L’espressione indica i reliquiari a forma di pisside ambrosiana nei quali è contenuta la reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo venerata nella basilica di Sant’Andrea. Per consuetudine, i mantovani utilizzano il nome del contenitore per indicare il contenuto, che la tradizione identifica col terriccio del Calvario intriso del sangue di Cristo, raccolto dal soldato romano che ne ha trafitto il costato. I documenti storici consentono di ricostruire le vicende della reliquia e dei contenitori in cui fu collocata almeno dall’XI secolo, cioè dall’epoca del secondo ritrovamento.
Fino all’anno 1400 la reliquia di Sant’Andrea era conservata in un unico vaso di vetro, con sigilli e legatura in argento, ben riposta nella cripta della chiesa benedettina. Durante una ricognizione ci si accorse che il vaso era rotto, per cui si decise di creare due reliquiari, sempre in vetro; in uno fu collocata un’ampolla con la reliquia, nell’altro furono inseriti i frammenti del primo vaso originario, e la spugna utilizzata nelle operazioni di pulitura.
I primi vasi in metallo prezioso furono commissionati da Isabella d’Este all’inizio del XVI secolo, fusi in oro e cesellati dall’orefice Niccolò da Milano. È documentato anche un bozzetto di Benvenuto Cellini, realizzato durante il suo soggiorno mantovano. La loro foggia si desume da alcune raffigurazioni e bassorilievi presenti in basilica, ma soprattutto dai due modelli in bronzo dorato fatti realizzare dal Capitolo di Sant’Andrea nel 1815 allo scultore e argentiere Giovanni Bellavite.
I reliquiari e il loro contenuto, come è noto, furono dispersi dai soldati austro-ungarici nel 1848. L’imperatore Francesco Giuseppe finanziò due nuovi vasi d’oro, che recano la data 1872, opera dell’orefice milanese Giovanni Bellezza. In essi furono collocate le porzioni della reliquia custodite nel duomo di Mantova e nella basilica palatina di Santa Barbara. Per questo, sei delle dodici chiavi necessarie per aprire la cassaforte in cui sono custoditi i Vasi, sono in possesso del Capitolo della Cattedrale e del Prefetto di Mantova, rappresentante del Governo, a cui apparteneva Santa Barbara.
Stefano Savoia
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