Solidarietà
Il rendiconto dei progetti realizzati al 31 marzo 2024
12 Aprile 2024
Giovedì 11 aprile a palazzo vescovile è stato presentato il rendiconto dell’utilizzo delle risorse a disposizione della Diocesi di Mantova per l’aiuto alla popolazione ucraina, a partire dallo scoppio del conflitto nel febbraio 2022.
La Diocesi di Mantova è però legata alla Chiesa Greco-Cattolica Ucraina di Leopoli già dal 1999 - come ha ricordato in apertura il vescovo Marco Busca - quando è stato accolto l'invito ad ospitare gli studenti dell'Università Cattolica Ucraina di Leopoli nei mesi estivi per apprendere la lingua italiana.
In questi 25 anni sono stati convolti almeno 500 studenti ucraini, e circa 50 studenti italiani si sono dedicati a questo rapporto di solidarietà culturale, cresciuto grazie alle tantissime persone che come volontari hanno dato il loro contributo per l'insegnamento, l’accoglienza e l'ospitalità dei ragazzi.
Questo importante anniversario viene ora celebrato con una tournée del coro dell'Università Cattolica Ucraina di Leopoli, composto da 16 studenti tra i 17 e i 26 anni, che dal 5 al 14 aprile sono ospiti della diocesi di Mantova per un fitto programma di concerti e incontri con i giovani, per far conoscere una parte della loro cultura e ringraziare di quanto è stato fatto per il loro popolo.
Don Samuele Bignotti, referente diocesano per il gemellaggio - insieme a due studenti ucraini in rappresentanza del coro - ha illustrato il progetto, specificando che il ricavato dei concerti sarà devoluto alla Caritas parrocchiale di Hlynyana, vicino a Leopoli, dove sono stati avviati alcuni progetti insieme alla Caritas diocesana.
Matteo Amati, direttore della Caritas diocesana, ha quindi ricordato che la diocesi di Mantova è stata in prima linea nell’accoglienza delle famiglie ucraine arrivate nel mantovano dopo lo scoppio del conflitto, a fine febbraio 2022.
La Chiesa mantovana, attraverso la Caritas diocesana, ha sostenuto un progetto di accoglienza per le famiglie ucraine che non erano autonome nella ricerca di un’abitazione. Sono stati così accolti 69 nuclei, per un totale di 235 persone, delle quali 116 minorenni.
Incrociando questi dati con quelli divulgati dalla Prefettura, che indicano che nella nostra provincia sono stati circa 1.800 i cittadini ucraini a fare richiesta di un permesso di soggiorno di protezione, emerge che un profugo su due è stato aiutato dalla rete dei servizi caritativi diocesani.
Gli interventi in favore delle famiglie ucraine sono stati resi possibili, soprattutto nella prima fase, grazie all’attività della rete dei Centri di Ascolto diocesani, con i servizi di ascolto e orientamento, distribuzione di alimenti e indumenti, e aiuti di carattere economico.
L’accoglienza ha mobilitato anche una grande rete di solidarietà: inizialmente quasi 300 famiglie si sono rese disponibili per le accoglienze o altri tipi di aiuto. In complesso nel progetto di accoglienza diffusa sono stati coinvolti 35 privati cittadini, 12 comunità parrocchiali e il seminario diocesano.
Contemporaneamente all’attività di accoglienza, la Diocesi di Mantova ha intrapreso una raccolta fondi per sostenere l’accoglienza dei profughi e alcuni progetti sviluppati direttamente in Ucraina, che ha raggiunto la cifra di 344.125,16 €.
Come ha ricordato Nicola Grassi, economo diocesano, questa raccolta fondi ha rappresentato un grande momento di sinodalità, di cammino condiviso, che ha coinvolto oltre un migliaio di donatori - tra privati cittadini, parrocchie e associazioni - in cui ogni donazione, dalla più piccola alla più ingente, ha avuto grande importanza. E la Chiesa mantovana si sente in dovere sia di ringraziare, sia di rendere conto di come queste risorse sono state impiegate «bene e per il bene».
Di particolare rilievo è stata la partecipazione della Fondazione Comunità Mantovana – rappresentata dal segretario generale Franco Amadei - che, dopo aver deliberato l’istituzione di uno specifico Fondo pro Ucraina, è intervenuta con contributo complessivo di 35.000 € per sostenere progetti di accoglienza e integrazione per le famiglie, in particolare verso i minori.
Il 23,5% delle risorse - 80.703,14 € - è stato destinato a progetti sviluppati sul territorio ucraino. Di questi, 25.000 € sono confluiti nella colletta nazionale promossa dal Consiglio Episcopale Permanente della Cei per i progetti che Caritas Italiana ha coordinato per il tramite di Caritas Ucraina.
Ad aprile 2022 è stata inviata una prima tranche di aiuti economici alla diocesi di Leopoli, utilizzati per far fronte ai primi bisogni emergenziali: l’organizzazione del supporto psicologico per adulti e bambini, la distribuzione di generi di prima necessità e l’accoglienza dei profughi interni provenienti dall’est del paese, dove il conflitto è tuttora più intenso.
La Caritas di Leopoli ha poi chiesto un sostegno al progetto di potenziamento di un centro pastorale a Hlynyana, un villaggio particolarmente povero non lontano da Leopoli, per il quale sono stati impiegati 25.000 €.
La parte rimanente delle risorse, circa 3.300 €, è stata utilizzata per invio di generi di prima necessità direttamente in Ucraina.
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La quota più importante del Fondo (75%) è stata utilizzata per sostenere i profughi arrivati nel mantovano, per un totale di 258.757,12 €. La parte più significativa è quella impiegata per sostenere le accoglienze attraverso contributi destinati alle famiglie accolte o ai proprietari degli immobili: tutti gli alloggi sono stati offerti a titolo gratuito - non sono stati pagati quindi canoni di affitto - ma solamente i costi relativi alle utenze. Il sostegno ai nuclei ospitati è stato concordato invece insieme agli operatori dei Centri di Ascolto.
Superato il momento emergenziale si è evidenziata la necessità di sostenere progetti volti all’integrazione sociale dei profughi. Sono stati così individuati due operatori part-time, che fino a fine 2023 hanno sostenuto i processi di integrazione e di inclusione dei nuclei ospitati. Per favorire l’apprendimento della lingua italiana sono stati organizzati corsi dedicati, coinvolgendo Scuola Senza Frontiere e altre organizzazioni della provincia, e sostenuti i percorsi scolastici di alcuni minori. Altre azioni sono state il sostegno alimentare e sanitario, interventi di mediazione culturale e la formazione di volontari e operatori.
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La parte rimanente delle risorse è stata impiegata per i costi relativi allo sportello aperto in collaborazione con la Questura.
Ad oggi il fondo è stato completamente utilizzato.
Dopo circa due anni, delle famiglie accolte alcune hanno poi intrapreso percorsi di integrazione nelle nostre comunità, soprattutto grazie a progetti di inserimento lavorativo, che nel tempo hanno consentito loro di divenire autonome.
Altre famiglie sono potute tornare in patria, perché residenti in zone lontane dai combattimenti. Ad oggi permangono in percorsi di accoglienza solamente due famiglie.
Di tutti i progetti di accoglienza rimane quindi - ha sottolineato Amati - una bella e positiva rete di relazioni tra le famiglie ospitanti e quelle accolte, che dura spesso anche oltre il termine dell'accoglienza, e il prezioso apporto di tanti volontari, che una volta terminato questo progetto non sono scomparsi, ma si sono lasciati coinvolgere in altri percorsi di aiuto e solidarietà ai più fragili.