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​Artigiani della fraternità

Un commento al discorso alla città del vescovo Marco Busca


Nel Discorso alla città del 18 marzo scorso, l’artigiano della fraternità traccia un sentiero, una via per le comunità. In essa, nella sua naturale e vera attività si compie il senso dell’essere comunità cristiana, ma anche in senso più ampio comunità di donne e uomini, di persone che guardano ad altre persone.


Le parole fraternità e artigianato sono poste una accanto all’altra in modo così sorprendente da apparire, ad una prima lettura, inconsuete se non scollegate, ma leggendo ed addentrandosi nel testo, emerge con tutta la sua profondità l’umanesimo che sta alla base della riflessione e del messaggio di speranza. 

Il punto è l’uomo e il suo agire, ed entrambi non sono tali per un fine speculativo o un puro tornaconto, ma insistono e possono in tal senso esistere - ed è questo il ritorno al futuro dell’umanesimo - per generare una via differente della vita. Una via fatta di concretezze e di attenzione al prossimo in modo fraterno. Una via che, nella sua semplicità, libera la persona dalle paure e dalla diffidenza, per portarla alla fraternità dell’altro a titolo gratuito, di servizio disinteressato e dedicato.

E’ proprio dal fare disinteressato e donato, che il bisogno materiale di chi riceve diventa il luogo d’incontro fra chi riceve e chi dona. 

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Potremmo descrivere l’artigianalità della fraternità in tre parole: fiducia, speranza, futuro.

Si tratta di una dimensione di fiducia, di speranza, di futuro per le comunità dove all’iper egocentrismo e all’iper individualismo c’è una “via della costruzione”. In tal senso, l’artigianalità è una dimensione interiore e nel contempo sociale fatta di incontro fra persone che da sconosciuti si riconoscono fratelli, e in questo passaggio si sostanzia la declinazione del bene comune quale realizzazione della fraternità.

Perché l’artigianalità della fraternità è fiducia? Poiché mette in relazione le persone verso gli altri, dove sguardi, sorrisi e incontri sono liberati da pregiudizi e schermi formali. Dove ciò che è importante è costruire legami umani e sociali che attraverso la il bisogno materiale si tramutano in fattore in bene agito.

Speranza: l’artigianalità della fraternità dà e riceve speranza, in quanto sprigiona energie e rinsalda e dà forza ai legami e muta nel suo manifestarsi la dimensione personale di chi riceve il bisogno, ma anche di chi lo dona. E’ da questa relazione, dove la prospettiva ed i sentimenti dell’incontro fra le persone si trasforma in una nuova dimensione fatta di energia e voglia di vivere. Dalla tristezza del volto si passa alla felicità dell’anima, dove l’avvenire è ancora possibile. La speranza richiama la responsabilità per un impegno rivolto al destino comune. Allora sperare diventa davvero possibile quando si spera per tutti.

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Togliere i sogni è togliere l’idea di futuro. 

Sognare non è essere sognatori, ma visionari: immaginare mondi di vita, mondi indispensabile alla vita. 

E questo è l’artigianalità della fraternità: immaginare ed adoperarsi all’edificazione del futuro, perché nasce dalla consapevolezza che le tante vite impossibili, che le esclusioni, che le dignità negate marginalizzano e spengono le speranza di futuro, di un futuro possibile.

L’artigianalità della fraternità non è un “servizio da offrire”, perché che fa scoprire che il prossimo non è un avversario, un problema da evitare, una pietra d’inciampo da scansare, ma un fratello con cui costruire fiducia, speranza, futuro.

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Diocesi di Mantova
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