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STORIA DI VIAGGIO

Da Mantova a Tokyo: un viaggio che arricchisce lo spirito

Il Giappone: un intreccio di fede, scoperte culturali e riflessioni intime sui valori universali della pace e della spiritualità.

20 Novembre 2024

La Diocesi di Mantova ha organizzato un viaggio in Giappone, dall’1 al 12 ottobre, guidato con grande passione e competenza da don Manuel Beltrami. È stato un viaggio intenso, ricco di esperienze e incontri che hanno lasciato ai partecipanti, circa trenta persone, tante nuove conoscenze e ricordi.

L’arrivo a Tokyo

Appena arrivati a Tokyo, ci siamo trovati in pieno centro, circondati da grattacieli illuminati da mille luci colorate. È stato come essere catapultati nella città più grande e moderna del mondo. Abbiamo camminato tra un’infinità di persone, tutte impegnate a consultare il loro device (alcuni molto futuristici). Nonostante la costante connessione virtuale, tutti sembravano vivere in modo sereno, riservato e discreto nei confronti degli altri.

La società giapponese, profondamente influenzata dallo Shintoismo, si basa sul rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente in cui si vive, e questo è risultato molto evidente durate le nostre visite nella grande città. Questo stile di vita potrebbe rappresentare un modello per il futuro e offre un’opportunità per capire meglio le nuove generazioni, che già adottano in parte questo modo di vivere.

L’incontro con la chiesa locale

Uno dei momenti più significativi è stata la celebrazione della messa domenicale nella chiesa di Kyoto, tutta in lingua giapponese. È stato bello partecipare attivamente e sentirci uniti nell’unica mensa grazie alla liturgia universale che, come chiesa mantovana, abbiamo approfondito proprio quest’anno.

Durante il viaggio abbiamo riflettuto sull’impegno battesimale dei laici, ispirati dalla storia della chiesa giapponese: il cristianesimo è arrivato in Giappone nel 1549 ed è stato inizialmente tollerato, per poi essere perseguitato. L’ultimo sacerdote è morto martire nel 1715. Per due secoli (l’epoca dei cosiddetti cristiani nascosti) la fede è sopravvissuta grazie alle famiglie che si sono occupate di trasmettere i sacramenti ai loro figli (come il battesimo e il matrimonio) e di pregare insieme agli altri cristiani, ad esempio recitando il rosario in stile locale (kontatatzu).

Papa Francesco, commentando la storia dei martiri giapponesi, ci ha ricordato:

«Una storia da cui possiamo imparare la coscienza della nostra identità cristiana ricevuta con il battesimo: l’appartenenza a un popolo, la consapevolezza che non ci salviamo da soli, ma attraverso una catena di cui ciascuno è canale di grazia per l’altro, in una comunità che è possibilità e luogo di salvezza».

Hiroshima: memoria e riflessione sulla pace

Un altro momento toccante del nostro viaggio è stato l’incontro con padre Giuseppe Hiroshi e con il vescovo di Hiroshima, Alexis Mitsuru Shirahama, che ha presieduto la Commissione Episcopale per la Liturgia, come il nostro vescovo Marco. Questo incontro ci ha fatto sentire parte di una chiesa davvero universale.

La visita al luogo dell’esplosione nucleare di Hiroshima, che nel 1945 ha causato 140 mila vittime, è stata un’esperienza di grande impatto, soprattutto in quei giorni in cui si avvertivano nuovi venti di guerra. Il vescovo di Hiroshima, promotore dell’Alleanza per un mondo senza armi nucleari, ci ha detto:

«Le ferite della bomba sanguinano ancora, ma c’è una ferita ancora più profonda sotto i nostri occhi: vedere affacciarsi all’orizzonte dell’umanità lo spettro di una guerra nucleare. È come se la tremenda lezione che viene dalla storia non avesse insegnato nulla».

Risuonano ancora con forza anche le parole di Paolo Takashi Nagai, medico che nell’esplosione ha perso la moglie Midori, colei che lo ha condotto alla fede cattolica:

«La cosa più devastante non è la perdita delle nostre case, né il fatto che tutti i nostri beni siano andati in fumo; e non è neanche la morte di tanti nostri parenti e amici, ma è proprio l’orrore che è entrato nella nostra stessa anima e che si manifesta con la perdita di fiducia nell’umanità».

A cura di Maurizio Tedoli

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