Temi e Opinioni

Diritti dei lavoratori, tra Costituzione e crescita sostenibile


Le forme del lavoro sono radicalmente cambiate ed è sempre più presente una moltitudine di nomadi multiattivi - lavoratori sommersi, precari, in affitto, coordinati e continuativi, con la partita Iva - che affrontano quotidianamente il tema del rischio e di come alimentare il proprio vivere in una società sempre più competitiva. È cambiato il sistema economico e la globalizzazione si sostanzia per l’intreccio tra imprese, finanziarizzazione ed economia delle reti.

Un modo alternativo di pensare ai diritti politici ed economici è più in armonia con le idee democratiche, e l’applicazione dell’articolo 46 della nostra Costituzione è la condizione logica. La proposta di legge di iniziativa popolare - con tanto di raccolta firme - che promuove la partecipazione dei lavoratori alle scelte dell’impresa, presentata a Mantova da Luigi Sbarra, segretario nazionale della Cisl, rientra nello spirito di elevazione economica e sociale del lavoro.

L’atteggiamento di questi anni di fronte ai problemi dell’occupazione – al di là dei dati Istat al 30 giugno 2023, che danno una crescita in termini occupazionali dello 0,1% e il tasso di disoccupazione che scende al 7,6% - è stato difensivo, cioè conservatore, ma sarebbe più adeguato un atteggiamento offensivo, progressista. Si tratta di scoprire dove si possono compensare le perdite di posti di lavoro, organizzare la riqualificazione professionale, riorientare il rapporto formativo scuola-lavoro, riformare la mobilità e la flessibilità come parti integranti del sistema-lavoro nel suo insieme.


Il processo di crescita democratica in un Paese è giustificato dal principio di uguaglianza, e la partecipazione qualificata di cittadini nei rispettivi ambiti lavorativi potrebbe stimolare ulteriori investimenti, occupazione e sviluppo produttivo. Il sistema economico attuale sfrutta scarsamente la creatività del mondo del lavoro; creare un ordinamento economico che opera dentro una struttura di leggi e regolamenti che distribuisce le scelte industriali sarebbe un passaggio importante per un nuovo fondamento democratico, sociale ed economico.

Aiuta a capire la situazione che stiamo vivendo la pubblicazione del rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) presentato in questi giorni, che fotografa per l’Italia una diminuzione dei salari del 7,5%, e registra ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori italiani è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni); da qui il rischio di prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori.


Tentare di individuare le prospettive del lavoro nella complessa fase di transizione che si va definendo non è impresa facile. Un riformismo possibile, indicato da Carlo Triglia sul quotidiano “Domani” domenica 8 luglio, nella concertazione con le rappresentanze del lavoro è una possibile strada da perseguire. Sbloccare la situazione perché l’economia imbocchi un sentiero di crescita sostenibile, in grado di riassorbire progressivamente il debito pubblico e l’inflazione è necessario, e contemporaneamente individuare riforme come quella fiscale, per rispondere alle sfide future con una redistribuzione non assistenzialista, ricordandoci che un clima di incertezza indebolisce investimenti e consumi. Oggi sono ancora presenti disparità di reddito e ricchezza che producono squilibri interni all’economia del nostro Paese.

Diocesi di Mantova
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