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BENE COMUNE

Invito a una conversione ecologica globale

L'intervento del vescovo al convegno di Parco del Mincio sulle "Aree umide"

DI GIUSEPPINA NOSÈ

11 Dicembre 2023

«Il rispetto è l'atteggiamento di colui che si ritira per non profanare ciò che ammira. Nel rispetto ci sono il timore e l'onore per la sensazione di essere davanti a qualcosa di sacro. Bisogna saper ammirare i beni senza metterli in tasca». Così è delle “Aree umide, uno scrigno di biodiversità, un polmone per l'umanità”, titolo del convegno promosso, lo scorso 29 novembre, da Parco regionale del Mincio in occasione del 40º di Sistema Parchi Lombardia e nell’ambito del Contratto di Fiume Mincio.

Si sono approfonditi gli effetti dei cambiamenti climatici sulle aree umide, che rappresentano ecosistemi delicati da "conoscere", "valutare" e "mantenere". Infatti il 40% delle specie vegetali e animali del mondo vive o si riproduce nelle zone umide. Il 30% delle specie di pesci conosciute vive in zone umide e molti anfibi e rettili sono a rischio.
Le parole del vescovo Marco Busca, intervenuto al convegno, si sono intrecciate ai numerosi interventi istituzionali, tecnici e scientifici, a partire da alcuni passi dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, che considera l’ambiente non come un valore a sé, ma collegato indissolubilmente con altri, quali la libertà, l’eguaglianza, la giustizia sociale e il diritto alla vita.
Si tratta di punti cardinali messi in crisi dall’attuale modello di sviluppo, nel quale l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune. Il valore di un paesaggio, di un bosco, di un’area umida, di una barriera corallina o un ghiacciaio non trovano un corrispettivo economico misurabile. Si tratta di beni difficili da proteggere se non ricorrendo alle leggi che li tutelano.

Il Papa è perentorio nella sua enciclica e così pure la Costituzione esemplarmente specifica che l'iniziativa privata e libera non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale. Le leggi, anche formalmente corrette, possono restare lettera morta. C'è una responsabilità maggiore che deve guidare le attività umane.
«Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso» si legge nella Laudato si’ (n. 194). Aggiunge, con determinata pacatezza, il vescovo Marco: il principio etico è necessario per le risposte tecniche con una politica che includa un programma educativo e una spiritualità. Esiste infatti un aspetto culturale per coltivare nei cittadini, nelle leggi, nelle istituzioni, maggior consapevolezza del valore ambiente e della sua tutela. «C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione» (L.S. n.183).


A livello individuale, la riscoperta del valore ambiente richiede di saper ragionare con la propria testa adottando comportamenti personali e comunitari più liberi dai consumi indotti dal mercato. Chiunque voglia rimanere padrone dei suoi desideri, scoprirà il piacere di non cogliere tutte le occasioni per comprare qualcosa.
Nella Laudato si’ si persegue la “sobrietà felice”, non il sacrificio, non la privazione o tantomeno la povertà, ma la capacità di saper limitare ciò che ci stordisce, ciò che ci ubriaca, «per rendere disponibili le molteplici possibilità che la vita ci offre» (n. 223).
«La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile» sosteneva Alex Langer, ambientalista e pacifista. La ricchezza deve migliorare il mondo di tutti e non solo massimizzare il profitto di pochi.
Sulle nostre aree umide c'erano, un tempo, i monaci benedettini che già facevano economia circolare, un modello soppiantato dall'erogazione dei bonus o dai privilegi legati a interessi individuali dediti a quella passione acquisitiva che diventa vorace.
Il compito della Chiesa è prepolitico, nel senso che non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma di invitare a una conversione ecologica globale. Per essere più informati, più essenziali, più capaci di collaborare, per essere testimoni, con le opere, di un cambiamento di rotta verso un nuovo modello di giustizia, rivolto anche alle future generazioni, che ascolti «tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri».

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