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CARITAS

Giovani volontari in Bosnia

L'esperienza di un gruppo mantovano dal 3 al 7 luglio 2023

DI MARCO BELLINI

24 Luglio 2023

I rapporti tra la nostra diocesi di Mantova e quella di Banja Luka, in Bosnia Erzegovina, risalgono alla metà degli anni ’90, quando i Balcani furono teatro di una tra le più efferate tragedie di pulizia etnica. Artefice principale di questo gemellaggio fu mons. Claudio Cipolla, oggi vescovo di Padova, allora direttore della Caritas diocesana. Nel tempo questo rapporto è continuato attraverso il sostegno di alcuni progetti: adozioni a distanza, mensa dei poveri, aiuto alle famiglie con ammalati, ma anche la realizzazione, assieme a Caritas Italiana, di un’azienda agricola con una stalla di vacche da latte e un caseificio aziendale per la produzione del formaggio trappista. Ultimo, ma non meno importante, il sostegno negli interventi di gestione dell’emergenza dei migranti della Rotta balcanica. 

Lo scorso anno, grazie alla visita dell’attuale direttore Caritas Matteo Amati, i contatti si sono arricchiti, tanto da pensare di inviare un gruppo di giovani, che hanno svolto servizio nei nostri centri Caritas, a Banja Luka e a Bihac. 

Anna, Eya, Martina, Naoures e Damiano, insieme a don Enea Grassi della parrocchia di San Benedetto, a Manuela Daolio, responsabile dei progetti per i giovani in Caritas e a Marco Bellini, dottore agronomo con esperienze progettuali più che decennali in quei territori, hanno formato un gruppo variegato, di diversa età, provenienza, religione, che si è rivelato un mix esplosivo di positività, curiosità e voglia di fare. 

Scopo del viaggio era conoscere le realtà di Caritas Banja Luka, anche attraverso un’attività di volontariato - ovvero la pittura dei balconi della casa di riposo per anziani gestita dalla Caritas stessa - e approfondire le dinamiche che caratterizzano la Rotta balcanica, tanto tragiche quanto purtroppo assenti dal nostro palcoscenico mediatico. 

Immensa l’ospitalità ricevuta. Interessante la tappa all’azienda agricola e al caseificio dove, dopo aver visto la fase di produzione del formaggio trappista e averne sperimentato l’ottimo sapore, mons. Anicic, direttore della Caritas di Banja Luka, ci ha spiegato la lunga tradizione dei trappisti nella regione, portandoci anche in visita al convento - ormai solo museo - dei monaci. Nell’occasione abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Daniele Bombardi, referente di Caritas Italiana per la regione dei Balcani, che da anni coordina le iniziative e i progetti sul territorio, che con lui condividiamo da anni.

La seconda tappa del viaggio è stata Bihac, sede di due campi profughi, per uomini soli (Lipa) e per famiglie (Borici). Interessantissimo l’incontro con Silvia Maraone, referente della regione dei Balcani per IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli), da cui siamo venuti a conoscenza delle cause che portano le persone a partire e spostarsi attraverso i Paesi e le difficoltà burocratiche, delle organizzazioni che lavorano a supporto ma anche, purtroppo, di quelle che sfruttano il fenomeno, lucrando in modo malavitoso e promettendo passaggi in Comunità Europea, non sempre con successo. A carico dei migranti spese enormi, che possono arrivare anche a 20.000 euro, che indebitano anche le famiglie nei paesi di origine. Passaggi di denaro che, pur essendo finanziariamente tracciabilissimi, non vengono interrotti e ostacolati. Come mai? A chi giova? Quesiti che ci mettono di fronte a nuove valutazioni e interpretazioni delle notizie che arrivano.

Di questa esperienza rimane una ricchezza di informazioni che i nostri canali mediatici non ci forniranno mai, un’accoglienza fuori dal comune del popolo bosniaco e l’empatia che si è creata tra persone molto diverse, che però condividono la bontà di cuore, la voglia di migliorare il mondo, lo spirito di tolleranza verso tutti, specialmente chi è meno fortunato.

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