Temi e Opinioni

Pasqua è vita

La testimonianza di una famiglia che ha accolto la Pasqua nella propria vita

DI Samuela e Fabio Bordonali

“Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi?”. Con questa promessa e con l’entusiasmo del nuovo cammino come sposi si è costituita la nostra famiglia, proiettata verso l’apertura alla vita quale fonte di grazia e benedizione. 



Ci sentivamo un po’come i discepoli che, chiamati da Cristo, lasciarono le proprie reti e lo seguirono con fiduciosa speranza, vedendo in Lui solo il bello, il vero e il giusto. Con sguardo umano anche noi ci siamo posti alla Sua sequela pensando che “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9, 23) fosse la condizione per affrontare quelle difficoltà quotidiane, quelle che riguardano la materialità della vita di coppia e dell’essere nuova famiglia.

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Confidando nella promessa di una discendenza abbiamo iniziato il nostro cammino matrimoniale, pur sapendo che per noi diventare genitori non sarebbe stato facile a causa di una patologia, ma fu proprio nel momento più impensabile che il Signore ci ha donato la gioia di un figlio.

Eravamo consapevoli che l’essere genitori è di per sé una chiamata costellata di sfide ma noi, come anche i discepoli, non eravamo ancora giunti a comprendere il significato del prendere la propria croce.

Era il 22 ottobre del 2015 quando, durante la visita morfologica, fu diagnosticata per nostro figlio Samuele una displasia renale bilaterale, una patologia incompatibile con la vita extrauterina. In quel giorno abbiamo realizzato e iniziato a sentire il peso della Croce. 

Ci fu fatta una proposta: interrompere la gravidanza.

L’occasione di terminare quella che ormai era stata identificata come una storia tragica, caratterizzata da una sofferenza indicibile, abbiamo scelto di lasciarla alla porta.

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Non ci sentivamo ad un bivio, sarebbe stata solo un’illusione pensare di poter terminare le nostre sofferenze, nostro figlio Samuele era lì con noi, il suo cuore batteva dentro di me, era la sua vita che ci stava interpellando dandoci forza e speranza e ci chiedeva di essere accolta e accompagnata fino al suo epilogo naturale.

Una realtà si stava palesando a noi: l’inevitabile prematura morte di nostro figlio!

Come il “Sì” di Maria e Giuseppe permise il compimento del progetto salvifico di Dio accogliendo e accompagnando il loro figlio lungo la via del Calvario, stando con Lui sotto la Croce e deponendo il suo corpo nel Sepolcro, così io e mio marito, stretti l’un l’altro, scegliemmo di custodire la fragile vita terrena che ci era stata donata, abitando a nostra volta quella sofferenza che aveva fatto visita alla nostra casa. 

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La nostra non fu una scelta “coraggiosa”, ma fu la fedeltà alla promessa scambiataci il giorno del matrimonio a guidare i nostri passi: accogliere ogni figlio che il Signore ci avrebbe donato.

Proseguire la gravidanza sapendo che al suo termine avremmo incontrato nostro figlio solo per poche ore ci ha dato la possibilità di vivere l’attesa non come un tempo sospeso, ma come un tempo vissuto nella consapevolezza e nella pienezza del nostro essere genitori. Con Samuele il nostro sguardo ha cambiato prospettiva, quel “Andrà tutto bene” non è solo un monito di futura speranza per ciò che si vorrebbe che fosse, ma abbiamo imparato che in Dio quel “Bene” è già una certezza. 

Con la stessa certezza tre anni dopo abbiamo accolto la vita di nostro figlio Andrea, rimasto con noi il tempo di un battito di ali, perso per aborto spontaneo dopo sole otto settimane dal concepimento.

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12, 24). L’esperienza della morte dei nostri figli non è stata la fine, ma un nuovo inizio che sta dando molto frutto. Le brevi vite terrene di Samuele e Andrea ci hanno fatto vivere pienamente quella Pasqua del Signore che prima eravamo soliti celebrare come memoriale di un evento passato, interpellando la nostra fede.

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Ci siamo chiesti “Perché?”, “Che senso ha?”, “Perché proprio a noi?”.

In comunione con Cristo abbiamo vissuto non solo la morte ma anche la Sua resurrezione, ed ora possiamo affermare con ancora più certezza che ogni vita è sempre degna di essere vissuta, poiché abbiamo fatto esperienza di come ciascuna, anche quella considerata più “inutile”, sia portatrice di un progetto, un lascito fecondo che necessita però di un terreno fertile per potersi manifestare.

La vita di Samuele ha toccato molti cuori, ha posto molti interrogativi, ha chiamato all’azione e ha mostrato molte vie, anche professionali ed artistiche. 

Ma soprattutto ha portato noi genitori a incontrare una rete di famiglie unite dalla comune scelta di accogliere le vite fragili dei nostri figli e insieme di metterci al servizio di altre famiglie grazie all’associazione “La Quercia Millenaria Lombardia ODV”.

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La Pasqua, celebrazione della morte e Resurrezione del Signore e memoriale vivo della vittoria della vita sulla morte, è incarnata in ciascuna delle nostre storie e, accettando di passare per la porta stretta, è possibile partecipare alla pienezza della sua gioia che è apertura alla Vita nuova.


In questo giorno di Pasqua celebriamo la vita della nostra famiglia, Samuele ed Andrea in cielo e Maria Rachele tra le nostre braccia. 


Il Signore ci ha donato molte grazie e, insegnandoci che c’è un tempo per ogni cosa, affidiamo a Lui la nostra famiglia, fiduciosi nel progetto che ha pensato per noi! 

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Diocesi di Mantova
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