Una lunga fila di case che corre parallela al corso del fiume Oglio caratterizza il piccolo centro. Il nome deriva dal termine limoso, cioè fango o da moso: luogo vicino all'acqua, nel linguaggio celtico.
Frazione di Acquanegra dal 1341, senz'altro la sua origine è ritenuta molto più antica; la posizione, infatti, al lato della Postumia, vicino al ponte che univa a Calvatone, suppone l'esistenza di un insediamento romano, come probabile campo militare. Nella storia bresciana si cita un "castrum de Moso" nel X secolo. Intorno al 1100 si sono trovate notizie del periodo comunale e si parla della presenza di una rocca o castello.
Una lapide, sulla facciata della chiesa, ricorda che, nella zona, il 6 marzo 1226, si tenne la seconda Lega Lombarda. Nel 1236 Federico II occupò e rase al suolo la località. Un rogato del 13 dicembre 1341 assegnava Mosio alla Comunità di Acquanegra, con la quale, da allora, condivise le vicende e la sorte.
Da terra bresciana passò ai Gonzaga, poi ai Visconti, quindi, di nuovo ai Gonzaga. Nel 1700 divenne territorio austriaco; nel 1857 venne unito al Regno d’Italia.
La parrocchia fino al 1700 fece parte della diocesi di Brescia. Un tempo vi erano due chiese: una dedicata a San Salvatore, con annesso "ospitale", al quale fu elargita una donazione dal conte Alberto di Bosone; tale legato era amministrato dall'abate del monastero di San Tommaso di Acquanegra. Nella zona oggi rimane una piccola cappella, posta al confine con Redondesco. L'altra era dedicata a San Zanone, situato sul dosso dell'Albio; quando, sulla fine del 1800, venne spianato, affiorarono i ruderi. Da un manoscritto, conservato presso l'archivio parrocchiale, si ha notizia di tre edifici sacri: l'oratorio "Prestazione della Beata Vergine", un altro detto della "Consolazione" e un terzo, tuttora esistente, dedicato a San Carlo Borromeo, posto in località Valli.
La parrocchiale, costruita nel 1584 e consacrata tre anni dopo dal vescovo di Tortona, è dedicata a San Filastro, vescovo. Recente è il rifacimento della volta del soffitto e la costruzione dell'altare, in marmo, rivolto verso il popolo. L'interno si presenta luminoso, decoroso, pur nella semplicità delle linee.