nei confronti “degli altri” per un senso del dovere di evangelizzare: oggi questa dinamica è ciò che invece più allontana. Ospitalità significa esserci in modo gratuito, per tutti, testimoniando semplicemente quello che si è. Questa modalità di essere cristiani, come ritiene Cristoph Theobald, teologo pastoralista da cui prendiamo queste affermazioni, muove a partire dalla considerazione che tutti hanno una certa dose di fede, anche se è solo (così la chiama) “elementare” nei confronti della vita: senza la fede non si può infatti vivere. La fede in Cristo è, eventualmente, una scelta successiva che può essere fatta solo nella libertà, e quindi solo in un clima di gratuità.
Quindi, solo abitando la crisi, in un atteggiamento di apertura positiva nei confronti degli altri è possibile muovere alcuni passi in avanti. Inoltre l’exculturazione europea ci dice che il linguaggio del cristianesimo non è più capace di entrare nella vita delle persone: dobbiamo intraprendere una via estetica, ovvero una via in cui la fede tocca anche gli affetti, proprio come faceva Gesù con chi incontrava. La liturgia riguardo questo argomento ha un ruolo importante e dovremmo forse fare alcune riflessioni in merito, a partire, ad esempio, dalla cura dei gesti e del canto nelle celebrazioni. Concretamente quindi appare urgente anzitutto un mutamento di prospettiva e di atteggiamento da parte dei cristiani nei confronti dei fratelli e delle sorelle, anche non credenti, e che la fede torni ad essere qualcosa che coinvolge tutta la vita dell’uomo.
Il cambiamento che urge deve coinvolgere tutti i cristiani, preti e laici, tenendo la loro rispettiva distinzione ma senza una netta separazione: si deve camminare insieme. Due parole chiave per questo processo di cambiamento sono allora la sinodalità e la ministerialità. Abbiamo capito (forse) che la sinodalità non è tanto un tema ma uno stile che va a toccare tutte le dimensioni della Chiesa. I laici vanno sicuramente più coinvolti nella vita ecclesiale in tutti i suoi aspetti; tuttavia sottolineiamo che l’affidamento delle varie attività e responsabilità ai laici non può essere la risposta alle domande che ci stiamo ponendo [5]. Il rischio è infatti quello di una “clericalizzazione” dei laici che, oberati dagli impegni parrocchiali, non potrebbero realizzare la loro missione propria di portare il Vangelo nel mondo. Se si vuole realizzare una Chiesa in uscita, infatti, diverse domande dobbiamo porcele in merito alla valenza delle numerose attività parrocchiali e diocesane che rischiano di riempire le agende delle persone, in particolare dei preti, e a “bloccare” ciò che veramente conta.
In questo senso per andare all’essenziale bisogna lasciare più spazio allo Spirito Santo: lo stile sinodale, la preghiera e la Parola devono muovere i passi di cambiamento che il Signore ha pensato per noi. Solo attraverso il discernimento, personale ed ecclesiale, quindi anche delle comunità parrocchiali, è possibile realizzare davvero la volontà di Dio che, evidentemente, per i cristiani europei è ancora un po’ nascosta. Potremmo concludere che, in sintesi, l’urgenza oggi sembra essere quella dell’ascolto: ascolto sincero degli altri, di ciò che il Signore chiede alla mia vita, di ciò che chiede alla mia comunità e di quei segni dei tempi che ci conducono da Lui.
[1] Cfr. A. Castagnaro, Ci sarà un parroco nel nostro futuro? Il parroco oggi: uno sguardo sociologico, «Credere oggi» 38 (3/2018) 16 e Honan B., Irlanda, gli «ultimi preti»: anziani, soli, scoraggiati (15 aprile 2023).
[2] Un’analisi approfondita sull’attuale situazione Europea (e come affrontarla) si trova in Theobald C., La fede nell’attuale contesto europeo. Cristianesimo come stile (Biblioteca di teologia contemporanea 204), Queriniana, Brescia 2021.
[3] Cfr. E. Biemmi, Il secondo annuncio. La grazia di ricominciare, EDB, Bologna 2011.
[4] Cfr. C. Theobald, Il futuro del cristianesimo in Europa, Il futuro del cristianesimo in Europa - SettimanaNews (10 luglio 2023).
[5] Cfr. G. Ronzoni (a cura), Ardere, non bruciarsi. Studio sul «burnout» tra il clero diocesano, Edizioni Messaggero Padova - Facoltà Teologica del Triveneto, Padova 2008, "Sophia/Praxis" 2.