Caritas
Presentato lo scorso 2 luglio a Milano, a margine della Santa Messa presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini nell’ambito delle celebrazioni per i 50 anni dalla costituzione di Caritas Italiana, il rapporto delle Caritas lombarde 2021 intende restituire l’esperienza di servizio delle Chiese della nostra regione nell’anno drammatico dell’esplosione della pandemia da Covid-19.
Il titolo, “Gli effetti del coronavirus sulla povertà: il punto di vista delle Caritas lombarde”, esprime già l’intenzione ispiratrice: cominciare, attraverso il racconto, a raccogliere l’insieme delle drammatiche vicende che hanno travolto le nostre comunità, facendo emergere, assieme al dato numerico, quella capacità di resistenza e di reazione che l’emergenza ha attivato nei singoli e nelle comunità ecclesiali e civili.
Il rapporto analizza l’effetto della pandemia in tre periodi distinti: il tempo del lockdown e della piena emergenza socio-sanitaria (marzo-maggio 2020); la fase di lenta e incerta ripresa della vita sociale ed economica durante l’estate del 2020 (giugno-agosto 2020); la risalita dei contagi nella seconda e terza ondata (settembre 2020-marzo 2021).
Nel complesso, delle 3.060 parrocchie distribuite nelle 10 diocesi lombarde, circa il 55% esprime in modo diretto forme e servizi di attenzione al povero, a cui si aggiungono quelle esperienze associative, diocesane, parrocchiali e interparrocchiali che completano il panorama dell’impegno che la Chiesa esprime per e con i poveri.
Nel periodo da marzo a maggio 2020 la rete Caritas ha aiutato circa 77.000 persone, dietro le quali, in molti casi, vi erano interi nuclei famigliari.
Circa il 36% (quasi 28.000 persone) erano “nuovi poveri”, ovvero persone che sperimentavano per la prima volta la necessità di ricorrere all’aiuto delle Caritas per fronteggiare una situazione inedita di disagio e di grave deprivazione.
In questa prima fase si è data prevalentemente assistenza ai bisogni primari, primo tra tutti l’accesso ai beni alimentari, specie in quei nuclei fragili che non avevano risparmi a cui attingere.
Inedita anche la distribuzione delle nazionalità dei richiedenti, con un rovesciamento delle proporzioni consolidate: gli italiani sono stati il 61,6% del totale, rispetto alla consuetudine che li vede minoritari nella presenza ai servizi.
I 69 giorni di confinamento stretto hanno fatto emergere, oltre alla crescente richiesta di aiuti economici orientata alla sussistenza, anche nuovi bisogni: dal reperimento della strumentazione tecnologica per assicurare la didattica a distanza (connettività, device…), all’affollamento delle abitazioni per la presenza prolungata dell’intero nucleo famigliare - con l’esplodere di forme di disagio connesse alla gestione delle relazioni, a quella opposta della solitudine delle persone, alla richiesta di accompagnamento nel lutto per le famiglie colpite da perdite di uno o più cari.
In questo quadro inedito le Caritas hanno dovuto reinventare i modi per esprimere prossimità, pur a distanza.
In tutte le diocesi lombarde si sono approntati servizi di ascolto e di accompagnamento telefonico, fornitura di pasti da asporto, la distribuzione di dispositivi di protezione individuale (245.000 sono stati i dpi distribuiti a persone e famiglie indigenti), alloggi per le quarantene e gli isolamenti, servizi di assistenza psicologica.
Nell’estate del 2020, con la progressiva riapertura delle iniziative economiche e l’allentamento delle disposizioni di contenimento, si è allentata la richiesta di accesso ai servizi Caritas per la soddisfazione dei bisogni primari, con una presenza di oltre 22.000 persone e famiglie assistite. Diminuita anche la quota dei nuovi poveri: il 26,6% del totale. Si è evidenziata la difficoltà di molti nuclei che hanno manifestato una crescente condizione di indebitamento, per i ritardi nell’attivazione degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione in primis), per la condizione di fragilità economica precedente alla pandemia, per la riduzione dei redditi famigliari a causa delle restrizioni imposte per il contrasto alla diffusione del contagio. In questo contesto nove diocesi su dieci hanno attivato fondi diocesani anticrisi con stanziamenti di aiuti economici a famiglie e imprese in difficoltà.
Nell’ultima fase presa in esame dal rapporto sono state quasi 79.000 le persone e famiglie sostenute dalla rete Caritas lombarda, con una distribuzione pressochè omogenea tra italiani e stranieri. Diminuita la presenza di nuovi poveri (il 13% degli assistiti), anche a motivo della graduale ripresa delle attività produttive. Significativa è stata l’attivazione delle collaborazioni che la rete Caritas ha approntato, sia con le amministrazioni pubbliche (specie quelle comunali), sia nell’ambito dei servizi sanitari, scolastici, educativi, con patronati e sindacati e con diverse agenzie del privato-sociale e del volontariato, segno che la risposta che si è cercato di mettere in campo ha voluto interconnettersi nei territori in una logica di integrazione sussidiaria.
Il Rapporto coglie i primi effetti tangibili di questa crisi globale, ma esprime anche la consapevolezza che, superata l’emergenza, altri effetti a lungo termine si manifesteranno.
La ripresa sarà un “ritorno” o una “ripartenza”?
L’emergenza verrà superata con un ritorno alla condizione precedente, oppure coglieremo l’occasione per ripartire assieme, cercando una strada di maggiore sostenibilità e di maggior contenimento dei divari?