Altro
27/10/2019
17.00
Mantova - Seminario
Nel giorno della conclusione del Sinodo dei vescovi sull'Amazzonia, padre Corrado Dalmonego parlerà del suo servizio come missionario in Amazzonia.
Padre Corrado Dalmonego, missionario della Consolata, è nato e cresciuto a Sant’Antonio di Porto Mantovano. Ha iniziato la formazione missionaria nel 1999 ed è stato ordinato nel 2010.
In Amazzonia è giunto per la prima volta nel 2002, da seminarista. Dopo aver concluso la teologia è ritornato nella stessa missione, presso gli Yanomami, un popolo indigeno che abita un ampio territorio sulla frontiera del Brasile col Venezuela.
«A partire dalla nostra presenza alla missione di Catrimani - ha spiegato padre Corrado al blog Settimana news che l'ha intervistato - conviviamo con le comunità e lavoriamo in accordo con i leader indigeni. Le azioni che noi missionari svolgiamo sono di vario tipo. C’è una azione culturale di valorizzazione delle lingue, delle tradizioni e delle conoscenze del popolo, di promozione del dialogo [...]. C’è poi un’azione per la salute del popolo, per la vita buona e la sovranità alimentare [...]. C’è quindi un’azione sul territorio per una relazione costruttiva con la società circostante [...]. Azione fondamentale è il dialogo interculturale e interreligioso, con la valorizzazione del senso religioso proprio del popolo e nella promozione della convivenza tra le diversità. Un’attenzione particolare è dedicata al ruolo delle donne, con la creazione di spazi loro propri. Curiamo l’azione di comunicazione e di informazione fra popolo indigeno e società non indigena, con la produzione di notiziari e documentari. [...]
Il cammino della missione è un percorso di grande sforzo, ma non è l’imposizione di un programma predefinito. I missionari entrano, quando sono accolti, in un mondo differente, con atteggiamenti di dialogo e di condivisione. Attraverso gesti di apertura, condivisione e incontro, si costruisce la missione che cambia reciprocamente le persone.»
Padre Corrado sta partecipando come uditore al Sinodo dei vescovi per l'Amazzonia, in corso a Roma. Pubblichiamo in allegato i suoi resoconti della prima e seconda settimana di lavori, da cui possiamo trarre qualche indicazione.
L'apertura del Sinodo è stata caratterizzata in modo particolare da due verbi: “camminare insieme” (che è il significato letterale della parola 'sinodo') e “ascoltare”. Il processo di ascolto è iniziato sin dall’indizione del Sinodo, due anni fa, attraverso centinaia di incontri che hanno coinvolto più di 80 mila persone, in più Paesi. L’ascolto non è circoscritto all'interno dell’aula sinodale: a Roma infatti, come in altre città, sono organizzati centinaia di incontri e di dibattiti sulle principali questioni trattate, dall'ecologia integrale ai nuovi cammini per la Chiesa.
Il tempo del Sinodo è anche tempo di urgenza, poiché le questioni da trattare sono di impellente attualità. Una di tali questioni è senz'altro quella ecologica. L’urgenza climatica e la crisi socioambientale stanno ritornando costantemente negli interventi dei partecipanti al Sinodo, quale espressione degli appelli accorati dei popoli amazzonici. L’Amazzonia e altri biomi sono minacciati da un’ideologia che considera il territorio come un “magazzino di risorse da sfruttare”. La posizione sinodale considera invece il territorio abitato come fonte di vita del mondo: la sua conservazione è la sola condizione per la continuazione della vita.
Vescovi, operatori pastorali e rappresentanti delle popolazioni, dopo aver raccolto gli appelli dalla Regione amazzonica, stanno portando all’assemblea sinodale le proposte di azione pastorale di una Chiesa missionaria. Tante sono le questioni prese in considerazione. Fra di esse, il tema vastissimo dell’inculturazione del Vangelo e dell’interculturalità.
La via maestra indicata è quella del rispetto e della valorizzazione delle saggezze, delle visioni cosmiche e delle esperienze spirituali che si incontrano. Il proselitismo non è una pratica adatta alla Chiesa poiché la fede, come ha ricordato papa Francesco nel messaggio della Giornata missionaria mondiale, non è un «prodotto da vendere», bensì è un dono da portare con la gioiosa forza di chi abbraccia e annuncia in totale gratuità.
Facciamo dunque risuonare, dal Sinodo, le parole di una donna leader indigena: «La terra non è una merce che si vende o che si compra, perché non ha prezzo; è una madre (vecchia) che va protetta e della quale ci si può solo prendere cura con amore».