Nuova evangelizzazione
A quasi quarant’anni dalla pubblicazione del primo Direttorio, e a venticinque dal secondo, viene pubblicato il nuovo Direttorio per la catechesi, Redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e presentato in conferenza stampa dall'arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del dicastero vaticano.
La necessità di un nuovo Direttorio parte dalla consapevolezza che la catechesi non può rimanere avulsa dal contesto storico e culturale in cui si realizza, ma deve integrare le nuove sfide che la Chiesa tutta è chiamata ad affrontare.
Il documento è suddiviso in 3 parti: “La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa”, “Il processo della catechesi”, “La catechesi nelle Chiese particolari”.
Abbiamo rivolto qualche domanda in proposito a don Matteo Palazzani, direttore dell'Ufficio catechistico della nostra Diocesi.
Il 25 giugno è stato presentato il nuovo Direttorio per la Catechesi. Di cosa si tratta? Da chi è stato preparato?
Dopo essere stato approvato da Papa Francesco il 23 marzo scorso, è stato presentato questo documento che intende aggiornare il Direttorio generale per la catechesi, a 23 anni dalla sua pubblicazione. L’intenzione è quella di un aggiornamento e un’attualizzazione degli aspetti fondamentali della catechesi, per essere sempre fedeli a Dio e all’uomo.
E' un documento della Santa Sede che è affidato a tutta la Chiesa, nell’attesa che le varie conferenze episcopali possano aggiornare i rispettivi progetti catechistici nazionali.
Quali sono le novità più significative che introduce?
Se l’obiettivo è quello dell’inculturazione della fede, questo nuovo direttorio intende accogliere la sfida a cui anche la Chiesa è chiamata a rispondere, quella della cultura digitale. Mai come in questi mesi di distanza e lontananza forzata ci siamo resi conto di quanto i supporti digitali ci possono venire in soccorso, ma nello stesso tempo di quanto ci troviamo impreparati. Sarà necessario anche per la nostra Chiesa e il nostro centro pastorale offrire occasioni di formazione anche nel campo del digitale.
E per quanto riguarda i percorsi di catechesi?
Una cosa che sapientemente viene ribadita - anche se non è certo una novità - è che la catechesi è un momento importante dell’evangelizzazione. Quindi al centro di ogni iniziativa di evangelizzazione deve esserci il momento kerigmatico, come ama sottolineare papa Francesco. Questo deve essere il contenuto fondamentale presente in tutte le fasi della catechesi.
Si invita inoltre a compiere una “conversione pastorale” per fare in modo che la catechesi possa veramente rinnovarsi e rinnovare le comunità cristiane. Occorre abbandonare definitivamente e convintamente l'impostazione della catechesi sul modello scolastico. Altro passo di conversione è quello che porta ad uscire dalla logica di impostare i percorsi per ricevere i sacramenti.
Dunque c’è qualche spunto da cui partire per il rinnovamento della catechesi?
Certamente, anche se - non me ne vogliano i redattori - non sono cose del tutto nuove. La stessa insistenza sulla dimensione mistagogica è un’istanza già da molto tempo riproposta.
Questo comporta uno stretto legame tra momento celebrativo e catechistico, dove il mistero che si celebra dovrebbe guidare e accompagnare tutto il processo formativo della comunità.
Nella nostra diocesi si sta muovendo qualcosa?
Certamente, anche noi stiamo pensando a come poter rinnovare la catechesi. Una piccola commissione da qualche tempo sta provando a individuare i punti di non ritorno, che forse la pandemia stessa ha reso ancora più evidenti, dai quali partire per avviare dei processi di cambiamento. Le indicazioni del nuovo direttorio per la catechesi saranno preziose anche per il nostro lavoro.