Appuntamenti

Pellegrinaggio urbano con la reliquia del Preziosissimo Sangue

Nella solennità dell'Ascensione

Mantova

1/06/2025

Domenica 1 giugno - solennità dell'Ascensione - il vescovo Marco, accompagnato da un gruppo rappresentativo di fedeli, condurrà la reliquia del Preziosissimo Sangue in alcuni luoghi significativi della città, laddove si trovano persone impossibilitate a recarsi nella Basilica Santuario di Sant’Andrea, compiendo in ognuno di essi una stazione di preghiera e di venerazione del Preziosissimo Sangue.

Il pellegrinaggio inizierà nella cripta di Sant’Andrea, dove il vescovo riceverà uno dei Sacri Vasi, e si concluderà con la reposizione al termine della Messa vespertina delle ore 18.30.

Tappe della "Peregrinatio Sanguinis":

  • ore 9.15 Casa Circondariale di Mantova
  • ore 10.45 RSA "Mons. Mazzali"
  • ore 11.30 Monastero di Santa Chiara a San Silvestro di Curtatone
  • ore 15.00 Casa di Riposo delle Suore Ancelle della Carità (Dosso del Corso)
  • ore 16.15 Ospedale “Carlo Poma” (cappella di San Padre Pio, reparti di Oncologia e Cure Palliative)
  • ore 17.45 rientro nella Basilica Santuario di Sant’Andrea e preghiera comunitaria animata dal Rinnovamento nello Spirito Santo.

Alle ore 18.30 in Sant'Andrea si terrà la Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, con la partecipazione del Capitolo della Cattedrale e delle parrocchie del Vicariato di città, che vivranno in questa giornata il loro pellegrinaggio giubilare (questa sarà quindi l'unica Messa vespertina per la città).

La solennità dell’Ascensione a Mantova e la reliquia del Prezioso Sangue di Cristo (approfondimento)

L'Ascensione è il tempo simbolico della liturgia che ci richiama alla realtà dell'incontro presente e ultimo dell'umanità con Dio.

È il tempo della maestà compiuta di Cristo, che ritorna al Cielo come Signore dell'universo, e verso il quale si alza il nostro sguardo contemplativo ed estatico, di attesa, di fiducia, di speranza.

Tutto il creato ne beneficia, nella logica paradossale dell'incarnazione, in cui Dio si è ridotto e si è consegnato al limite umano perché l'uomo abbia la possibilità di attingere alla deità che è in lui.

L'Ascensione, nella tradizione popolare, è stata spesso chiamata “seconda Pasqua”, seconda e definitiva resurrezione, ormai liberata dal dramma della Passione. Ad essa partecipa tutto l'uomo, in essa l’uomo ritrova il proprio destino e quello dell'intero Cosmo, nella gioia inesauribile della riunione con il Padre. Possiamo associare all’Ascensione le immagini ricapitolative del capitolo 7 dell'Apocalisse: «Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello"» (Ap 7, 9-10).

Tutto converge verso il Creatore, come tutto converge verso la croce di Cristo: «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32), come scrive Giovanni e come ci ricordano i Padri della Chiesa.

E l'Ascensione, anche nella sua vicenda liturgica, non ha mai dimenticato il cuore sacrificale del mistero di salvezza. La croce di Cristo spesso, nella drammatica rituale, veniva innalzata al Cielo. Se pensiamo alla crux gemmata dell'Alto Medioevo possiamo anche immaginare il senso e la forma interiore a cui la liturgia ci induce, la tonalità emotiva che suggerisce per questo connubio.

Sono qui i presupposti della contiguità, che è possibile storicizzare, della reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo con la celebrazione dell'Ascensione. Un accostamento per certi versi singolare che già si era stabilizzato a metà del dodicesimo secolo e che faceva convergere in quella occasione festiva l'intera città verso il monastero di Sant'Andrea, il quale si stava avviando a diventare, anche per questo, epicentro dell’articolazione urbana.

Fu un esito, senz'altro, del processo di frammentazione di quel periodo liturgico unitario di gioia e allegrezza costituito dal Tempo di Pasqua. Ma tralasciando i motivi contingenti che lo determinarono, lo si può leggere – e così è stato letto nel vissuto religioso di Mantova – come l'attestazione più oggettivata ed emblematica che la gloria della Resurrezione non può darsi senza la sofferenza e la tribolazione della grande lotta contro il male; che tale lotta non si concluderà con la sconfitta, bensì con la vittoria.

Ed è questa, anche, la promessa implicita che ci si disvela nelle forme preziose e rilucenti del reliquiario del Prezioso Sangue. Ci indirizzano verso la croce gloriosa e ci confermano nella fiducia del compiersi finale del progetto di Dio, non più ritratto in sé stesso e nascosto agli uomini, ma offerto ad essi per la loro salvezza.

Il Sant'Andrea di Mantova, con la sua maestosa copertura a volta, allusiva della volta celeste, e le sue affrescature e decorazioni, alcune delle quali purtroppo non più in assetto, voleva e vuole renderci prossimi di questo grandioso disegno divino.

Il francescano seicentesco Ippolito Donesmondi, teologo di Vincenzo I e collaboratore del vescovo di Mantova Francesco Gonzaga, quando deve rileggere per la festa il senso della processione delle arti recanti i doni al Prezioso Sangue e in particolare la scena dei pescatori, con il loro lancio profuso del pesce alla popolazione festante, interpreta l’episodio come la «moltitudine delle grazie che comparte… Iddio ai divoti di questo sacro santo Sangue», come il dono di Dio verso la città e verso gli uomini che la abitano. È la totalità del Cosmo che, mentre si protende verso il suo Creatore, in quel medesimo momento riceve da Dio la forza vitale che gli permette di sopravvivere, di continuare ad alimentarsi, di continuare a operare per la costruzione del mondo: che gli consente di esistere.

La teoria processionale dell’Ascensione è l'immagine della città tutta, nella quale tutti sono coinvolti e si raccolgono attorno alla ragione della propria esistenza. Nel riconoscimento e nello scambio reciproco, ognuno restituisce il proprio grazie alla “moltitudine” delle grazie ricevute da Dio.

Nell'Ascensione il Cielo e la terra si incontrano. Il Cielo si china sulla terra, la terra si dilata verso il Cielo e il Preziosissimo Sangue, nella storia di Mantova, fa da cardine a questo incontro: ne è il testimone, il garante, il mediatore.

Roberto Capuzzo

Mantova, 1 giugno 2025, Solennità dell’Ascensione

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