Notizie

NUOVE MINISTERIALITÀ

Chiesa e social

Concluso il percorso formativo per gli operatori pastorali della comunicazione

REDAZIONE

27 Febbraio 2023

L’arcipelago della ministerialità è multiforme ed è all’interno di queste coordinate che si colloca il “ministero della comunicazione”. E’ forse questo uno dei passaggi chiave espressi dal vescovo Marco, incontrando sabato 18 febbraio a san Giorgio alcuni laici mantovani impegnati nella comunicazione digitale parrocchiale.

Si è infatti concluso da pochi giorni il percorso formativo diocesano denominato “Etsi social non daretur che ha previsto tre appuntamenti, il primo dei quali rivolto al clero e gli altri a coloro che si occupano di comunicazione social nelle comunità.

L’incontro con il vescovo si è rivelato occasione per riflettere sul senso e sullo stile pastorale della Chiesa nel web e nei social. “L’insegnamento del Magistero – ha precisato il vescovo Busca - è insieme innovativo e tradizionale. Da una parte ci è chiesto un atteggiamento di “intelligente simpatia” verso le forme sempre cangianti della comunicazione sociale. L’elemento da acquisire è proprio la necessaria rilettura del rapporto tra contenuto e forma di comunicazione, perché la forma è già parte integrante del contenuto. Occorre un sapiente discernimento pastorale per porre in essere una creatività pastorale “sana” in relazione alle nuove tecnologie. D’altro canto, la chiesa è tutt’altro che sprovvista di abilità comunicative. Comunicare è nel suo DNA: Gesù è il modello di ogni autentica ed efficace comunicazione”. Questa consapevolezza, ha proseguito il vescovo, porta ad evidenziare però alcune sfide interne ed esterne alla comunicazione ecclesiale. “È un fatto evidente - che la comunicazione interna alla chiesa incontra oggi difficoltà obiettive e reali: gli stessi partecipanti più o meno abituali alla liturgia, pur riconoscendosi credenti e cattolici, spesso sono a disagio con un linguaggio “ecclesialese” che suona ai loro orecchi come ermetico: riti e omelie appaiono talvolta difficili da decifrare. Spesso anche i nostri “pubblici interni” lamentano difficoltà che nascono da una condivisione insufficiente di informazioni oppure da una comunicazione inefficace che non riesce a camminare al passo con la costruzione delle azioni pastorali sin dalla prima fase della loro progettazione”. Ancor più delicata e complessa è la frontiera della comunicazione esterna alla chiesa che, a detta del vescovo, citando un discorso di Paolo VI, non poche volte rischia di essere di difficile interpretazione per i giornalisti stessi che ne dovrebbero poi dare risonanza attraverso il loro prezioso lavoro.

Nel corso del suo intervento il vescovo Busca è sceso poi più dettagliatamente nel profilo dell’operatore della comunicazione, delineandolo come una persona credente, appassionata della Chiesa e convinta custode della comunione. Monsignor Busca si è poi soffermato su un tema molto dibattuto oggi nel mondo della comunicazione e precisamente in quello che ha chiamato il “mito della trasparenza”, avvertendo che “…dove il diritto all’informazione non è bilanciato dal diritto alla riservatezza e alla privacy, è facile cadere in imprudenze dagli effetti assai negativi. La Chiesa si è sempre distinta nei secoli per uno stile di “discrezione” che – almeno nelle intenzioni – voleva proteggere e rispettare la sfera intima delle persone, nella consapevolezza che le persone possono cambiare e non vanno identificate e “bollate” per un aspetto, magari negativo, della loro storia che fa notizia”. 

Mai come in questi anni, chi scrive ne è profondamente convinto, il giornalismo in genere, si è trovato a fare i conti con il difficile equilibrio tra la necessità dell’informazione e la tutela delle persone coinvolte, che in alcuni casi, per eccessi di imprudenza da parte dei media, non si sono più liberate da certe etichette e giudizi ricevuti in determinati momenti della loro vita. “Il vostro ministero – ha concluso il vescovo Marco rivolgendosi ai presenti - ha come fine il coinvolgimento pieno off e on line delle persone nella vita della comunità, la quale ha il suo vertice nella celebrazione eucaristica domenicale, sebbene per molte di loro, soprattutto per la fascia dei più giovani, la presenza on line sarà il primo livello di appartenenza alla comunità”.

In allegato l'intervento integrale del vescovo

Condividi: