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Vita consacrata

Per tanti anni in mezzo a noi

Dopo 45 anni le suore di Gesù Buon Pastore salutano Lunetta

Giampaolo Ferri

27 Maggio 2024

Dopo 45 anni di presenza a Lunetta, quartiere della prima periferia cittadina, le Suore di Gesù Buon Pastore lasciano la diocesi mantovana. Al loro posto giungeranno nei prossimi mesi tre suore operaie della Santa Casa di Nazareth che inizieranno un nuovo servizio e una nuova missione in diocesi e in particolare nell’Unità pastorale della Visitazione.

Abbiamo incontrato suor Irene Tollini, attuale superiora della comunità, per farci raccontare le sensazioni che affiorano in questo momento di cambiamento.

Cara Irene, hai voglia di ricordarci qualcosa della storia delle suore Pastorelle a Lunetta?

Ricordare suppone l’aver ascoltato quanto le sorelle della prima comunità mi hanno trasmesso ed essendo questo avvenuto, volentieri condivido alcuni dei motivi che ci avevano ‘condotte’ in questa parrocchia.

L’inizio dell’esperienza costituì una tappa nel cammino di una comunità che si era posta in atteggiamento di conversione e disponibilità allo Spirito, nel tentativo di rispondere ad una duplice esigenza dei suoi membri: l’urgenza di fare animazione vocazionale potendo dire “vieni e vedi” e la passione per il popolo di Dio che spingeva a condividerne la vita anche nei suoi aspetti feriali. Fu così che nel 1979, in accordo con le proprie superiore, le mie consorelle risposero positivamente all’invito del Parroco di Frassino, don Franco Murandi, che desiderava la nostra presenza in parrocchia. Le prime suore avevano scelto di abitare nel quartiere Lunetta che stava allora nascendo e gioirono quando fu loro assegnato un piccolo appartamento nello stabile che condividevano con altre 77 famiglie. Era un quartiere dell’immediata periferia cittadina e dunque con tutti i problemi tipici delle periferie. Fu, però, anche il luogo di condivisione della vita e della fede, delle gioie e dei dolori di tante persone e famiglie; un’esperienza umana e pastorale molto intensa nella condivisione con i sacerdoti e alcuni laici/laiche attenti alle diverse situazioni, molte delle quali di disagio. L’alternarsi delle suore, dei sacerdoti e il trasferimento dell’abitazione nei locali attigui alla nuova chiesa, modificarono poi, in parte, anche il tipo di presenza.

Dopo molti anni la Congregazione ha preso questa decisione che immaginiamo anche sofferta. Puoi condividerci le motivazioni di questa decisione e attraverso quali passaggi sono state prese?

Sì, 45 anni di presenza non sono pochi e lo stesso vorremmo poterli prolungare, ma anche noi risentiamo del problema che riguarda tutta la vita consacrata, particolarmente in Italia, e stiamo vivendo un tempo difficile per l’assenza di nuove vocazioni. Inoltre, l’età media delle sorelle è piuttosto alta e segnata da malattie e decessi. Tutto questo ha reso necessario un ridisegno delle nostre presenze apostoliche, con conseguente chiusura di molte comunità. Il difficile e non indolore discernimento avviene in un processo graduale, in dialogo con la comunità, con il parroco e con il Vescovo.

Cosa “portate con voi” degli anni passati a Lunetta?

Certamente portiamo con noi una profonda gratitudine per aver potuto condividere, secondo tempi e necessità, un tratto di cammino con questa porzione di Chiesa: i pastori con i quali abbiamo collaborato, in comunione di responsabilità, nella complementarietà dei doni, condividendo riflessioni e iniziative per l’edificazione e la crescita della comunità; i laici che con la loro vita ci hanno testimoniato la bellezza di una fede semplice e profonda.

Il cammino sinodale ci sta aiutando a riscoprire l’importanza dell’ascolto di tutti, di chi partecipa in modo attivo alla vita della comunità e di chi si trova “ai margini”: ed è proprio con questi ultimi che abbiamo sperimentato la ricchezza e l’importanza di relazioni gratuite, di vicinanza discreta e attenta, di ascolto profondo delle domande, delle fatiche e delle gioie.

Negli anni il quartiere di Lunetta ha conosciuto diversi cambiamenti e la nostra comunità ha cercato di essere un piccolo segno della cura paziente e premurosa del buon Pastore. Oggi in particolare, la realtà multietnica e multireligiosa nella quale viviamo, ci sta educando a vivere la diversità come una ricchezza, ad avere “una visione poliedrica, cioè ad allenare gli occhi ad apprezzare ogni sfumatura” (Papa Francesco).

Concluderei dicendo che con noi portiamo ogni volto incontrato, le storie ascoltate, la fede condivisa. Per tutto questo ringraziamo il Signore e la comunità di Frassino-Lunetta e Virgiliana.

Quale messaggio volete lasciare alla Chiesa mantovana?

L’icona che accompagna il biennio pastorale della Diocesi di Mantova è quella di Gesù vasaio, con l’espressione “Finchè Cristo sia formato in voi”. Ecco l’augurio che sentiamo di affidare col cuore alla Chiesa mantovana è quello di lasciarsi plasmare con docilità, ogni giorno, dall’amore di Gesù buon Pastore, perché la vita di ciascuno/a assuma sempre più la forma della figliolanza e della fraternità. E questo cammino siamo chiamati a viverlo insieme, come comunità. Un proverbio africano recita: “Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano vai con qualcuno”.

E quale sarà la direzione della corsa? Ad indicarcela è Maria che dopo l’annuncio dell’Angelo si alzò e andò in fretta dalla cugina Elisabetta! E anche noi, come comunità, siamo chiamati a stare in ascolto dello Spirito, dei fratelli e delle sorelle e ad annunciare con la vita l’amore e la compassione del buon Pastore per ogni creatura.

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