Missioni
Alcuni appuntamenti per ricordare il missionario mantovano
24 Marzo 2025
Padre Tullio Favali - nato il 10 dicembre 1946 a Sacchetta di Sustinente, in provincia e diocesi di Mantova - è stato ucciso all’età di 38 anni nelle Filippine, dove era missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), l’11 aprile 1985. Quest’anno ricorrono quindi quarant’anni dalla sua morte.
La Chiesa mantovana – e non solo – vuole ricordare la testimonianza di padre Tullio attraverso alcuni appuntamenti, a partire dalla Veglia diocesana per i Missionari Martiri, che si terrà lunedì 24 marzo alle 21 a Solferino, presieduta dal vescovo Marco.
Abbiamo chiesto a don Luigi Caramaschi, per molti anni missionario in Brasile e attualmente referente dell’Equipe diocesana per le relazioni missionarie tra le Chiese, di tracciare un profilo della figura di padre Tullio.
Attraverso la storia di padre Tullio scopriamo un amore profondo per le persone più umili, alle quali è sempre voluto stare vicino, in Italia come nell’isola di Mindanao nelle Filippine.
Tullio entrò in seminario a Mantova in prima media. A poco più di un anno dalla sua ordinazione, sentì la necessità di condividere il lavoro con le persone più umili, non di essere un privilegiato in un ambiente protetto, ma di praticare una fede semplice e diretta; decise quindi di non proseguire per l’ordinazione sacerdotale. Dopo otto anni ritrovò la chiamata ad essere prete, ad un livello più consapevole e maturo, avendo sperimentato la solidarietà con gli ultimi nel condividere la durezza della vita. Chiese di essere ammesso al Pime e diventò missionario. Nel 1984 fu destinato nelle Filippine, dove trovò una situazione terribile di oppressione, ingiustizia, violenza e paura a causa di una guerra civile per il possesso delle terre. In quel contesto egli volle essere un prete per la sua gente, e lo fu fino al suo assassinio, avvenuto l’11 aprile 1985. Da questa data ad oggi prende ispirazione la memoria del 40° anniversario.
Nella vasta esperienza dei missionari cristiani nel mondo e nei contesti delle Chiese sorelle in terre di povertà e di oppressione, di ingiustizie e di conflitti, in terre dove il Vangelo di Gesù spinge con urgenza a portare “il lieto annuncio della liberazione”, molto di frequente il dono della vita si identifica con lo spargimento del sangue. Gli Istituti missionari e le Conferenze episcopali di ogni parte del mondo danno testimonianza delle tante sorelle e dei tanti fratelli laici e religiosi che in varie circostanze vengono uccisi per il vangelo. Ogni anno viene presentato l’elenco dei missionari martiri che hanno dato la vita nelle Chiese particolari di tutto il mondo. Il dicastero per l’Evangelizzazione dei popoli accompagna con attenzione le loro vicende. Nel Venerdì Santo del Giubileo dell’anno 2000, durante la Via Crucis al Colosseo, papa Giovanni Paolo II rese pubblici i nomi dei missionari martiri del secolo che era appena terminato: in quell’evento il nome di padre Tullio Favali - insieme a quello dell’altro mantovano padre Maurizio Maraglio - è stato incluso nel martirologio del Ventesimo secolo.
Il PIME propone uno spettacolo sulla vita di padre Tullio Favali, “Questa vita che non possiedo”, martedì 1° aprile alle ore 21.00 al Teatro Pime - Via Mosè Bianchi, Milano (testi di p. Gianni Criveller, adattamento e drammaturgia di Filippo Tampieri); la parrocchia di Sustinente organizza un pullman per andare a Milano ad assistere allo spettacolo.
Venerdì 11 aprile alle ore 21.00 si terrà una Via Crucis sull’argine a Sacchetta di Sustinente, presieduta dal vescovo Marco, con letture di brani tratti dalle lettere di padre Tullio.
Domenica 13 aprile alle ore 17.30 nella chiesa parrocchiale di Sacchetta di Sustinente un concerto con lettura di testi e testimonianze in memoria di padre Tullio Favali.