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Cinque giorni “al cuore della democrazia”

La delegazione mantovana racconta la Settimana sociale vissuta a Trieste

Davide Vareschi

15 Luglio 2024

Cinque giorni “al cuore della democrazia” sono stati quelli a Trieste tra mercoledì 3 e domenica 7 luglio 2024. Il titolo della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia ha espresso in modo eloquente l’obiettivo del grande evento nazionale: scendere in profondità per riscoprire e rilanciare i valori che caratterizzano e rendono essenziale la democrazia, che - come riportato nel documento preparatorio - “prima ancora di essere una forma di governo è la forma di un desiderio profondamente umano”.

Il cuore della democrazia ha fatto sentire forte i suoi battiti nei giorni triestini, ad un ritmo quasi da tachicardia che ha pompato tanto buon ossigeno.

Il primo grande impulso ci è stato offerto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che mercoledì 3 luglio ha inaugurato l’evento con una vera e propria lectio magistralis di democrazia, che ha tenuto gli oltre mille delegati col fiato sospeso per non perdersi nemmeno un passaggio. Tra questi, il richiamo all’imprescindibilità della partecipazione, senza la quale non esisterebbe la democrazia. Il Capo dello Stato ci ha detto che «occorre attenzione per evitare di commettere l’errore di confondere il parteggiare con il partecipare», confusione forse sempre più diffusa in Italia che sta generando sfiducia nella politica e dunque, purtroppo, sempre meno volontà da parte delle persone di esprimersi e prendere parte alla cosa pubblica.

Le giornate centrali sono state le più piene e intense perché, come riportato anche dal cardinal Zuppi nelle conclusioni, in questa Settimana Sociale non si è solo parlato di partecipazione, ma la si è vissuta concretamente.

Il Comitato organizzatore dell’evento ha proposto infatti un articolato ma efficacissimo sistema di conduzione dei gruppi di lavoro, che si sono svolti nelle mattinate e nei primi pomeriggi. Come delegati mantovani siamo stati divisi per ambiti di interesse e raggruppati assieme ad altri delegati provenienti da tutta Italia.

Il sistema ha privilegiato anzitutto l’ascolto reciproco, in modo che tutti avessero pari possibilità di parola e che nessuno prevalesse sull’altro. In seconda battuta siamo passati al confronto e al dibatto, per giungere poi all’individuazione di alcune sfide e raccomandazioni condivise che potessero offrire spunti concreti in ambito politico e sociale. Se non è questo il modo migliore per sperimentare la democrazia, quale altro può esserlo?

Nei pomeriggi e nelle serate ci è stata offerta la possibilità di bazzicare liberamente per il centro della meravigliosa città di Trieste, godendo dell’ombra dei suoi imponenti palazzi di matrice asburgica e ammirando dal porto il sole al tramonto sul mare. Come delegati abbiamo avuto la possibilità di iscriverci ai vari eventi, aperti anche al pubblico, che si sono tenuti nelle numerose piazze della democrazia, ma anche di girare tra gli stand delle oltre cento buone pratiche disseminati tra le vie, come fossimo ad una grande fiera a cielo aperto.

Le serate hanno avuto un taglio più culturale, e ciascuno ha potuto scegliere di partecipare a concerti, spettacoli teatrali, testimonianze…

I pranzi presso il Centro Congressi e le cene alla Capitaneria di Porto sono state preziose occasioni in cui noi delegati mantovani con il vescovo Marco abbiamo potuto riunirci e condividere le suggestioni provate nei diversi punti frequentati talvolta separatamente.

Il culmine della Settimana è stato raggiunto domenica 7 luglio con l’arrivo di papa Francesco che, incontrando tutti i delegati al Centro Congressi, ha constatato che oggi purtroppo la democrazia non gode di buona salute. Riprendendo la metafora del cuore, l’ha paragonata ad un cuore ferito che ha bisogno delle nostre cure per essere risanato con l’esercizio della creatività.

Ci ha quindi incoraggiati dicendo che «se ci guardiamo attorno, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità», rilanciando l’essenzialità della partecipazione come un “prendersi cura del tutto” e richiamando al bisogno di un «amore politico che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause».

L’ultimo atto si è tenuto in una soleggiata e gremita piazza Unità d’Italia, dove il Santo Padre ha concelebrato la messa domenicale con i numerosi vescovi presenti e ha salutato la città con l’invito ad «andare avanti senza paura, aperti e saldi nei valori umani e cristiani, accoglienti ma senza compromessi sulla dignità umana».

Se dunque a Trieste il cuore della democrazia ha pompato tanto buon ossigeno, tocca a noi ora farci sangue che circola per trasportarlo attraverso la rete capillare che è la Chiesa, e diffonderlo in tutto l’organismo vivente che è il Paese.

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