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Maestri cattolici

​Sul mondo tecnologico?​

Un'acuta riflessione del prof. Giuseppe Montecchio

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 Viviamo in un Paese fortunato, in Europa, in una parte del mondo invidiata da miliardi di esseri umani sparsi su tutta la Terra, che spesso e volentieri non hanno nulla da mangiare, non sanno con che vestirsi, e che oggi sono travolti da notizie clamorose sulle disgrazie sanitarie che affliggono la parte più fortunata della terra. Le differenze e le distanze tra noi, i felici, e il resto dell’umanità appaiono oggi ancora più drammaticamente dilatate: da noi si rappresentano situazioni in cui il problema principale è “quando ci si potrà vaccinare”, per il resto dell’umanità non si fa cenno ad alcun rimedio, se non all’intervento di carità delle solite organizzazioni umanitarie.

C’è, ancora una volta, di che vergognarsi e di che allargare lo sguardo a tutti gli umani che popolano la terra, che forse neppure capiscono l’obiezione capricciosa “davvero non c’è alternativa a questo lockdown” che altera tanto profondamente la nostra vita quotidiana. Già, la nostra usuale e quotidiana vita fatta di tante cose utili e belle che nei secoli si sono accumulate e hanno progressivamente cambiato usi e costumi secolari; pensiamo solo a come si viveva da noi solo cinquant’anni fa e confrontiamolo a tutte le cose nuove, utili e comode, che hanno cambiato i nostri comportamenti. E tutto questo è avvenuto perché ci si è progressivamente appoggiati sempre più alla scienza. Questa è la filosofia del nostro tempo, di tutto l’occidente: la scienza e la tecnologia che ne è nata e che ora sta prendendo il sopravvento ci assicura comodità impensabili, facilitazioni bellissime, il dominio del mondo, la sua trasformazione in un’immensa palestra di trasformazioni possibili per i nostri desideri. L’uomo (o meglio, l’uomo occidentale) è una macchina desiderante cui nulla si può opporre.

La filosofia dell’Occidente è convinta che non c’è alcuna verità immutabile, che tutto si può cambiare; la scienza e la tecnica nate su questo terreno cercano il dominio sulle cose,  solo il successo “pratico” assicura la tenuta di ogni teoria, la sua efficacia. Lo stile comunicativo di questo approccio al mondo non può essere perentorio, ma prudente e possibilista.

E, invece, affermazioni decise senza sufficienti spiegazioni; di contro le obiezioni dei soliti furbetti, che non si fidano, ma non hanno i numeri sufficienti per esprimere e proporre alternative reali. Siamo così tutti perdenti, imprigionati nelle nostre convinzioni, incapaci di porgere ascolto alle voci degli altri, dimentichi che siamo tutti “poveri”, poveri ma privilegiati.

Per uscirne occorre davvero ripercorrere e ricercare il senso profondo del nostro tempo... assieme agli altri e “diversi” del mondo.

Diocesi di Mantova
Diocesi di Mantova