Temi e Opinioni

Pastorale del lutto

I talenti di Giovanni

La testimonianza di due genitori di figli in cielo


Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.

Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. (Mt 25,14-19)


Leggendo questa parabola ci siamo chiesti in che modo e quando noi abbiamo ricevuto i nostri talenti. Come nella parabola i talenti furono consegnati al momento della “partenza di un uomo” così, guardando a quello che abbiamo passato in questi quattro anni, i nostri talenti pensiamo di averli ricevuti al momento della partenza di Giovanni, e successivamente altri con la partenza di Benedetta. Ebbene sì, spesso capita di accorgerci dei doni che abbiamo ricevuto solo quando ci troviamo di fronte ad un vuoto improvviso, enorme e doloroso come quell’uomo che parte per un lungo viaggio, come la partenza dei nostri bambini Giovanni e Benedetta.
Certo, ci eravamo già accorti prima delle caratteristiche di Giovanni, ma sicuramente quando è partito per il suo viaggio, lasciandoci un vuoto immenso, abbiamo preso più consapevolezza delle qualità che aveva, anche se queste non se ne erano andate con lui, ma ci sono state lasciate in dono. E allora? Cosa ce ne facciamo delle cose belle che ci ha donato? Le impegniamo e le facciamo fruttare, oppure le nascondiamo ed è tutto finito? E quando sarà il nostro turno? Quando ci verrà chiesto conto di come abbiamo usato i doni ricevuti? 

Pensiamo a quell’uomo che parte per un viaggio come se fosse una nostra persona cara - un genitore, un nonno, un amico, un figlio; se quell’uomo partito fosse Giovanni, e quando un giorno ci ritroveremo ci chiederà cosa abbiamo fatto con quello che ci ha lasciato in quasi quattro anni con noi, cosa risponderemo a Gio? Niente? Risponderemo che quel giorno non è sparito solo fisicamente, ma anche ciò che era è stato dimenticato o nascosto? No, non vogliamo rinchiudere quello che è Giovanni in una foto che fa vedere solo il suo aspetto.
E vorremmo provare a fare così con tutte le persone che incontriamo: accoglierne le cose belle, gli insegnamenti, i talenti che ogni persona che passa per la nostra vita anche solo per un giorno ci Iascia, e far fruttare a nostra volta questi talenti, donandoli a chi ci circonda.
Nella società di oggi è difficile farlo, si tende a guardare sempre più spesso i lati negativi, oppure se si intravede la possibilità di ricevere un talento lo si prende e lo si sotterra, perché è più facile, meno faticoso. Quante volte diciamo «Che brava quella persona che aiuta gli altri», ma noi non facciamo altrettanto; «Che buona quella persona che è riuscita a perdonare», ma io non provo nemmeno a farlo con chi mi ha fatto un piccolo torto; «Che bell’esempio di umiltà che ha dato quest’aItra persona», ma dopo mi irrito appena vengo giudicato. Così facendo tendiamo a sotterrare tutti i talenti che ci vengono lasciati, per pigrizia, per arroganza, per superbia, ma prima o poi ce ne verrà chiesto conto.


Per questo noi proviamo a portare avanti in questo modo Giovanni, portando agli altri non solo una sua foto, non solo il suo aspetto, ma cercando di esprimere quello che lui è, la sua personalità semplice, umile, disponibile, misericordiosa, ottimista, tentando di far fruttare queste qualità secondo le nostre possibilità.
Giovanni, come Benedetta, come tutti i figli e le persone care che ci lasciano troppo presto, non sono solo ricordi dolorosi da nasconde e sotterrare, ma sono prima di tutto bellissimi doni che dobbiamo condividere e portare agli altri con la nostra vita.

Diocesi di Mantova
Diocesi di Mantova