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Marmirolo saluta le Piccole Figlie della Croce

Per più di quarant’anni hanno collaborato nella vita della parrocchia

25 Giugno 2024

Giovedì 27 giugno, con una santa Messa presieduta dal vescovo Marco alle 18, la parrocchia di Marmirolo saluta la comunità delle Piccole Figlie della Croce, che per più di quarant’anni ha collaborato nella vita della parrocchia, in particolare nella pastorale giovanile e nella carità.

Abbiamo chiesto ad Annamaria Venturelli, responsabile generale dell’associazione, di raccontare i punti principali della storia delle Piccole Figlie della Croce a Marmirolo.

«La storia parte dalla chiamata a donare la nostra presenza nella parrocchia di Marmirolo da parte del parroco don Primo Guatta, nel settembre del 1983. È stato un dono ricevuto, un talento posto nelle nostre mani per diventare lievito all’interno della comunità marmirolese.

È stato un susseguirsi di presenze una diversa dall’altra: ognuna ha cercato di dare il meglio di sé in un profondo ascolto: ascolto della Parola di Dio per poi condividerla, ascolto delle persone per meglio trovare la strada giusta per portarle al Signore, ascolto delle necessità della parrocchia per essere di sostegno con la preghiera, l’offerta e la diakonia ai vari parroci e sacerdoti che si sono succeduti in questa amata parrocchia».

Quale Chiesa avete vissuto a Marmirolo? Quali le speranze e le fatiche più grandi?

«Abbiamo trovato una Chiesa aperta, in cammino, accogliente, desiderosa di costruire il Regno di Dio in questo angolo di mondo. Una Chiesa sempre alla ricerca di come realizzare il mandato di Gesù: andate e annunciate.

Di volta in volta abbiamo cercato di collaborare rispondendo alle varie proposte della parrocchia, sempre con gioia ed entusiasmo, secondo i doni di ciascuna.

La speranza era che l'annuncio del Vangelo venisse sempre accolto e vissuto, come il buon seminatore abbiamo sperato che il seme gettato abbia portato frutto, pur sapendo che questo è nelle mani del Signore. Certo l’affetto e la vicinanza di tante persone ci rassicura, ma sappiamo che ciò che conta è che le persone si mettano alla sequela del Signore.

L'impegno più gravoso vissuto è stata la preparazione della Missione Francescana, che ha dato ottimi risultati, e di cui abbiamo goduto i frutti per diversi anni.

Certamente la missione comporta fatica, a volte a causa della nostra povertà, altre per l’impegno a lasciare lo spazio al Signore: “Che Lui cresca e io diminuisca”. Altre volte è avere la pazienza che cresca il buon grano. Ma, come il nostro carisma ci chiede, “tutto sia messo nel calice dell’Eucaristia”, perché diventi “offerta a Dio gradita”».

Siete una Associazione Pubblica di Fedeli di diritto diocesano. Cosa significa per la nostra diocesi questa “chiusura”?

«Ogni chiusura è una sofferenza, ma da ogni sofferenza può nascere una realtà nuova. Siamo giunte al compimento della nostra missione a Marmirolo, ma abbiamo una grande speranza: che lasci spazio al concepimento di qualcosa di nuovo. Il nostro fondatore mons. Aldo Vignola in un suo scritto diceva: “la Piccola Figlia della Croce deve impegnarsi a preparare i laici, per poi lasciare e andare… deve aiutarli a comprendere la loro missione battesimale”. Il mandato di Gesù “andate e annunciate” non è solo per noi consacrati, ma per ogni battezzato.

Noi preghiamo perché questo si realizzi nella comunità marmirolese, oggi Unità Pastorale Madonna dei Miracoli. Questo sarebbe il segno più bello che la nostra presenza è stata generativa di vera fede».

Come responsabile dell’Associazione, cosa ti senti di consigliare alla Chiesa mantovana a partire dalla testimonianza delle tue sorelle nella nostra diocesi?

«Mi rifaccio al nostro carisma: “La messa sia la vostra vita e la vostra vita una messa continuata” E ancora “la vostra sia una pastorale di contatto”.

Non dico certo qualcosa di nuovo, ma sostenere con la preghiera e l’offerta di sé sono i due punti fondamentali: unire l’essenzialità della celebrazione dell’Eucaristia alla vita ordinaria di ogni singola persona. Liturgia: Parola, offerta, consacrazione, comunione, nella normalità della vita quotidiana. Missionarietà: ascolto, accoglienza, attenzione, rispetto per ogni persona per orientarla, attraverso la tenerezza materna di Maria, a suo figlio Gesù.

Diventa perciò importante aiutare i laici, soprattutto i giovani, a scoprire la loro vocazione personale, non esclusa quella a qualche forma di vita consacrata.

Noi restiamo comunque presenti in diocesi (a Castiglione delle Stiviere) con la nostra preghiera, offerta e testimonianza, unite alla carità che possiamo ancora vivere con l’aiuto del Signore e della Diocesi tutta».

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