Dopo un lungo periodo, che ha comportato per la scuola chiusure e restrizioni per il Covid, ora che ci apprestiamo a uscire dalla clausura, il tema dell’aggressione della Russia all’Ucraina occupa giornali e tivù.
Commenti, dibattiti, manifestazioni per la pace nelle piazze, l'accoglienza dei profughi ucraini, non possono essere ignorati. E con questi temi roventi non è possibile tacere agli alunni il tema della guerra.
Con gli adolescenti è possibile affrontare questo tema presentando e discutendo l'art. 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli", ma con gli alunni della scuola primaria non è possibile fermarsi a questa solenne proclamazione, non bastano le recriminazioni e l'invocazione di sanzioni forti ed efficaci, ma è naturale scendere nell'evocare i litigi tra i bambini; come fonte di zuffe, insulti, bullismo e quindi origine di discordie, che sono fonti di guerra.
Le rappresentazioni di case distrutte, carri sfasciati, gente in fuga possono suscitare il panico tra i bambini. Un fattore determinante è che la trasmissione in simultanea dei fatti annulla le categorie dello spazio e del tempo e immette i bambini in un presente angoscioso.
La pandemia ha dimostrato che se l'ambiente è ansiogeno, i bambini diventano ansiosi e quando un bambino pensa di essere in pericolo entra in uno stato di agitazione emotiva che produce contrazione psicologica e cognitiva con attacchi di aggressività. I bambini hanno bisogno di leggerezza, non sono come noi.
Quindi sembra un errore mettere la guerra in relazione con i litigi tra i bambini. Può sembrare un terrorismo educativo, di origine Roussoiana. Secondo il filosofo francese il bambino proviene dalla natura buono, onesto e senza predisposizione al male; è la società che lo corrompe.
È corretta tale affermazione? Se l'uomo nasce buono, da dove derivano tutte le malizie che troviamo nella società e di cui le guerre sono manifestazione?
Non è forse più corretto dire che la guerra è frutto di tutte le cattiverie che si sommano gradualmente nell'umanità fino a giungere ai conflitti armati?
È proprio riflettendo sulla causa dei litigi che si può prevenire la guerra. È il vedere l'altro come concorrente, come diverso che fa nascere l'antagonismo; quindi la prevenzione sta nel coltivare atteggiamenti di prossimità, di collaborazione, di aiuto reciproco, che fondano gli atteggiamenti di pace.
Si tratta di educare a litigare bene facendo poi la pace.