Bene comune
Una lunga ed articolata riflessione del vescovo Marco sul 25 aprile e 1° maggio
Marco Busca
30 Aprile 2024
È impossibile scindere il credente e il cittadino e mentre si costruisce la fisionomia dell’uomo cristiano si trovano tratti comuni e utili alla dimensione sociale e politica dell’esistenza. È vero che “la nostra cittadinanza è nei cieli”, ma questo non si pone in contraddizione con il richiamo a essere in questo mondo “cittadini degni del Vangelo”.
In questa prospettiva, quindi, la ricorrenza delle feste nazionali del 25 aprile e del 1° maggio ci interpella in quanto cittadini italiani e secondo la specifica vocazione a vivere la fedeltà al Vangelo e la responsabilità verso il bene comune. Esse riportano la nostra attenzione sui valori della libertà e del lavoro dignitoso, equo e sicuro che, insieme, rappresentano i capisaldi della nostra convivenza democratica. Pertanto, l’azione del commemorare, lungi dal mero formalismo di troppe parole di circostanza, risulta quanto mai necessaria. L’albero del popolo italiano vive di radici millenarie e, per tale ragione, non deve smarrire la propria identità e i propri valori. Allo stesso tempo, però, siamo persuasi che esso debba innestarsi in modo sempre più profondo e sicuro sul terreno europeo, conservando la dilatazione di un respiro universalistico.
Le prossime elezioni europee offrono un’occasione da non perdere per ritrovare il significato della costruzione di un percorso comune da condividere e rigenerare con un’attiva e convinta partecipazione per ridare linfa e concretezza ad un’intuizione ambiziosa, ma realistica, di illuminati statisti del calibro di Adenauer, Schumann e De Gasperi, che compresero come le tragedie di due devastanti guerre mondiali non dovessero più coinvolgere e travolgere i Paesi Europei.
La sfida che attende tutti i cittadini responsabili, provenienti da matrici culturali differenti ma convergenti su alcuni punti irrinunciabili, impone di muoversi tra l’innovazione e la custodia dei valori universali, nella costruzione di un percorso comune da condividere e rigenerare con un’attiva e convinta partecipazione. Incontrarsi nelle radici comuni significa concedersi la possibilità di far crescere un rigoglioso e fiorente bosco europeo, un ecosistema della vita dove i singoli e le comunità rappresentano alberi con peculiarità e caratteristiche diverse che, insieme, formano un ambiente vitale, aperto ad accogliere ed integrare nuove specie, dove si arricchisce la biodiversità (ambientale, umana, economica e culturale), ma si aumenta anche il livello di protezione singola e collettiva. L’immagine di un bosco da coltivare è un’icona adatta al futuro dell’Europa?
Un bosco, per crescere, necessita di luce naturale, ma al contempo richiede attente cure e continua vigilanza. Se queste vengono meno, il terreno comune è presto preda di incuria, deteriorandosi e divenendo inospitale, in un rovinoso decadimento a cui nessuno può illudersi di sottrarsi agendo in maniera individuale ed egoistica. Gli assetti, gli strumenti e le istituzioni della democrazia consentono a ognuno di partecipare alla coltivazione di questo grande bosco, assumendosi la responsabilità di divenire parte attiva nella costruzione di una storia collettiva da condividere.
Questo processo si realizza attraverso gli strumenti della democrazia, in particolare nell’esprimere, con il voto, l’adesione a un progetto politico di integrazione e di sviluppo dentro un orizzonte di giustizia, di solidarietà, di pace e di prosperità. Partecipare significa assumersi la responsabilità di contribuire a rinnovare e aggiornare con creatività la vitalità delle istituzioni europee.
Un’attenta e profonda comprensione del passato ci aiuta a rinverdire le comuni radici culturali che, per l’Italia e l’Europa, affondano anzitutto nella filosofia greca, nel diritto romano e nella rivelazione biblica. Da qui, il nostro sguardo vuole rivolgersi al futuro, con il coraggio sostenuto dalla fiducia di chi sa cogliere e interpretare, tra le pieghe spesso drammatiche dell’attualità, i segni dei tempi nell’intreccio tra l’azione della provvidenza e l’agire responsabile dell’uomo per il progresso della storia.
Per crescere insieme non possiamo sottrarci alle sfide e alle nuove opportunità che promettono (e, talvolta, illudono) di migliorare la qualità della vita dei singoli e delle comunità. Le più significative vengono dall’impressionante accelerazione del progresso tecnologico che, nelle sue realizzazioni più estreme e innovative, sta facendo cadere i confini tra realtà e virtualità, tra umanità e artificialità. Basti pensare al repentino e complesso sviluppo dell’intelligenza artificiale, per il quale gli scienziati e i decisori politici non possono abdicare alle responsabilità derivanti dai propri ambiti di influenza. Il primato della persona umana, infatti, va conservato e protetto.
I valori di solidarietà, di condivisione e di rispetto dei diritti non possono non essere garantiti e difesi, nella convinzione che essi costituiscono la linfa vitale del grande bosco italiano, europeo e mondiale. Evitando di cadere nelle trappole delle divisioni e dei disgreganti particolarismi, siamo chiamati ad aprirci a una visione di ampio respiro, in cui ogni persona non rappresenta un atomo isolato, ma vive e opera in uno spazio di relazioni costruttive e solidali, respirando appieno la vitalità di un unico, grande e variegato ecosistema.
Nella Lettera a Diogneto, un antico testo del II secolo che, rivolgendosi a un destinatario ancora pagano, si propone di presentare gli elementi fondamentali del cristianesimo, leggiamo che i credenti «obbediscono alle leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, superano tali leggi» (V,10).
Raccogliamo l’invito ad adempiere il bene previsto dalla legge, ma poi, andando oltre il rispetto formale degli ordinamenti umani, sentiamoci chiamati a coltivare il sogno di una società sempre più giusta, prospera e inclusiva. Tutelare e diffondere i valori umanistici e i principi di democrazia – che rappresentano il patrimonio più prezioso della nostra civiltà europea – significa operare uno slancio convinto e consapevole verso un orizzonte di solidarietà, di pace e di prosperità, nella condivisione di quella giustizia che non può mai essere separata dalla verità e dalla carità.