VISITA PASTORALE
Il saluto del vescovo al Conservatorio di musica "Lucio Campiani"
REDAZIONE
22 Novembre 2023
Nel contesto della visita pastorale alla città - ultima tappa dell'incontro con tutte le comunità della diocesi - nella mattinata di mercoledì 22 novembre (memoria di santa Cecilia, patrona dei musicisti) il vescovo Marco è stato in visita al conservatorio di musica "Lucio Campiani" di Mantova, per un saluto e una benedizione, accompagnati da un momento musicale.
«I musicisti sanno che l’ascolto è la condizione di possibilità per ogni espressione musicale. Vorrei, anzitutto, ricordarvi che, in quanto cultori dell’arte musicale, rappresentate uno strumento di educazione all’arte dell’ascolto per le nostre comunità, sia la comunità civile sia la comunità cristiana che nella sua liturgia ha bisogno di voi musicisti, non solo come di esperti della tecnica musicale ma di artisti che mettono l’assemblea in stato di ascolto e la aiutate a crescere nella attitudine all’ascolto dell’anima.
Un po’ ovunque si lamenta una perdita di capacità di ascolto di sé e degli altri. La velocità superficializza i rapporti con la realtà. Anche la Chiesa universale – che da poco ha concluso la prima fase del Sinodo sulla sinodalità – nella Relazione di sintesi dedica una parte esplicitamente al tema dell’ascolto. Perché la Chiesa possa tessere legami e costruire comunità al suo interno e con il mondo, occorre mettersi in cammino, insieme, sulla via dell’ascolto, e solo così poter accompagnare le persone, le situazioni, i processi comunitari. Si riconosce che perché questa indicazione di direzione non resti fumosa, ma dia forma alla realtà, c’è bisogno di una adeguata formazione, perché possa prendere vita un vero e proprio “ministero dell’ascolto”, cioè un servizio al venirci incontro di Dio, esattamente nel nostro atto di ascoltare, e proprio perché e quando ascoltiamo. L’invito è serio: occorre lavorare perché l’ascolto diventi la forma dell’agire ecclesiale. Aiutateci, proprio voi musicisti!
Nel vostro imparare ed insegnare, nel vostro esercitarvi ed eseguire, voi affinate la capacità di distinguere, di seguire, di valorizzare diverse linee melodiche che risuonano contemporaneamente, che si suoni da soli, o in formazioni cameristiche o in orchestra.
Voi riconoscete luoghi, materiali, strumenti favorevoli al risuonare della musica, o ostacolanti, e imparate a disporre delle concrete situazioni al meglio.
Voi sapete che non si può suonare “dis-integrati”: vi esercitate senza sosta nel tenere insieme la dimensione corporea, quella psico-affettiva e quella spirituale che possiamo identificare nella apertura ad un oltre, a una soglia trascendente, a un “altro” magari anche senza volto e senza nome, che tuttavia toccate in ogni istante di meraviglia, di impeto, di silenzio.
Voi imparate costantemente ad abitare la tensione di una obbedienza creativa: alle epoche, agli stili, agli autori, con profondo rispetto e venerazione, senza, però, poter rinunciare a prendere posto anche voi, e con voi chi vi ascolta, nell’opera d’arte che ponete in essere quando la fate passare dal foglio all’esecuzione.
Voi siete costantemente messi alla prova dalla sfida di scegliere quale postura adottare: l’ascolto di sé nell’ascolto di chi ascolta (nella connessione con tutto e con tutti che la musica sa generare) oppure l’ascolto solipsistico di sé, che rischia di illudere delegando al pubblico la responsabilità di decidere non soltanto del valore della vostra esecuzione, ma anche della vostra persona.
L’ascolto di sé nell’ascolto di chi ascolta è esperienza simbolica straordinaria, che apre l’accesso ad un livello di realtà più profondo della superficie, dove è possibile che il simbolico si trasformi in mistico, sino a percepire il contatto con il divino.
Santa Cecilia, martire della chiesa antica, è patrona della musica e dei musicisti proprio per questo: perché nel risuonare di strumenti e voci, ella poté dar voce al desiderio profondo che aveva in cuore di consegnarsi totalmente nelle mani del suo Signore, che in quella musica poteva sentire presente, come un Tu vivo e vivificante di fronte a lei. “Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore”, questa è la frase consegnata dalla tradizione che ha dato origine al culto della Santa come patrona dei musicisti.
Tutta la musica ha una straordinaria capacità di apertura a ciò che è oltre la fisicità della nostra immediata esperienza, eppure è più reale del reale. Non poca musica, nel corso dei secoli si è posta a servizio dell’esperienza di questo “oltre” riconosciuto dalle comunità ecclesiali come Gesù Cristo, il Figlio di Dio, fatto uomo per la nostra salvezza.
Come concittadino di questa Mantova ricolma di ricchezze culturali, e come vescovo di questa diocesi, invito voi musicisti ad aprire la vostra attenzione, curiosità e riflessione all’esperienza di fede cristiana.
Senza questa apertura, l’intimo cuore di alcune forme e realizzazioni musicali rimarrebbe per voi solo parzialmente accessibile. E solo parzialmente potreste esserne servitori, quando chiamati ad eseguirle. Il maestro Giacomo Baroffio, tra i maggiori esperti di musica e liturgia medievale, così risponde a chi gli chiede consiglio su come fare per dar vita ad un coro che valorizzi il canto gregoriano: fate lectio divina! Perché l’intima natura del canto gregoriano è preghiera.
La diocesi di Mantova è tutta in cammino sulla strada dell’apprendimento e dell’esercizio della lectio biblica, in cui l’ascolto dei testi della sacra Scrittura diventa ascolto di una Parola divina pronunciata da un Tu presente e amante, nel cui amore che si rivolge a noi possiamo ascoltare e conoscere la nostra dignità - intoccabile - di figli e figlie amati.
Vi auguro, mentre approfondite sotto il profilo scientifico la materia a cui dedicate le vostre migliori risorse, di essere guidati ad attingere alla ricchezza sovrabbondante che la sacra Scrittura ha generato nei secoli, nell’esperienza di fede che innumerevoli donne e uomini hanno fatto mediante essa, per poter intuire quale mistero intende rivelarsi nella musica sacra da loro composta sotto l’ispirazione delle Sacre pagine e a voi affidata.
La musica mette in cammino ciascuno di noi, donne e uomini di questa città e di questo tempo, perché impariamo a riconoscere nell’umano il trascendente. La musica è l’arte più immateriale, i suoni sfuggono ogni tentativo umano di “presa possessiva”. In questo senso la musica rappresenta un potente antidoto all’impulso ad afferrare, a prendere per sé, a impossessarsi della materia, delle creature, delle persone stesse.
La musica educa alla virtù del rispetto, ad accettare umilmente l’intangibilità di ogni creatura a motivo della sua intrinseca dignità. Ad usare della natura con rinnovata sapienza creativa. A cercare senza sosta modi antichi e nuovi di plasmare le relazioni tra gli elementi che compongono la sinfonia del mondo, accettando che abbiano spazio tensioni e dissonanze, silenzi e finanche rumori, senza perdere la speranza in un’armonia possibile, per noi, oggi oltre la cacofonia delle violenze, delle guerre, delle forme espressive della brutalità di cui l’umano è purtroppo capace».