Mantova - Museo diocesano
14/09-6/10/2024
In occasione della mostra-mercato Mantova Libri Mappe Stampe, il Museo Diocesano inaugura un’esposizione di incisioni realizzate da due grandi maestri: uno del presente, Gianfranco Ferroni, già storicizzato ed ampiamente conosciuto, le cui stampe sono state selezionate da Alberto Bernardelli; l’altro, il mantovano Giorgio Ghisi, di cui la Diocesi possiede quattro lastre in rame, alle quali si aggiungono, selezionate dal direttore don Stefano Savoia, 13 stampe provenienti da un recente lascito.
La mostra sarà ospitata nella Sala delle colonne del Museo diocesano, dal 14 settembre al 6 ottobre 2024.
Aperta ogni venerdì, sabato e domenica ore 10-12 e 15.30-18.30 (ingresso libero).
Giorgio Ghisi (Mantova 1520-1582). La sua formazione avvenne certamente sotto la potente influenza di Giulio Romano, dai modelli del quale trasse tutte le sue prime incisioni realizzate attorno al 1540. L’arte del bulino però gli giunse dall’insegnamento di Giovan Battista Scultori, anch’egli inserito nell’entourage di Giulio Romano a palazzo Te. Alla sua morte, nel 1546, si trasferì a Roma dove arricchì il proprio repertorio realizzando incisioni dai capolavori di Raffaello e Michelangelo. Grazie alla collaborazione stretta con l’editore Hieronymus Cock si spostò ad Anversa dove, oltre a diffondere il manierismo romano, maturò la propria tecnica e adottò da allora il gusto per i paesaggi di sfondo secondo la moda “nordica”. Nei primi anni ’60 del secolo era a Parigi, ma nel 1564 tornò definitivamente a Mantova, dove collaborò strettamente col fratello Teodoro. L’ultima sua stampa è del 1578, poi, fino alla morte, si dedicò a disegnare e progettare gioielli per la corte mantovana.
La mostra espone le lastre di rame che gli furono commissionate attorno al 1576 per la realizzazione delle illustrazioni del Messale per la Basilica di Santa Barbara (pubblicato poi nel 1583) e una serie di 12 stampe giunte recentemente come lascito alla Diocesi di Mantova, che permettono di ripercorrere l’itinerario di formazione di questo grande incisore mantovano.
Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 - Bergamo 2001) iniziò a dipingere negli anni ’50, prediligendo temi esistenziali e di denuncia delle ingiustizie sociali. Il lavoro artistico fu connotato da impegno civile e politico fino agli inizi degli anni '70; poi il registro di Ferroni si modificò nei temi e nei modi, ma non nella sostanza. Rimase sempre alta una profonda pietas per gli ingannati e i sommersi. Dopo il 1973 Ferroni abbandonò ogni ideologia salvifica e si concentrò sulle facoltà individuali, alla ricerca di una chiave interpretativa dello stare nel mondo. Si concentrò sulla inevitabile solitudine dell’artista ed entrò in un dialogo serrato con lo spazio e la luce: le uniche realtà inoppugnabili che gli potessero far comprendere il senso delle cose. Con gli strumenti a lui più vicini - pennelli, barattoli, stracci, i muri dello studio - copiati in maniera maniacale usando infiniti tratti di matita o di bulino su lastre o pietre, cercò la verità nascosta nelle cose più semplici.
Sono 20 le opere calcografiche che presentiamo nella mostra al Museo Diocesano di Mantova. Una preghiera laica di un uomo critico e insoddisfatto, ma, nell’attesa di una illuminazione, perennemente alla ricerca di un contatto indelebile con un’ipotesi di verità.