bene comune
Ad Assisi in preparazione alla Settimana Sociale dei cattolici
Giuseppina Nosè
28 Febbraio 2024
Sono tante le città di provenienza delle 150 persone convenute ad Assisi, da diverse parti d’Italia, per la tappa di preparazione alla Settimana Sociale dei cattolici (che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio prossimi). Al cuore della democrazia è il titolo, il mantra, l’auspicio che prende forma ad Assisi, città della pace, città dell’arte di Giotto che scorre sulle pareti della Basilica, tra il candore della sua facciata e il rosso fuoco del tramonto pomeridiano.
Mantova ha partecipato con alcune persone del Tavolo del Bene Comune. La suggestione della città si sposa con l’invito che nasce negli incontri dell’8º seminario nazionale di Pastorale Sociale ad Assisi. Occorre vedere non solo il grigio della democrazia ma ciò che può aprire al futuro, la profezia.
Come cambiare le lenti dentro a un tempo di grandi crisi sociali, climatiche, geopolitiche, migratorie? Il cuore della democrazia è solo la capacità di decidere? La competizione? La visione verticale nella quale i partiti si accaparrano voti e consensi? Questo approccio ci allontana dalla partecipazione. La decisione rapida può servire ma non è il cuore della democrazia.
Il vero diritto viene dalla partecipazione comunitaria, coinvolge la dimensione culturale e spirituale, la capacità di pensiero e di parola, la creatività e l’immaginazione. La democrazia è sempre un qualcosa che si muove tra reale e ideale, prima di essere una forma di governo è la forma di un desiderio profondamente umano. Abbiamo bisogno dell’orizzontalità della partecipazione politica per vedere gli altri negli occhi secondo un metodo in cui la voce di tutti sia ascoltata.
La democrazia ha tempi lenti, non è una strada dritta ma un sentiero con curve e incroci, si impoverisce se diventa processo formale, procedura senz’anima. La partecipazione è l’ingrediente per leggere e fotografare la realtà allargandosi alla comunità per consultare il territorio e le diverse esperienze.
Così succede con le buone pratiche, dove si intrecciano alleanze di iniziative e di impegno sociale tra enti del terzo settore, scuole, imprese, amministrazioni, in funzione del bene comune e dei legami sociali.
Un esempio riguarda le comunità energetiche, in cui la Chiesa sostiene soluzioni per modelli di produzione e condivisione dell’energia, non solo per una logica di risparmio, ma per il valore della solidarietà e dei legami sociali, indice di conversione ecologica.
Democrazia è legame per dare voce a chi non ha voce, per coinvolgere i marginali nei processi decisionali, per garantire contesti in cui i cittadini siano informati. Assistiamo a una secessione silenziosa dei giovani dalla vita pubblica. Loro scelgono forme non convenzionali. Parliamo di democrazia dei diritti ma anche dei doveri. Se la democrazia non la si sente come un dovere non potrà essere effettiva. Parliamo di democrazia della fiducia senza la quale non si procede. Gli atti di sfiducia rimbombano fragorosamente sui media, attorno a noi e dentro di noi.
Per diagnosi e decisioni adeguate è necessaria l’impronta di un dialogo fra vari saperi: la conoscenza ordinaria e quotidiana dei cittadini, il sapere dei politici, le competenze dei professionisti e della scienza. Nessun sapere in sé stesso è sufficiente. Dobbiamo passare dallo sconforto per la crescita dell’astensionismo, alla saggezza di valorizzare le nuove forme di partecipazione, già presenti nei nostri territori e comunità, che raccontano delle tante persone che si spendono per gli altri e cercano di dare risposte ai problemi del nostro tempo.
Dobbiamo spogliarci dell’autoreferenzialità e dell’illusione di pensare che qualcuno sia più bravo degli altri o che abbia verità e soluzioni in tasca. L’autoreferenzialità non permette di creare luoghi di incontro, è una tragedia nel campo della democrazia. Oggi abbiamo bisogno di aprire i nostri luoghi al confronto e al dialogo con tutti. Proprio tutti. Si delinea così una generatività importante anche per la Chiesa e per il nostro tempo. La fiducia nasce dentro a relazioni in cui si apprezza la persona per quello che è.
È una questione di cuore e non di analisi di chi è l’altro. I cattolici si interrogano, anche a nome della società, riguardo la partecipazione e la democrazia perché possono fare molto e perché hanno la responsabilità di una vocazione nella storia. Nessuno è incompetente circa l’umano e la vita. Per questo la democrazia è il luogo della competenza sulla vita e riguarda ciascuno di noi.
Destinazione Trieste per andare “al cuore della democrazia”, non per un evento soltanto ma dentro a un processo. Come fosse un nuovo inizio.