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Ufficio per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso

"Uomini di Dio" | I martiri dell'Algeria proclamati beati

Proposta di riflessione e confronto

Redazione
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Lo scorso 8 dicembre 2018 diciannove martiri cristiani uccisi in Algeria sono stati proclamati beati.


L'Algeria è stata teatro di una violentissima guerra civile che ha devastato il paese dal 1991 al 2002. Si calcola che siano stati uccisi in quegli anni circa 200mila algerini musulmani, tra cui più di 100 imam che avevano rifiutato di piegarsi al volere e al potere degli islamisti. Una grande carneficina sulla quale si stagliano ancora tante ombre per quanto riguarda gli artefici di tante uccisioni.

Quasi da subito gli islamisti individuarono negli stranieri un possibile obiettivo, invitandoli a lasciare il Paese entro la fine di novembre del 1993, pena la minaccia di essere uccisi. Ma nel mirino vi erano anche i rappresentanti politici e militari del potere algerino.

Nelle comunità religiose, maschili e femminili, della Chiesa cattolica, composte da persone di varie nazionalità, si aprì un dibattito di fronte a questa minaccia. Chi rimase si trovò a condividere la paura di tanti algerini, una paura quotidiana, una convivenza con la morte che poteva arrivare in qualunque momento, per strada, al mercato, nei mezzi di trasporto, all’uscita della scuola, sotto casa.

In questo quadro vanno collocate le uccisioni di 19 tra religiose e religiosi: insieme al vescovo di Orano Pierre Claverie, il frate Marista Henri Vergès e suor Paul- Hélène Saint-Raymond delle Piccole Sorelle dell’Assunzione, le Agostiniane Missionarie suor Esther Paniagua Alonso e suor Caridad Alvarez Martin, i Padri Bianchi Jean Chevillard, Charles Deckers, Christian Chessel e Alain Dieulangard, le suore di Nostra Signora degli Apostoli suor Angèle-Marie Littlejohn e suor Bibiane Leclercq, la Piccola Sorella del Sacro Cuore suor Odette Prévost e infine sette monaci trappisti di Tibhirine - dom Christian de Chergé, fratel Luc Dochier, padre Christophe Lebreton, fratel Michel Fleury, padre Bruno Lemarchand, padre Célestin Ringeard e fratel Paul Favre-Miville - rapiti nel marzo 1996 e fatti ritrovare cadaveri due mesi dopo.

“Vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese”: è una delle frasi più famose del testamento spirituale di Christian de Chergé, priore di Tibhirine. Ed è proprio l'idea del dono totalmente gratuito la chiave per guardare a questa beatificazione, molto importante per la piccolissima comunità cristiana dell'Algeria. Tuttora la presenza della Chiesa in quel contesto è all'insegna del piccolo seme che fa crescere l'amicizia fra cristiani e musulmani, nella condivisione delle esperienze quotidiane della vita.

Un film, “Uomini di Dio”, ha fatto conoscere le vicende drammatiche dei monaci di Tibhirine, del loro travaglio interiore ed umano mentre cresceva l'ondata di violenza terroristica dei gruppi islamisti.

 

L'invito che la commissione per il dialogo interreligioso della nostra diocesi fa a tutte le comunità parrocchiali è quello di incontrarsi per vedere insieme questo film e farne occasione di una riflessione e preghiera comune. Se poi si vorrà condividere il frutto di questi incontri, l'indirizzo mail ecumenismoedialogo@diocesidimantova.it sarà a disposizione per raccogliere gli interrogativi e le riflessioni emerse.


In allegato l'articolo completo scritto da Andrea Ctalfamo.


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