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Maestri cattolici

Chiesa e nuovo umanesimo

Intervista a don Aldo Basso

Redazione
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Notevole è l’aspettativa di un rinnovamento della scuola dopo il ritorno alle lezioni in presenza. Non bastano i distanziamenti, i tamponi, le quarantene per assumere una motivazione al cambiamento. È necessario quello che si dice un nuovo umanesimo, che la Chiesa ha auspicato nel Convegno di Firenze del 2015: un umanesimo cristiano. Ma si pone subito un problema, che rivolgiamo ad uno psicopedagogista della Diocesi di Mantova: don Aldo Basso.


Il rinnovamento auspicato dal mondo ecclesiale può essere per tutti, può entrare anche nella scuola statale, che è scuola pluralista?
In realtà, l’esperienza contemporanea è quella di un umanesimo plurale e, in ogni caso, se si ricerca un ‘nuovo umanesimo’ (nuovo rispetto a quale precedente?) lo si può fare assieme agli altri, indipendentemente dal loro essere o meno cristiani o religiosi.
Henry de Lubac aveva rappresentato, con un’opera molto ampia, quello che egli chiamava Il dramma dell’umanesimo ateo (1943, ripreso in altri saggi successivi con nuove sfumature). Dopo essersi confrontato coi grandi sistemi moderni del positivismo, del marxismo e di Nietzsche, concludeva che “non è vero che l’uomo possa non organizzare il mondo senza Dio. Tuttavia, è vero che, senza Dio, alla fine non può che organizzarlo contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo disumano”.
È un concetto sviluppato nella nota intervista allo ‘Spiegel’ in cui Heidegger si rivelava scettico sul contributo salvifico della filosofia nell’odierna situazione mondiale, rimandando ad un altro orizzonte: “Solamente un dio ci può ancora salvare”, perché “davanti a un dio che si assenta o che tramonta, tramontiamo pure noi”.
Questa provocazione, che è strutturale al cristianesimo, rivela anche il divario dal nitore olimpico dell’Umanesimo rinascimentale, pur capitale per la stessa cristianità. Solamente un dio ci può ancora salvare, “perché davanti a un dio che si assenta o che tramonta, tramontiamo pure noi.” 


Il carattere di questo nuovo umanesimo, che assume come immagine la figura del Cristo, può essere proposto anche a chi non ha fede o ha una fede diversa?
Secondo Benedetto XVI “Due sono le radici principali della crisi antropologica dell’emergenza educativa: io la vedo nello scetticismo e nel relativismo o, con parole più semplici e chiare, nell’esclusione delle due fonti che orientano il cammino umano. La prima fonte dovrebbe essere la natura, la seconda la Rivelazione. Ma la natura viene considerata oggi come una cosa puramente meccanica, quindi che non contiene in sé alcun imperativo morale, alcun orientamento valoriale: è una cosa puramente meccanica, e quindi non viene alcun orientamento dall’essere stesso. La Rivelazione viene considerata o come un momento dello sviluppo storico, quindi relativo come tutto lo sviluppo storico e culturale, o - si dice - forse c’è rivelazione, ma non comprende contenuti, solo motivazioni. E se tacciono queste due fonti, la natura e la Rivelazione, anche la terza fonte, la storia, non parla più, perché anche la storia diventa solo un agglomerato di decisioni culturali, occasionali, arbitrarie, che non valgono per il presente e per il futuro”
L’umanesimo cristiano vuole mettersi in dialogo con altri umanesimi presenti nella cultura contemporanea, ma una delle difficoltà che si incontrano oggi sta nel fatto che Chiesa e cultura moderna usano le medesime parole, ma con un significato diverso. Così, ad esempio, la Chiesa e la cultura moderna parlano entrambe dell’uomo e lo pongono al centro del discorso sul mondo e sulla storia (anche le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione parlano di “centralità della persona”). Tuttavia, spesso non si intendono, perché usano lo stesso termine, ma non con il medesimo significato.
Come è facile notare, l’apertura al trascendente è un tratto specifico dell’umanesimo cristiano. “L’umanesimo cristiano implica innanzitutto l’apertura al Trascendente. È qui la verità e la grandezza dell’uomo, l’unica creatura del mondo visibile capace di prendere coscienza di sé, riconoscendosi avvolta da quel Mistero supremo a cui la ragione e la fede insieme danno il nome di Dio. Occorre un umanesimo in cui l’orizzonte della scienza e quello della fede non appaiano in conflitto”.


Quali pertanto debbono essere i caratteri del nuovo umanesimo?
Il primato della verità. La verità rimane un problema centrale in educazione: non si può essere buoni senza verità. Oggi un ostacolo particolarmente insidioso all’opera educativa è costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione. Proprio della natura dell’educazione è la capacità di costruire le basi per un dialogo pacifico e permettere l’incontro tra le diversità con l’obiettivo primario di edificare un mondo migliore. Si tratta, in primo luogo, di un processo educativo dove la ricerca di una convivenza pacifica e arricchente si ancora nel più ampio concetto di essere umano – nella sua caratterizzazione psicologica, culturale e spirituale – oltre ogni forma di egocentrismo e di etnocentrismo secondo una concezione di sviluppo integrale e trascendente della persona e della società.


Infine quali sono le linee da percorrere per rinnovare l’umanesimo?
L’umanesimo cristiano, sorto nel solco di una costruttiva continuità con la grande paideia greca e con l’humanitas latina, è stato connotato fin dagli inizi dalle esigenze della conversione evangelica. Parlare di umanesimo significa essere consapevoli che scienza, tecnica, progresso, crescita sono certamente valori positivi, ma non assoluti. E da soli non bastano. Servono anche verità, umanità, solidarietà, giustizia, bellezza, pace. Occorre superare quella falsa idea di autonomia che induce l’uomo a concepirsi come un ‘io’ completo in se stesso, laddove invece egli diventa ‘io’ nella relazione con il ‘tu’ e con il ‘noi’. 
L’umanesimo cristiano si basa sulla consapevolezza che “chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa anche più uomo”. (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 4). 

Illuminanti e profonde sono queste parole di Benedetto XVI: “Mi sembra che, se vediamo il panorama della situazione del mondo di oggi, si può capire – direi anche umanamente, quasi senza necessità di ricorrere alla fede – che il Dio che si è dato un volto umano, il Dio che si è incarnato, che ha il nome di Gesù Cristo e che ha sofferto per noi, questo Dio è necessario per tutti, è l’unica risposta a tutte le sfide di questo tempo” (Benedetto XVI, Discorso alla Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, 24 maggio 2007).
Agli spunti appena richiamati si possono aggiungere alcuni altri pensieri ricavati da un intervento di papa Francesco. Volendo esprimere alcune sue attese, il papa afferma: «Anzitutto, di fronte ad un invadente individualismo, che rende umanamente poveri e culturalmente sterili, è necessario umanizzare l’educazione. La scuola e l’università hanno senso pieno solo in relazione alla formazione della persona. A questo processo di crescita umana tutti gli educatori sono chiamati a collaborare con la loro professionalità e con la ricchezza di umanità di cui sono portatori, per aiutare i giovani ad essere costruttori di un mondo più solidale e pacifico».

Diocesi di Mantova
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