Pellegrini di Speranza
Lunedì 6 gennaio l'accoglienza e la celebrazione con le comunità cattoliche di altra madrelingua
09 Gennaio 2025
La giornata del 6 gennaio, solennità dell'Epifania, è iniziata con l’accoglienza di un nutrito gruppo di amici e amiche - stranieri e non - della diocesi di Bergamo, accompagnati da don Sergio Gamberoni, responsabile dell’Ufficio per la pastorale dei migranti.
Durante un breve tour c’è stata l’occasione per dare alcuni cenni della storia di Mantova: i Gonzaga, san Luigi, la visita al museo nazionale dei vigili del fuoco, il Teatro scientifico del Bibiena, il Ginnasio, la biblioteca Teresiana e l’Archivio di Stato. Altra tappa in piazza Broletto con il palazzo del Podestà e l’edicola di Virgilio, e in piazza delle Erbe con la Rotonda di San Lorenzo e il Palazzo della Ragione.
Alle 18.30 la celebrazione del Giubileo dei Popoli, che ha raccolto nella basilica di Sant’Andrea tutte le comunità cattoliche di altra madrelingua presenti nella diocesi di Mantova: brasiliani, burundesi, cingalesi, filippini, indiani, latinoamericani, africani, romeni e ucraini, insieme al gruppo di Bergamo.
La celebrazione solenne, prima messa giubilare dell’anno 2025, è stata presieduta dal vescovo di Mantova, insieme a diversi sacerdoti e diaconi che hanno concelebrato.
Alcuni simboli particolari hanno caratterizzato la celebrazione: la presenza delle bandiere delle 16 Nazioni presenti alla celebrazione, la presenza delle bibbie nelle diverse lingue o di rappresentazioni religiose delle varie comunità presenti, il momento dell’offertorio con la presentazione di prodotti tipici delle terre natie, abiti tipici, canti e preghiere nelle lingue madri. I cori si sono alternati per offrire al Signore inni di lode, di ringraziamento di meditazione. L’assemblea si è sentita coinvolta nei canti ritmati e animati, e silenziosa e riflessiva nei momenti di meditazione.
«Apparteniamo tutti alla stessa famiglia – ha detto il vescovo durante l’omelia - come fratelli e sorelle è importante riconoscere le diversità delle liturgie e valorizzarle. Come non ricordare, ad esempio, la gioia e l’energia dei canti della comunità cattolica africana, la dolcezza e la musicalità delle celebrazioni della comunità ucraina, i colori e le spiritualità della comunità filippina, la preparazione organizzata e costante della comunità brasiliana, l’interiorità del rito delle celebrazioni della comunità rumena, la dolcezza e intimità spirituale della preghiera indiana e i variopinti colori e il ritmo delle celebrazioni latino-americane». L’importanza che le singole comunità si riuniscano insieme, per condividere le proprie tradizioni e la preghiera comune, è una consuetudine che certamente mantiene e consolida il legame con il proprio Paese di origine. L’arrivo dei migranti cattolici è sempre un momento di crescita, un arricchimento – ha sottolineato il vescovo - che offre energia nuova alla vita ecclesiale delle comunità, perché sono portatori di dinamiche rivitalizzanti e animatori di celebrazioni coinvolgenti. La condivisione di espressioni di fede e devozione diverse rappresenta un’occasione privilegiata per vivere con maggior pienezza la cattolicità del popolo di Dio. «La celebrazione di questa sera è la testimonianza che la condivisione delle tradizioni di fede è possibile, non solo quando c’è una importante ricorrenza, ma anche nelle celebrazioni domenicali delle nostre parrocchie, con atteggiamento di apertura e di accoglienza». Il vescovo ha infine proposto di formare un coro multietnico, che coinvolga i musicisti e i coristi delle varie comunità, perché il canto unisce sempre le persone, e perchè “chi canta prega due volte”.
Dopo esserci nutriti spiritualmente al Banchetto Eucaristico abbiamo proposto un altro banchetto, in cui sono stati condivisi i piatti tipici che le comunità hanno offerto, che ha riempito la sala delle Capriate e ha permesso ai presenti di viaggiare con la fantasia ed il palato e condividere altre importanti tradizioni.