Appuntamenti

Professione solenne eremitica

Mantova - cattedrale

7/12/2024

18.00

Sabato 7 dicembre alle ore 18.00 in Duomo Cristina Scelta emetterà la sua professione solenne eremitica nelle mani del vescovo Marco.

Per preparare con la preghiera questo momento le parrocchie di Volta-Cereta-Castelgrimaldo hanno organizzato una veglia di preghiera giovedì 28 novembre alle ore 21.00 nella Chiesa di Volta.

Chi è l'eremita

«La forma di vita eremitica - spiega Cristina - è la più antica forma religiosa cristiana da cui, poi, sono nati gli ordini religiosi che conosciamo. È una forma di vita contemplativa nata con sant’Antonio Abate, che lasciò tutto ritirandosi nel deserto, dove visse una lunga vita di preghiera, silenzio e contemplazione. Abba Antonio è considerato il padre di tutti i monaci: intorno al suo eremo fiorirono molte vocazioni sia maschili che femminili, che sotto la sua guida si consacrarono al servizio di Dio dando vita alle prime comunità monastiche.

L’Eremita è un battezzato in cammino nella Chiesa, per la Chiesa, con la Chiesa, che vive la vocazione che il Signore gli ha donato, consacrandosi a Lui, nella preghiera, in solitudine e nel silenzio.

La preghiera è guardare verso il Signore lasciandosi guardare da Lui: è un rapporto d’amore, un colloquio incessante, è affidarsi, è intercessione, è “stare” contemplando l’Amore.

L’eremita vive la solitudine non per estraniarsi dal mondo ma per portarlo, nella preghiera, davanti al Signore: la sua è una solitudine abitata da Dio e dai fratelli e le sorelle che si affidano alla sua preghiera.

Il silenzio è il luogo dell’anima dove il Signore parla, è il luogo della relazione profonda, è il luogo dell’ascolto: non posso ascoltare chi mi parla se non mi pongo in un atteggiamento di silenzio che è accoglienza; per l’eremita il silenzio interiore ed esteriore è parte fondamentale della vita di consacrato a Dio nel deserto abitato dall’Eterno.

Apparentemente, per i canoni di oggi, è una vita di non-senso, in cui lo stare davanti al Signore nella preghiera, nell’adorazione continua, nel silenzio e nella solitudine, che non “produce” economicamente, è una perdita di tempo. Ma per chi vive la dimensione di consacrato nella vita eremitica, invece, il pensiero è quello espresso dall’Apostolo Paolo nella sua lettera agli abitanti di Filippi (3, 7-8): «(…) Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. (…) per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, al fine di guadagnare Cristo». Guadagnare Cristo: questo è il fine».

Il nuovo nome

«Scegliere un nome “nuovo” è una consuetudine monastica che indica il cammino compiuto e quello che si vorrebbe compiere. Accanto al mio nome c’è scritto Anawa di YHWH: tradotto dall’ebraico significa “Povera del Signore Dio”. L’ho scelto perché nella Scrittura gli “Anawim” erano coloro che si prostravano davanti al Signore adorandolo e donandogli, anche nella loro povertà, tutto ciò che erano, lasciandosi plasmare da Lui. È lo specchio di quello che vorrei essere e diventare: una povera che sta sulla soglia della casa del Padre, vivendo in pienezza la vocazione eremitica che è suo dono, guardandolo e lasciandomi guardare, lasciandomi plasmare».

L'intervista completa a Cristina uscirà sul settimanale diocesano La Cittadella di domenica 1 dicembre.

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