DA LA CITTADELLA DEL 28/05
Alcune considerazioni sulla gestione dell'acqua
DI CARLO ANSELMI
30 Maggio 2023
Dalla crisi idrica alle alluvioni catastrofiche: credo che questa sia la dimostrazione di quanto ci dovremo aspettare anche in futuro con i cambiamenti climatici in corso. Quanto successo in Romagna è un segnale forte di ciò che dovremo affrontare; dovremo adottare criteri diversi di gestione del territorio, i 200 millimetri di pioggia caduti in due giorni - come avvenuto in Romagna - ormai non sono una novità e stiamo sicuri che succederà ancora in qualche altra località.
Tutti hanno la loro soluzione, tutti siamo diventati ingegneri idraulici, dando la colpa a qualcuno (meglio se avversario politico). Credo invece sia necessario avviare degli studi per capire meglio come gestire queste enormi quantità di pioggia in modo che trovino il loro giusto sfogo, se non vogliamo trovarcela in casa.
Dovrà essere rivista la pianificazione territoriale con la allocazione degli insediamenti, ma soprattutto bisogna intervenire sulla riorganizzazione dei fiumi e dei canali di scolo, dotandoli di maggiori portate, e un rafforzamento degli argini. Ma questo non sarà sufficiente, ogni corso d’acqua dovrà essere dotato di vasche di laminazione o contenimento a monte, in modo da trattenere più acqua possibile, per defluire a valle in momenti migliori.
La natura nell’era glaciale ha creato i grandi laghi alpini - Garda, Maggiore, Como e Iseo - che svolgono la doppia funzione di bacini di accumulo per le necessità delle popolazioni e anche di laminazione, salvando così la nostra pianura; dove non ci sono questi bacini vanno creati.
L’acqua va gestita, non può essere confinata, in quanto presto o tardi gli spazi se li riprenderebbe. L’imponderabile ci sarà sempre, è impossibile prevedere tutto, comunque bisogna smetterla di tombare fossi e canali nei centri abitati, sono bombe ad orologeria, con una piena catastrofica fanno saltare tutto; va mantenuto e ricreato il reticolo idrico minore e vanno fatte tutte quelle opere che da anni i consorzi di bonifica hanno programmato.
Siamo sicuri che la Romagna si riprenderà, ma il futuro dovrà sicuramente essere diverso; le soluzioni che verranno adottate avranno il compito di mitigare i fenomeni, ma non li potranno eliminare completamente. Però bisogna fare presto, i tempi della politica e della burocrazia sono interminabili, è qui che bisogna intervenire.
Sicuramente no. Se guardiamo il territorio mantovano, che dipende dal Garda e dal Mincio, è ancora in deficit idrico; pur non avendo irrigato negli ultimi due mesi e avendo mantenuto nel Mincio un deflusso che è andato dagli 8 ai 14 metri cubi al secondo per poter mantenere il minimo deflusso vitale, il Garda è ancora sotto di 30 cm dalla media degli ultimi anni, il che vuol dire che mancano ancora 120 milioni di metri cubi di acqua, anche se la situazione è notevolmente migliorata.
In futuro dovremo abituarci a questi scompensi e attrezzarci. La natura vuole i suoi spazi, altrimenti se li prende.