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Maestri cattolici

Rimedi per una catastrofe educativa

Una riflessione sulla scuola nella pandemia

Redazione
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Papa Francesco nell’incontro di saluto e scambio augurale con i membri del corpo diplomatico della santa Sede, tenuto negli scorsi giorni, ha espresso un giudizio sugli effetti negativi che la crisi pandemica del Covid ha lasciato dopo di sè: “Assistiamo ad una catastrofe educativa che l'uso degli strumenti informatici non ha saputo attutire per due motivi: per la virtualità del mondo sullo schermo e per il ripiegamento individualistico. Fra tutte le crisi forse più grave è quella dei rapporti umani, espressione di una crisi antropologica e la sua dignità trascendente... C'è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, poichè l'educazione è il naturale antidoto alla cultura individualistica. Il nostro futuro non può essere la divisione, l'impoverimento delle facoltà di pensiero, di immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione”.

Il testo parla di crisi, anzi di catastrofe educativa che si riscontra nei rapporti umani, fino ad essere una crisi antropologica nella sua natura e nell’aspetto trascendente. Noi siamo convinti che
ogni pedagogia, ogni atto educativo deriva da una visione antropologica dell’uomo, e quando ad essa si tarpa la dignità del trascendente tutto ricade in una lettura riduttiva, incompleta della
persona. La prospettiva di una rivoluzione ecologica, la prospettiva di un mondo green senza il coinvolgimento dell’uomo, anzi vedendo l’uomo come nemico della natura, non farà altro che
puntare tutto su progetti disinquinanti, che però escludono l’uomo, escludono colui a cui è affidata la cura del mondo per riversare enormi risorse in soluzioni che non possono essere solo
che tecniche, perché prive di quell’amore che fa bella la cura della terra.
C’è bisogno quindi di una maggiore attenzione all’uomo, perché l’educazione è il naturale antidoto alla cultura individualistica. Il concetto di individuo è essenziale nel rapporto educativo,
perché si riferisce alla carnalità di cui ciascuno di noi è fatto. Ognuno è uno, irripetibile nella sua unione di corpo ed anima, pertanto non può esserci educazione prescindendo dal carattere
individuale. Se l’altro non apre la porta non puoi comunicare con lui, ma quando l’altro si chiude nel suo egocentrismo cessiamo di essere una comunità di uomini, diventiamo un insieme di
monadi mute. L’educazione è il naturale antidoto alla cultura individualistica, perché apre all’idea di persona, all’unico rapporto che ci permette di uscire dal nostro io per affacciarci ad un tu. Nel tu l’io vede se stesso, si percepisce riflesso nell’altro (Martin Buber). La solitudine dell’io non può essere che l’impoverimento della facoltà del pensiero che mette in relazione con l’latro in un confronto con la diversità che permette di conoscere meglio il nostro io. La mutua comprensione dà origine alla comunità educante non solo degli uomini tra loro, ma coinvolge anche la terra, come giardino comune.
All’inizio della dichiarazione di Papa Francesco c’è un’altra affermazione che fa pensare: l’uso degli strumenti informatici che non hanno saputo attutire la catastrofe educativa per due motivi: la virtualità del mondo dello schermo, oltre che al ripiegamento individualistico, al quale già si è fatto riferimento.
Il giudizio sui limiti della Didattica a Distanza è palese, ma, a mio avviso, non come e condanna; infatti l’insegnamento telematico ha potuto sopperire solo in parte alla didattica in presenza, ma qui ritengo che il limite messo in luce stia nella “virtualità del mondo dello schermo”. Su questo aspetto non si è riflettuto abbastanza, perché coinvolge il rapporto tra il mondo telematico e quello concreto della realtà. È necessaria una mediazione tra i mezzi informatici con il mondo e l’oggetto al quale si riferiscono. L’esperienza a cui siamo soggetti è percepita nelle dimensioni dello spazio e nell’estensione del tempo. Il mezzo informatico riduce e modifica queste categorie spazio-temporali: la dimensione spaziale è annullata dal fatto che qualsiasi luogo della terra o dell’universo può essere qui presente sullo schermo in una frazione di secondo, e questo modifica anche la concezione del tempo, che non è soggetta alla lunga ricostruzione dei fatti attraverso esperimenti, reperti, testimonianze, documenti. La conoscenza attraverso gli strumenti informatici coglie l’essenza dei fatti, ma li spoglia del loro contesto. Questo impoverimento sottrae alla percezione della realtà, il fascino della scoperta, l’ansia della ricerca; diminuisce quegli aspetti che vanno sotto il nome di etica, di estetica. Impoveriscono le cose della percezione del bello, del buono, del vero. Al fine di verificare questo impoverimento della realtà virtuale basti fare memoria di un viaggio in auto guidato dal Tom Tom, dal navigatore stradale, e il viaggio affrontato consultando la carta geografica nei suoi riscontri paesaggistici urbani e interurbani.
Questo limite della virtualità trasmessa dallo schermo va integrata dalla didattica in presenza che completa e restituisce alle cose e alle persone la loro dimensione reale.
Questi aspetti ai quali si è fatto riferimento richiedono un una rinnovata stagione di impegno educativo “Poiché l’educazione è il naturale antidoto alla cultura individualistica per superare l’impoverimento della facoltà di pensiero, di immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione”.

Diocesi di Mantova
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