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L'adeguamento liturgico della cattedrale: un percorso condiviso

Presentato a palazzo vescovile il processo di studio preliminare

01 Agosto 2024

“Adeguamento liturgico” è un’espressione forse un po’ tecnica, che sta ad indicare il ripensamento degli spazi e degli elementi architettonici di una chiesa, per favorire la migliore partecipazione dei fedeli alle celebrazioni. Questo processo è stato messo in atto molte volte nel corso dei secoli, per adattare gli spazi ad una specifica – e a volte mutata – visione del ruolo della comunità nella liturgia. Un tempo, ad esempio, il celebrante dava le spalle all’assemblea, o c’erano sedie singole al posto dei banchi, introdotti solo nel Diciottesimo secolo.

Lo spazio comunica

Come ha spiegato don Giampaolo Ferri - direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della Diocesi - nell’incontro con i giornalisti che si è svolto mercoledì 31 luglio a palazzo vescovile, l’organizzazione dello spazio riflette una visione di Chiesa, e il Concilio Vaticano II, già negli anni Sessanta, ha dato precise indicazioni su come riorganizzare gli spazi delle chiese per favorire l’incontro con Dio e con la comunità che le abita.

La disposizione degli elementi in una chiesa – ha aggiunto il vicario generale, don Alberto Formigoni – come d’altronde in ogni altro luogo abitato, non tiene conto solo di canoni estetici, che pure vanno sempre valorizzati, ma anche di criteri pastorali, per rendere più accogliente e significativa l’esperienza vissuta in quel luogo; in questo caso, l’esperienza di incontro con Dio e con i fratelli.

Lo studio preliminare

Proprio per questo la Diocesi ha dato recentemente avvio ad un processo di studio preliminare dell’adeguamento liturgico della cattedrale di San Pietro, che segue quello già realizzato nella concattedrale di Sant’Andrea, concluso nel 2015. Questo processo, illustrato dall’architetto Alessandro Campera, vicedirettore dell’ufficio diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici, in questa prima fase vede il coinvolgimento di un gruppo di lavoro composto dall’Ufficio Liturgico diocesano e dall’Ufficio per i Beni culturali, affiancati da alcuni consulenti – l’architetto Giorgio Dalla Longa e la liturgista Silvia Tarantelli - e accompagnati dagli Uffici nazionali della CEI.

La partecipazione della comunità

La fase successiva prevede il fondamentale coinvolgimento della comunità, a cui il progetto sperimentale sarà presentato martedì 10 settembre alle 20.45 al Centro pastorale, in un incontro aperto nel quale verranno raccolte le prime osservazioni.

Dal prossimo autunno partirà quindi una fase di sperimentazione, che durerà almeno un anno liturgico, nel corso della quale i presbiteri e i fedeli avranno la possibilità di provare concretamente le modifiche proposte, e valutarle alla prova dei fatti, proponendo integrazioni o ripensamenti.

Le prime modifiche

Concretamente, i primi elementi che verranno adattati, come anticipato nell’incontro, saranno:

  • L’altare, che verrà posizionato non più dietro, bensì davanti alla balaustra esistente, per avvicinare la mensa eucaristica alla comunità;
  • L’ambone, che costituisce la seconda mensa, quella della Parola, potrebbe vedere il recupero dell’utilizzo del pulpito già presente;
  • La cattedra del vescovo e la sede di chi presiede l’assemblea, che saranno ricollocate alla luce degli altri spostamenti;
  • I banchi, che saranno mantenuti solo in parte, per il resto sostituiti da sedie in legno con inginocchiatoio.

In questa fase, proprio per il carattere di sperimentazione e quindi di provvisorietà, si cercherà di impiegare risorse ed elementi già presenti; le sedie, ad esempio, saranno quelle già utilizzate nelle navate laterali del Duomo stesso, insieme ad altre simili prese in prestito dalla vicina Sant’Andrea, e non verranno fatte opere architettoniche. Gli unici lavori necessari saranno quelli di adattamento dell’impianto audio e di illuminazione, che dovranno ovviamente essere funzionanti al meglio con la nuova disposizione, ma sempre con adattamenti leggeri.

Sarà quindi fondamentale, come già detto, l’apporto della comunità, di tutti coloro che “vivono” la cattedrale, a cui spetterà l’onere della prova, per tirare le somme solo alla conclusione dell’anno di sperimentazione.

Intervista alla dott.ssa Silvia Tarantelli, liturgista

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