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Giorni difficili

Diseguaglianze crescono

Aumentano i segnali di una fragilità crescente nel mondo del lavoro


Il primo approfondimento di questo nuovo anno non poteva che trattare di disuguaglianze, che mostrano evidenze sempre più marcate anche nel nostro territorio mantovano.


Un tema purtroppo che si ripete da molti, troppi anni. Lo sciopero dello scorso 16 dicembre proclamato solo da due sigle sindacali e la giornata di sabato 18 dicembre in piazza del popolo a Roma organizzata dalla Cisl riportano il tema delle marginalità e delle esclusioni sociali all’attenzione dei media.

Dati dell’Inps evidenziano a oggi che il 30% dei dipendenti ha un contratto a orario ridotto che sale del 50% per le donne. Siamo in presenza di una dinamica sempre più forte nel mondo del lavoro, quella che si chiama lavoro povero, cioè quelle persone che guadagnano meno di 1000 euro lorde al mese. 

Tutto è fluido e incontrollabile

C’è una diffusione macroscopica del part-time involontario. Una diseguaglianza determinata non dalle quantità di salario ma dalle ore lavorate. L’economia è cambiata radicalmente, la deregolazione dei movimenti di capitali; gli elevati scambi finanziari (nei quali si scambiano monete contro monete, oppure monete contro titoli, obbligazioni, azioni) sugli scambi dell’economia reale (denaro contro prodotti o servizi), l’avvento delle nuove tecnologie, dell’informatizzazione e non da ultimo il ridisegno delle imprese più conosciuto con il termine inglese di reengineering cioè reingegnerizzazione, riprogettare per sopperire a risultati insoddisfacenti, hanno reso fluidi e incontrollabili i confini del lavoro e della stessa economia.

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Le piazze fanno sentire il loro disagio

Il mercato del lavoro è variegato, la stratificazione sociale cioè un sistema locale delle diseguaglianze vede il declino di settori professionali, il livello di sicurezza del lavoro sempre più a rischio, i livelli di salari sempre più disparati. Il fondo della piramide sociale si allarga sempre più, le persone che in età ancora giovane sono esclusi dall’attività produttiva aumentano in modo esponenziale e il fenomeno della marginalità sociale di conseguenza cresce. Da qui il lavoro nero continua a essere presente. La piazza fa sentire il disagio. Le persone si organizzano, le istituzioni sociali come il sindacato fanno sentire la loro voce con modalità diverse ma con un denominatore comune: i problemi che hanno davanti.

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C'è un'Italia che è rimasta indietro

Per Daniele Soffiati della Cgil di Mantova rivendicare «la necessità di interventi equi e di prospettiva» è ormai irrinunciabile; per il segretario della Uil Paolo Soncini, «la politica deve capire che c’è un’Italia che è rimasta indietro e ha bisogno di risposte urgenti». Dino Perboni della Cisl Asse del Po, parla di «riallacciare i fili dell’interlocuzione senza incendiare il conflitto sociale».

Vergognarci davanti ai drammi del lavoro

La realtà è che sono comparse nuove forme di disuguaglianza e la mobilità sociale intesa come fattore ascendente (in crescita), oggi è sempre più inversamente proporzionale alla distanza sociale esistente. L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in un’intervista al Corriere della Sera, il 31 dicembre scorso ha detto che «davanti ai drammi del lavoro vergognarci fa bene».

Aggiungiamo che non rubare la dignità, la speranza, il sorriso a una persona vuol dire ricordarsi qualche volta un comandamento.

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Diocesi di Mantova
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