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Messaggio per il nuovo anno scolastico

L'augurio del vescovo agli insegnanti e ai dirigenti

11 Settembre 2024

Carissimi insegnanti e dirigenti,

“la scuola nel cuore villaggio” è stata l’ispirazione di fondo dell’incontro dello scorso 2 settembre in cui docenti, dirigenti, genitori e studenti si sono messi in dialogo in una riflessione condivisa sul senso dell’esperienza scolastica. Ora, con il desiderio di proseguire il cammino intrapreso, vi raggiungo con un messaggio di augurio per l’inizio del nuovo anno scolastico, quale ulteriore passo di sinergia con il mondo della scuola e con coloro che lo abitano.

Se per generazioni di studenti e di docenti l’esperienza scolastica era sintetizzabile nell’assioma “a scuola si va per imparare”, oggi la prospettiva tende a dilatarsi, spostandosi da una concentrazione rivolta solo al cosa e al quanto dell’apprendimento, verso le dimensioni di più ampio respiro del come, del dove, del perché e del con chi, in una ricerca del senso profondo, complessivo e sintetico della dinamica educativa.

A scuola, infatti, non si approcciano solo delle materie – intese come insiemi di concetti da padroneggiare – ma soprattutto delle discipline, che includono il percorso mentale e conoscitivo per giungere ai saperi. Tale itinerario non fa affidamento solo sulle doti innate, ma è fatto di lavoro, impegno, dedizione, e si misura sui tempi lunghi della crescita e della maturazione. Il suo compimento non si esaurisce nella performance – mera prestazione individuale – ma si dispiega in un cammino di maturazione comune: non una valutazione unicamente numerica, che con la sua pretesa di racchiudere in un voto il valore della persona spesso scatena una competitività tossica, ma il riconoscimento della strada percorsa insieme.

La scuola, nella sua intenzionalità radicale, tende a una sintesi dell’umano in quanto spirito incarnato, compiendo un delicato lavoro di convergenza di più livelli: affetti, emozioni, immaginazioni, rappresentazioni ed elaborazioni concettuali, processi proiettivi e decisionali, capacità di situarsi con consapevolezza negli spazi vitali e nelle relazioni complesse. In questo modo, le discipline, i progetti e i cammini formativi diventano le vie d’accesso all’unica grande realtà della persona umana, dei suoi legami e del mondo che abita.

Nel Vangelo vi sono molti episodi che mostrano Gesù intento a insegnare, sia nei discorsi rivolti alle grandi folle che nell’ammaestramento del gruppo ristretto degli apostoli. Quello che più si avvicina all’esperienza scolastica lo vede protagonista – dodicenne – nel Tempio di Gerusalemme. Egli si trovava «seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte» (Lc 2,46-47).

Una situazione doppiamente paradossale. Il Figlio di Dio “ascolta e interroga” dei semplici uomini, per quanto saggi; mentre un ragazzino non ancora adolescente stupisce per la sua intelligenza – e, quasi, insegna – ai più sapienti del tempo. Ma il paradosso trova immediatamente la sua soluzione, in quanto tale dinamica reciproca di insegnamento e di apprendimento coglie il nucleo più autentico dell’educazione, quale esperienza di condivisione e di contaminazione dei saperi, delle esperienze e dei vissuti. Il valore originale e insopprimibile di ogni essere umano – che, nella visione cristiana, è immagine di Dio – sta alla base del vostro impegno educativo a promuovere tutta la persona e tutte le persone, in una prospettiva di formazione integrale e in una circolarità di scambi, che ci pongono nella doppia postura attiva e recettiva.

Da qui il mio augurio – di cui vi chiedo di farvi portatori, trasmettendolo e condividendolo anche con i vostri studenti e le loro famiglie – affinché il nuovo anno abbia il volto di una scuola “delle possibilità e delle promesse”, capace di cogliere, coltivare e portare a maturazione i germi di bene seminati dal Signore nella vita di ognuno e dell’intera comunità.

Il vostro vescovo Marco

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