Temi e Opinioni

Il cantiere della sostenibilità

Realizzare quello che serve veramente


Nel suo Discorso alla città del marzo scorso, il vescovo Marco ha ravvisato la necessità di un cantiere della sostenibilità da allargare a tutto il pianeta e a tutti gli uomini, sulla scorta dell’enciclica di papa Francesco Laudato Si’. Non è però rimasto generico, ma ha declinato nel particolare della nostra realtà mantovana alcuni aspetti che vorrei commentare e sottolineare, senza pretese educative o giudicanti, ma come contributo alla riflessione.


Mi riferisco alla minimizzazione del consumo di suolo, allo sfruttamento delle risorse a disposizione (il vescovo ne ha parlato con riferimento alla gestione dei beni della Chiesa, ma è estendibile anche alle risorse statali - vedasi incentivi) e alla rigenerazione degli spazi.

Sono tre temi estremamente legati, e questo legame passa, a mio avviso, dal porsi come obiettivo degli interventi di realizzare quello che serve veramente, senza esagerare solo perché ci sono risorse a disposizione da “prendere”. A volte, e forse in futuro la situazione sarà ancora più marcata, le risorse sottratte per interventi non strettamente necessari possono privare altri di agevolazioni essenziali. Il vescovo ha messo in guardia dal realizzare luoghi - e ha fatto esempi precisi - che possono essere definiti “sedotti e abbandonati dal progresso” (ammesso che sia progresso).

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Passa anche attraverso una formazione appropriata e applicabile con semplicità di norme a disposizione, con l’obiettivo di rigenerare spazi a disposizione della funzione abitativa e anche aggregativa, con interesse e passione per il territorio. La ricostruzione dopo il terremoto del 2012 ha alcune volte messo in evidenza progettazioni sproporzionate rispetto al fabbisogno e senza un reale attaccamento al luogo. La formazione inoltre deve essere orientata al controllo dei processi e non alla presentazione di risultati derivanti da elaborazioni elefantiache. 

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Anche i vincoli normativi hanno creato spazi non più legati alla funzione, ma solo alla forma da mantenere: c’è il rischio di avere come risultato estremo un restauro museale, anziché interventi che permettano anche nuove funzioni, pur nella riconoscibilità dell’esistente, riguardo a storia, caratteristiche tipologiche, materiche, ecc. 

Da ultimo, stiamo assistendo a una continua lievitazione dei costi dei materiali e delle lavorazioni in generale. Questo fenomeno investe ambiti più ampi rispetto al nostro territorio, e non si comprende se ci possano essere istituzioni che abbiano il potere di porre un freno a questa deriva. Occorre però dire che questo fenomeno investe forse anche la sfera dell’onestà personale. Il vescovo ha parlato di legalità: il rispetto della legge rappresenta una condizione essenziale della sostenibilità. Una spinta però a correggere certi atteggiamenti e orientarli al cantiere della sostenibilità la possiamo ritrovare solo in una prospettiva di consapevolezza del senso di appartenenza all’unica umanità.

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Diocesi di Mantova
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