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Centro missionario - Caritas

Beato l'uomo che dà frutto

Notizie dalle missioni diocesane di Lare e Abol in Etiopia

Redazione
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La diocesi di Mantova è presente con due missioni in Etiopia: a Lare, dove vive don Matteo Pinotti, e più recentemente ad Abol, con la presenza di don Sandro Barbieri.

Nei mesi scorsi la diocesi ha contribuito a realizzare in questi villaggi dei nuovi pozzi per il prelievo dell'acqua. Su ciascuno di essi è affissa una lastra su cui sono incise le parole del Salmo 1: "Beato l’uomo che dà frutto". Un piccolo segno con cui rendere memoria del donatore, l'ingegner Mario Pavesi, mantovano, scomparso nell'agosto 2017. Secondo le sue volontà testamentarie, per effetto del lascito ereditario, la Caritas diocesana sta realizzando progetti benefici in varie zone del mondo.

All'inagurazione dei pozzi ha partecipato, come rappresentante della diocesi, Giordano Cavallari, ex direttore della Caritas diocesana, che ha raccontato al settimanale La Cittadella l'esperienza del suo primo viaggio in terra africana.
"Inaugurare i pozzi è stata per me una bella esperienza in altre culture: la cultura Nuer a Kuerlang e Kuerbowni (missione di Lare), quella Anuak ad Abol (missione di Abol)". "Le celebrazioni hanno avuto luogo all'ombra di alberi della savana africana nei pressi delle fonti per la gente dei villaggi: anziani, uomini, donne e tanti bambini. Ricordo bene il singolare rito nel giorno dell’imposizione delle ceneri con l’inaugurazione del nuovo pozzo d’acqua di Abol. Rito pensato da don Sandro per inserire l’annuncio di Gesù Cristo in situazioni di vita della popolazione Anuak con segni comprensibili, come la cenere prodotta in grande quantità nel bruciare i campi, al fine di renderli fertili, impastata con l’acqua rigeneratrice, per farne una fanghiglia salutare per la vita, di cui cospargersi". 

Nel suo viaggio Giordano ha avuto di modo di condividere per alcuni giorni la vita della missione: "Ricordo con emozione le visite alle famiglie allargate delle capanne circolari. Visite richieste per parlare e per pregare con il prete e con i catechisti di problemi delicati di salute. Ricordo bene la visita alla famiglia di una bambina di cinque anni morta dopo breve malattia: una morte evitabile se la famiglia avesse avuto i soldi per portarla in ospedale. Ricordo il silenzio, il raccoglimento, la gratitudine per aver reso quella visita. Ricordo bene la Messa, i canti, i riti: il suono del tamburo che scuote dentro e il clima della festa".
Un punto importante che Giordano tiene a sottolineare è che "La missione in Etiopia non è a senso unico". Infatti le popolazioni, le persone, evangelizzano a loro volta chi le incontra: "La mia sensazione - continua - è che queste genti, in contatto naturale con gli alberi e l’acqua molto più di me, abituate ad attendere e pregare per l’acqua, già sapessero le cose e molto meglio di me. Anche se sicuramente con parole diverse, espressioni verbali diverse, concetti diversi".

Chiarisce il concetto don Gianfranco Magalini, attuale direttore del Centro missionario diocesano: "La presenza dei missionari può aiutarci a vedere la Chiesa delle origini (come eravamo) e la Chiesa del futuro (come saremo). Una Chiesa in minoranza, sostenuta dai laici, formata da tante piccole comunità, chiamata continuamente a rendere ragione della sua fede, perseguitata a volte in modo violento, altre volte in modo più subdolo. Inserita in un mondo che spesso non è guidato dal Vangelo nelle sue scelte morali, sociali e politiche.  ... Il missionario ci aiuta a vedere il mondo dal basso, dove tutto appare rovesciato, e indicarci nuovi stili di pastorale. Ci aiuta a capire che anche in Africa o in Brasile ci sono persone che hanno la stessa nostra dignità, gli stessi nostri diritti e le stesse nostre aspirazioni. Le loro culture hanno lo stesso valore delle nostre. La loro voglia di vivere è uguale alla nostra. La morte di un loro bambino provoca lo stesso dolore che suscita la morte dei nostri figli. La presenza del missionario che condivide la vita con i problemi, le sofferenze e le speranze degli uomini è il segno che, come Chiesa, li abbiamo presi sul serio perché li stimiamo, li amiamo, li ascoltiamo. In Cristo abbiamo abbattuto ogni muro di divisione".

Seguendo la pagina del Centro missionario è possibile rimanere in contatto e restare aggiornati sulle nostre missioni, sui progetti in corso e sui modi per sostenerli.


Diocesi di Mantova
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