Vita diocesana
La testimoninaza di una partecipante
08 Agosto 2025
Gli EVO 2025 sono stati i miei primi esercizi nella vita ordinaria. Organizzati dalla Diocesi mantovana, sono esercizi spirituali on line della durata di una settimana, quest’anno dal 20 al 26 luglio. Sono alla portata di tutti, si inseriscono bene nella quotidianità della vita delle persone, adatti alle donne e agli uomini di oggi. Li ho sentiti adatti a me. Mi sono accostata agli EVO con un po’ di timore e qualche dubbio, tipici di quando si affrontano le novità. Ma tutto si è subito dileguato, perché fin dall’inizio mi sono trovata immersa in un’esperienza di profonda spiritualità.
Al centro di quest’esperienza sta la Parola di Dio, che in quei giorni mi ha avvolto e nutrito in modo tutto particolare. I brani del percorso biblico proposto, diversi ogni giorno, li conoscevo già, ma grazie alla meditazione quotidiana del vescovo Marco li ho riscoperti completamente, tanto da lasciarmi, in alcuni passaggi, letteralmente sorpresa per la profondità tutta nuova che vi potevo cogliere. Partendo dalla creazione dell’essere umano come relazione a mo’ della Trinità e dall’esperienza del peccato d’origine narrati nella Genesi, fino al racconto di Giovanni della crocefissione di Gesù sul Golgota, è emersa la figura di un Dio che ama gli uomini di un Amore viscerale, immenso, irrevocabile. Un Dio che, anche se sconfitto, perché l’uomo ha dato retta al serpente, non lo condanna, anzi lo protegge. Un Dio che, come con Zaccheo, ci incontra là dove spesso noi ci sentiamo sbagliati e che vuole abitare nell’interiorità di ciascuno, comodamente. Un Dio che fa suo tutto quell’Amore “andato a male” dell’umanità, simboleggiato dall’aceto che Gesù prende sulla croce prima di pronunciare quel “È compiuto” e spirare.
Così mi è sembrato, durante gli EVO, che Gesù mi abbia preso come a braccetto, guidandomi in un liberante percorso di guarigione personale: dai miei limiti, da quella polvere accumulata sull’anima per il negativo vissuto, dalle preoccupazioni che attanagliano la vita…
Non da sola, però, lungo questo percorso. Il confronto con la Parola di Dio non è sempre stato facile, essa è anche scomoda, perché è un pungolo che ti interpella dentro. Allora ecco che a ogni partecipante agli esercizi è stato affiancato un tutor con cui dialogare quotidianamente. Questa del tutor l’ho trovata l’idea geniale degli EVO. Si, perché il poter confrontare quanto si va maturando con qualcuno che ti ascolta è di grandissimo aiuto e dona tanta pace. Ogni giorno facevo esperienza dei tanti pensieri o considerazioni che fiorivano in me, alcuni di grande luce, altri meno, che potevano scoraggiare, frenare. Ecco l’intervento della guida che, con delicatezza e discrezione, ridona equilibrio, ti aiuta a ricominciare, ti incoraggia sempre. La presenza dei tutor negli EVO è, diciamo, anche un aspetto “democratico” di questi esercizi: chi partecipa non è chiamato solo a ricevere passivamente, ma a vivere una reciprocità di dono, a sperimentare in un mutuo scambio la ricchezza dell’amore che va e che viene.
Inoltre, fin dall’inizio, ho sentito di compiere questo cammino insieme a tutti coloro che con me vi avevano aderito. Quando mi collegavo, meditavo, scrivevo o pregavo sentivo di essere parte di una collettività che camminava con me, tutti uniti insieme a formare una rete, che ha preso concretezza sabato 26 luglio, quando ci siamo dati appuntamento nella basilica di Sant’Andrea a Mantova per concludere gli EVO insieme al vescovo Marco. Bello vedere di persona questi fratelli e queste sorelle, e tanti! È stato un appuntamento in cui la misericordia di Dio ha sovrabbondato: la possibilità di vivere il sacramento della riconciliazione, i gesti simbolici compiuti dal vescovo uniti alla grazia del perdono giubilare, la visita alla cripta dove erano esposti i Sacri Vasi, tutto parlava non tanto di una conclusione quanto di un nuovo inizio. Personalmente infatti mi sono sentita chiamata a mettermi in gioco, a “sprigionare” tutte le energie positive, fidandomi di un Padre che ci ama talmente tanto da avere stima e fiducia in ciascuno di noi.
Ora, finiti gli esercizi, “scesi dal Tabor”, ci ritroviamo a vivere la ferialità con in cuore un’esperienza e una comprensione più profonda di Dio, a servizio e in dialogo con tutti coloro che incontriamo nelle nostre giornate, dove tutto è sacro: aspetti materiali e spirituali, affinché la nostra intera esistenza sia spesa, come dice il vescovo Marco, per benedire il Padre che ci ha donato la vita e festeggiarla e celebrarla insieme.
Silvia