Temi e Opinioni

Giovanni Paolo II e i giovani

Il ricordo di un sacerdote che contribuì a organizzare l'incontro di Castiglione del 1991


Squilla il telefono con la richiesta di raccontare alcuni aneddoti dell’incontro con i giovani di Giovanni Paolo II a Castiglione delle Stiviere. E la memoria mi fa rivivere il caldo torrido di quel sabato, primo pomeriggio, in quella piazza, completamente esposti ai raggi del sole in attesa del Santo Padre. 


Finalmente le 16, pronti ad accoglierlo… una telefonata avverte: il Papa è stanco, ha chiesto una poltrona, sta riposando nella sagrestia del Duomo.

Arrivano le 18, altra telefonata: «Preparatevi, arriva, ma è molto affaticato, risente di questo vostro clima afoso mantovano». Eccolo affacciarsi. C’è! Il rullo di batteria fa esplodere il saluto festante dei giovani in piazza. Ognuno di noi si sente accolto da quelle braccia che si allargano, ognuno di noi si sente incontrato da quegli occhi che si spostano in ogni angolo della piazza e quel suo sorriso nell’ammirare i cappelli lanciati in aria, segno della gioia per la sua presenza, e della gioia dell’incontro con lui. 

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Gli sguardi si incrociano mentre si snodano i dialoghi cantati, pregati, gestualizzati. E chi sente più il caldo o la stanchezza! 

Ma anche noi abbiamo dato qualcosa a lui, perchè ha ripreso vigore e fiato. E mentre il Papa parla ai giovani l’addetto alla radio Vaticana mi chiama e mi esorta a continuare nella stessa modalità perché il Papa si è ripreso, è in sintonia con i giovani; ha infatti tralasciato il testo scritto e parla a braccio. Giovanni Paolo II parla a noi giovani e noi lo ascoltiamo; in lui il linguaggio di Dio prende la forma del nostro linguaggio così che in lui ci raggiunge l’amore del Padre del cielo che tutti accoglie e chiama alla santità.

Arriva così il momento in cui un ragazzo e una ragazza portano una sedia in mezzo al palco, con delicatezza prendono a braccetto il Papa e lo conduco a sedersi, poi si muovono davanti a lui con passi di danza, accompagnati da un gruppetto di coetanei. Nel linguaggio della danza fanno rivivere alcuni momenti della vita di san Luigi Gonzaga. Un tale del seguito papale mi si avvicina: «Ma non si può ballare davanti al Papa, non siamo in Africa». Volgo lo sguardo verso il Papa e lo vedo come estasiato, gli occhi rincorrono i passi e i saltelli dei giovani che arrivano anche a circondarlo per attirarlo con loro nella vita del santo. E sorride. 

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Quando anche il secondo canto danzato termina il suo sguardo è ancora fisso sui ragazzi per non perderne le nuove mosse. Ma rimangono fermi, seduti a terra di fronte a lui. Si volta verso di me, per il mio ruolo di anello di congiunzione fra lui e i giovani: «Ma come, basta?».

Mentre lui ritorna alla sede riprende la preghiera del canto e le diverse invocazioni, e ancora un canto a cui segue un silenzio non previsto. Toccherebbe al Papa, ma non parla. 

Mi volto, lo fisso in attesa. Allora lui allontana il fascicolo delle preghiere che il suo cerimoniere gli stava allungando, si fa dare il libretto che usavamo noi e torna indietro di una pagina, quella su cui vi era il canto appena eseguito “Con Te faremo cose grandi”. 

Gli faccio cenno, come a chiedere se dovessimo ripeterlo, e lui mi dice di sì con la testa. 

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Al termine dell’incontro, nel prolungato tempo con il quale sono stato di fronte a lui durante il saluto, accostando il suo volto al mio orecchio, mi ha sussurrato: 

«A Gesù piace sentir cantare il cuore dei giovani».

Diocesi di Mantova
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