Dialogo sinodale
“Giovani e Vescovi”: un accostamento voluto, che continua nel suo cammino.
Sabato 10 dicembre si è svolto il secondo appuntamento assembleare di questo percorso, vissuto a Sotto il Monte nel ricordo di papa Giovanni XXII e dei sessant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II. Dopo il primo incontro dello scorso anno nel Duomo di Milano, dove ci siamo trovati faccia a faccia con i nostri pastori, ancora siamo stati chiamati a portare il nostro pensiero, il pensiero dei giovani, di fronte ai vescovi lombardi. Eravamo una ventina di ragazzi mantovani accompagnati dal nostro vescovo Marco, in un clima familiare e allo stesso tempo carico di aspettative.
In un primo momento ci è stato riconsegnato tutto il lavoro svolto dalle commissioni regionali, che avevano l’incarico di sbobinare i dialoghi dei tavoli di Milano e di riassumere in punti chiari e precisi le questioni aperte e le domande emerse. È stato poi il fondamentale contribuito di don Paolo Carrara (sacerdote di Bergamo, docente di teologia pastorale) a consegnare all’assemblea una sintesi ben strutturata.
Quali prospettive sono emerse? Sicuramente il desiderio da parte dei giovani e dei vescovi di continuare il dialogo, che da adesso avrà una piega più diocesana e un maggior coinvolgimento dei giovani nelle comunità. Inoltre la voglia di rilanciare questioni che da troppo tempo sono motivo di distacco tra i giovani e la Chiesa. Non stiamo soltanto parlando di ideologie vuote, ma di dialoghi che talvolta nella Chiesa si dimostrano “monchi”, perché vuoti di pezzi di vita dei giovani, di ideologie che stanno alla base delle nostre esistenze, di situazioni che affrontiamo tutti i giorni.
Altra questione che sta a cuore ai giovani è l’astrattezza che troppo spesso avvolge l’annuncio del Vangelo. Distaccato o raccontato con categorie che non sono più nel vissuto di oggi. Senza contare quante volte c’è poca chiarezza nei messaggi; basta cambiare interlocutore e lo stesso argomento cambia improvvisamente prospettiva. Da sempre c’è il prete più permissivo e il prete più severo, “di vecchio stampo”.
Con tutti i presenti - ragazzi, vescovi, direttori e staff degli uffici - si è continuato a dialogare sulla necessità di prendere in mano con coraggio i percorsi che nascono nelle nostre comunità e di iniziare ad attivarsi su nuovi sentieri. In tutti c’è il desiderio che la Chiesa abbia uno stile più familiare, senza grandi strutture (se non le necessarie per il coordinamento), né tanta formalità, più semplice nei processi e più aperta al dialogo con le idee del mondo. Che abbia la gioia dei giovani e la guida attenta dei “grandi”.
Noi giovani vicini alla Chiesa, che in qualche modo abbiamo fatto esperienza dell’annuncio cristiano e che tentiamo di vivere la fede nella comunità, non siamo immuni dagli scandali del mondo clericale. Apprezziamo davvero tanto il tentativo di dare chiarezza e riportare la Chiesa a suscitare curiosità e non sospetto. Ci sentiamo pronti a dare il nostro contributo in questa missione. Teneteci in considerazione. Non vogliamo vedere una Chiesa che viva in difesa ma che “parta all’attacco” nell’annuncio di Dio.
Da ultimo, ancora una volta abbiamo percepito, più nel metodo che nel contenuto del dialogo, lo stile familiare e cordiale dell’incontro. Questo affascina. Se pur capiamo la grande importanza della struttura per coordinare le azioni pastorali, ci viene qualche brivido nel vedere quanto la Chiesa risulti fredda e immobile nell’organizzazione. Desideriamo comunità molto più snelle nella struttura partendo dagli organi centrali, e apprezziamo uffici pastorali che promuovano percorsi di accompagnamento nella fraternità.
Ora non ci resta che continuare questo dialogo, non solo con i vescovi ma anche con i sacerdoti, con le comunità e con tutti i giovani che in modo più o meno frequente si affacciano ai nostri contesti. Per questo motivo anche il cammino della GMG può aiutarci nelle nostre chiacchierate tanto apprezzate. Per continuare con i temi che ci sono stati affidati, per vivere ancora confronti sempre più pieni e sempre più profondi e per costruire nuovi sentieri di vita comunitaria, con lo spirito giovanile, con lo sguardo attento di chi ci accompagna e con un dialogo costruttivo che lascia trasparire la bellezza del vangelo e intravede prassi nuovi per continuare a vivere la vita nuova del Vangelo.