Temi e Opinioni

Il cantiere della sostenibilità

La sostenibilità integrale per ricostruire la pace

DI Eleonora Aldi

La sostenibilità integrale è il tema centrale del “Discorso alla Città” del vescovo di Mantova Marco Busca, tenuto in occasione della festa del patrono lo scorso 18 marzo.


Monsignor Busca identifica la necessità di ricostruire le nostre vite e il mondo in cui viviamo, collaborando e mettendo ciascuno a disposizione della comunità le proprie capacità, conoscenze e specializzazioni: solo cooperando potremo coltivare le relazioni buone, fattive, di cuore.

Dopotutto, a partire dall’11 settembre 2001, e poi la crisi economica del 2008, per approdare alle recenti e drammatiche emergenze della pandemia e della guerra in Ucraina, abbiamo certamente capito la complessità e l’interconnessione delle nostre società con tutte le loro fragilità.

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È quindi urgente intervenire per “ricostruire” la nostra Terra e le nostre comunità e per garantire una vita dignitosa alle future generazioni. Il vescovo Marco adotta una metafora molto potente per definire tale urgenza: il cantiere della sostenibilità.

Come nelle città vediamo le impalcature e gli operai impegnati per restaurare edifici di pregio o palazzi diroccati, così dovremmo lavorare, cooperare e impegnarci per ridefinire le fondamenta della nostra “Casa Comune”. La sostenibilità diventa quasi il principio architettonico che ritma questo profondo cambiamento e lo si può declinare in tre dimensioni: la sostenibilità sociale, economica ed ambientale.

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L’evoluzione sana della società è collegata alla capacità di coniugare il raggiungimento di obiettivi comuni senza negare a ciascun individuo i singoli bisogni o le diverse aspirazioni, in altri termini, si basa sulla formazione di un sentire comune in cui le differenze individuali siano valorizzate, senza dimenticare le necessità delle generazioni future. Ma il rispetto dell’individuo e della società non può prescindere dalla tutela del territorio, della natura e degli ecosistemi, è necessario un cambiamento soprattutto culturale e abbandonare il vortice dello sfruttamento e del consumo eccessivo per lasciare spazio alla consapevolezza e alla sobrietà.

Sono pertanto maturi i tempi per rimboccarsi le maniche e montare le prime impalcature a protezione e rinnovamento non solo delle “facciate” della nostra società, bensì per un intervento più profondo, fino alle fondamenta, a saldare le tante crepe create dagli scossoni della storia. 

Dovremmo quindi interpretare le difficoltà di oggi come uno sprone per partire, per mettere la prima firma, la firma di tutti, all’apertura di questo cantiere che determinerà la vita dei nostri figli, perché se non ora… quando?

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Diocesi di Mantova
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