Le vicissitudini della storia hanno consegnato a Mantova il pegno del Preziosissimo Sangue di Cristo. Giunto per tramite di Longino o trasportato via mare nei secoli successivi, come già congetturava Battista Spagnoli, quale può essere il suo senso per l’uomo e la donna di oggi, in una cultura post-secolarizzata?
Esso si offre, anzitutto, come richiamo alla dimensione del sacro quale orizzonte reale della vita, spazio di trascendimento che si apre non solo davanti a ciò che non si comprende ma, soprattutto, di fronte alla consapevolezza del limite. È il limite che Dio ha voluto assumere in sé nel mistero dell’incarnazione di Cristo, a cui il Prezioso Sangue direttamente rimanda, l’abbassamento del suo diventare uomo e del condividere con l’umanità la condizione creaturale.
In questo, i resti reliquiali del sangue del Redentore, più che valere a controprova della vita storica di Gesù e della sua morte in croce – fatti di per sé definiti – né tantomeno della sua resurrezione e divinità, sono piuttosto la testimonianza provocatoria di una possibilità dell’uomo, che continua a rimanere aperta e da sondare: quella della fede del credente e della comunità cristiana modellata sulla fede di Gesù.
È la possibilità che si conferma liturgicamente nell’Eucarestia, rispetto a cui la reliquia del Prezioso Sangue può considerarsi il richiamo e il rinforzo simbolico più forte. Il sensus fidei della comunità ecclesiale mantovana lo esprime da sempre con assoluta evidenza, manifestando – mediante la celebrazione della reliquia nel contesto liturgico dell’Ascensione – il carattere unitario della dimensione sacrificale della morte di Cristo e di quella pasquale della resurrezione.
Si tratta di un connubio simbolico che si ritrova, in forme similari, nell’antica ritualità ascensionale di molta parte d’Europa, poi lasciato decadere in nome di un certo razionalismo liturgico. Connubio, tuttavia, che era capace di rendere evidente alla mente e al cuore, oltre ogni possibilità di equivoco, il nucleo profondo della fede cristiana e il potente richiamo alla speranza che è in noi, come scriveva san Paolo, «giustificati per il suo sangue» (Rm 5,9).
Roberto Capuzzo
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