gemellaggio
Si rinnova la tradizione che dal 1999 porta a Mantova in estate alcuni ragazzi ucraini
21 Luglio 2025
Si sono concluse il 12 luglio le tre settimane di soggiorno degli studenti di Leopoli nelle nostre parrocchie mantovane. Arrivati il 22 giugno, dopo un intero giorno di viaggio accompagnati dai nostri volontari, dieci giovani ucraini (5 ragazze, 4 seminaristi e una suora) sono stati ospitati da famiglie delle comunità di Suzzara, San Giorgio e Castel Goffredo. Alcuni arrivavano per la prima volta in Italia, mentre altri erano già venuti grazie al progetto di scuola estiva che si rifà al gemellaggio tra la Diocesi di Mantova e l’Università Cattolica Ucraina di Leopoli, avviato nel 1999.
Come dichiarato dall’arcivescovo della Chiesa greco-cattolica di Filadelfia, Borys Gudziak, presente per l’occasione il 26 giugno, Mantova è stata “il ponte per Roma” per molti studenti ucraini che hanno poi proseguito il proprio percorso presso le università pontificie. Grazie al lavoro di don Samuele Bignotti il rapporto si è particolarmente intensificato dopo l’invasione russa dell’Ucraina. L’accoglienza a Mantova non è più volta solamente all’apprendimento della lingua italiana, ma è divenuta un’occasione per donare sollievo a chi è costretto a vivere con il tempo scandito dalle sirene di allarme per i bombardamenti. È forse da questa necessità che è scaturita la bellezza di quest’ultima esperienza; nella vitalità sprigionata da questi giovani che non hanno voluto sprecare nemmeno un secondo del tempo a disposizione.
Gli organizzatori locali si sono prodigati in un notevole lavoro di strutturazione delle giornate: durante le mattine si sono svolte le lezioni di italiano tenute da insegnanti volontari; nei pomeriggi è stata offerta la possibilità di visitare luoghi caratteristici del territorio, di incontrare realtà locali, di fare gite ed escursioni; le serate sono state perlopiù dedicate al riposo o alla partecipazione a feste e sagre paesane assieme alle famiglie ospitanti. Insomma, un programma davvero fitto, che forse avrebbe fatto sventolare bandiera bianca a qualsiasi studente italiano… ma non a loro!
Questi ragazzi hanno sempre mantenuto un’inesauribile voglia di scoprire cose nuove e di sperimentare tutto ciò che non è nelle loro ordinarie possibilità. La sensazione provata più spesso da chi li ha accompagnati in queste giornate è stata lo “stupore dello stupore”: si rimaneva cioè stupiti di quanto questi ragazzi si stupissero di cose che noi reputiamo normali, ma che per loro non lo sono affatto. Ecco, forse, un loro insegnamento per noi: non dimenticare di ringraziare per ciò che abbiamo, anche se ci sembra scontato.
La gioia genuina, allegra e grata che hanno portato è stata sottolineata anche durante l’incontro del 10 luglio a palazzo vescovile, in cui il vescovo Marco Busca ha tirato le fila dell’esperienza con gli organizzatori e ha consegnato agli studenti gli attestati di partecipazione, rilanciando il progetto e invitando nuove realtà a prendervi parte, com’è accaduto quest’anno proprio a Castel Goffredo.
Dopo un paio d’anni di partecipazione di alcuni volontari ai viaggi verso Leopoli, la macchina organizzativa castellana si è attivata e la nostra comunità ha generosamente aperto le sue porte seguendo il buon esempio di Suzzara e San Giorgio. In sole tre settimane si è creato un legame fortissimo con i ragazzi, che non si è limitato alla condivisione di momenti didattici, culturali o ricreativi, ma che è sceso ben più in profondità. Grazie alla loro testimonianza abbiamo potuto comprendere cosa stia realmente accadendo in Ucraina, superando le visioni distorte spesso proposte dai media.
Non sono mancati inoltre momenti di spiritualità, dalle più ordinarie preghiere prima dei pasti recitate talvolta in ucraino, alle celebrazioni eucaristiche alle quali i ragazzi non volevano mai mancare, dimostrando di possedere una fede solida e ben radicata. Sono dunque tanti i motivi per continuare a sostenere questo bellissimo progetto. Una contaminazione positiva tra culture che si fa segno missionario di carità; un modo concreto e profondamente evangelico di promuovere quella pace oggi più che mai necessaria.
Davide Vareschi - Castel Goffredo