Bene comune
Presentato nella sede dell'associazione Abramo "Pellegrini di Speranza"
14 Novembre 2025
Nel corso del 2024 sono stati 2.948 i nuclei incontrati nella rete dei Centri di Ascolto della Caritas mantovana, in lieve flessione (-4,3%) rispetto al 2023. Si stima che, nel complesso, siano circa 10mila le persone raggiunte dai servizi della Chiesa mantovana. Circa due terzi erano i nuclei di stranieri. Prosegue la crescita tendenziale dei nuclei italiani ai servizi della rete Caritas. Circa un quarto dell’utenza è stato incontrato per la prima volta nel corso dell’anno. In base all’anzianità di presenza ai servizi della rete, circa il 64% risulta in carico ai servizi nel corso dell’ultimo quinquennio e nei quinquenni successivi, la presenza tende a dimezzarsi progressivamente.
Gli italiani tendono ad entrare nella rete Caritas con una anzianità anagrafica di quindici anni superiore a quella degli stranieri, segno di situazioni che sono tendenzialmente più complesse e connotate da maggiore multidimensionalità del disagio. In effetti, maggiore è l’età dell’utenza e maggiori risultano i bisogni e le necessità presentate. L’aiuto diventa, quindi, più complesso e deve essere a più elevato contenuto relazionale.
Circa il 10% dell’utenza è in condizione di emarginazione acuta. Si tratta prevalentemente di uomini adulti, circa il 20% sono italiani, prevalentemente concentrata attorno al comune capoluogo. Nel corso del tempo la rete dei servizi per le persone senza dimora è cresciuta in qualità e capacità di intervento. Mantova vanta una rete di risposte che spazia dall’intervento d’emergenza nelle ore notturne, ad una gradazione di servizi di accoglienza dalla bassa soglia (come il rifugio invernale di via Cairoli) a forme di accoglienza più strutturata e capaci di accompagnare la persona verso forme di sempre maggiore autonomia, alle unità mobili che si spostano nel territorio per incontrare, contattare e cercare di accompagnare persone, spesso riottose ad accedere alla rete dei servizi. Le persone senza dimora sono numerose e si supera la capacità ricettiva dei servizi, pur potenziata nel tempo. Purtroppo, il capoluogo è lasciato da solo a gestire questo complesso di situazioni di disagio e si auspica una maggiore solidarietà tra le Istituzioni e le Amministrazioni del territorio affinché possa esserci un’azione congiunta e distribuita con un incremento dell’efficacia dei percorsi di reinserimento sociale. In tal senso resta come nodo aperto il tema della residenza anagrafica per le persone senza dimora, che ancora fatica a trovare una soluzione concreta nella maggior parte dei comuni della Provincia di Mantova, nonostante l’esistenza di strumenti che la legislazione offre. Il Comune di Mantova ha istituito una via fittizia, intitolata a Genesis Gambirasio, un senza dimora morto qualche anno fa, e si incoraggiano anche altri comuni della provincia a fare altrettanto, per aumentare le possibilità di intervento a favore delle persone senza dimora. La mancata iscrizione nell’elenco della popolazione residente priva le persone della possibilità di accedere alla rete dei servizi di protezione sociale, che può attivare percorsi di empowerment e di accompagnamento nell’autonomia, costringendo tante persone a permanere in una condizione di bisogno estremo per lungo tempo, deteriorando la situazione personale e compromettendo la possibilità di un pieno recupero sociale e personale.
I bisogni che l’utenza presenta sono principalmente legati alla povertà economica, alla mancanza di un lavoro adeguato, ai problemi abitativi. Si tratta certamente di persone con basse specializzazioni e bassi livelli di istruzione, che l’età più avanzata esclude o espelle dai circuiti del lavoro. I nuclei privi di reddito rappresentano il 27,4% dell’utenza, mentre la maggior parte delle situazioni coinvolge nuclei monoreddito (il 65,9%). Sono dunque la sotto occupazione e i fenomeni di lavoro povero i principali vettori di impoverimento di nuclei famigliari che non sono totalmente indigenti, vittime di un processo di slittamento verso la povertà di situazioni che decenni fa, per la presenza di una fonte di lavoro, potevano mantenere una certa autonomia e tranquillità economica. Resta dunque il nodo, per il territorio mantovano particolarmente acuto, dei riflessi della transizione demografica in corso e di un investimento particolare nell’occupazione di donne e di giovani mediante investimenti nella formazione (con particolare riguardo alla conoscenza della lingua italiana per tanti giovani stranieri presenti e a percorsi di formazione professionale), per favorire una sostenibile mobilità interna al territorio e l’accesso all’abitazione sempre più difficoltosa con costi troppo elevati per i nuclei più fragili. Queste lacune costituiscono un vero e proprio freno alla competitività del territorio, alla sua sostenibilità sociale nel medio-lungo periodo, con perdita nella capacità di attrazione di nuovi insediamenti e per trattenere le persone più giovani che si vedono costrette a migrare altrove in cerca di migliori e più solide opportunità di futuro. Affrontare queste fragilità strutturali non costituisce solo un imperativo etico teso a moralizzare la vita sociale delle nostre comunità, ma una vera strategia per ridare un futuro alle nostre comunità che chiede una sinergia delle forze sociali, delle istituzioni, del mondo imprenditoriale ed economico. Possiamo e dobbiamo crescere in questa capacità di cooperazione e la Chiesa di Mantova intende non venir meno a questo impegno e rinnova la propria disponibilità alla collaborazione.
Il profilo prevalente dell’utenza è costituito da nuclei famigliari, che rappresentano il 72,5% delle situazioni, circa la metà dei quali vede la presenza di figli minori che sono a rischio di deprivazione e per i quali occorre garantire la continuità dei percorsi educativi e scolastici al fine di non predestinarli ad un futuro povero di opportunità e di felicità. I centri di ascolto Caritas e il Centro di aiuto alla Vita di Mantova ritengono che questa costituisca una vera e propria priorità della propria azione e incoraggiano ad irrobustire le politiche pubbliche perché siano spezzati i processi che tendono a trasmettere la povertà tra le generazioni. L’investimento nella continuità educativa e scolastica dei giovani è il principale dispositivo di prevenzione di cui la comunità dispone e gli interventi in questo ambito, anche mediante sostegni monetari, nel tempo si è irrobustito e continuerà ad ampliarsi in futuro.
Un fenomeno che si segnala come emergente è in capo a nuclei famigliari che si trovano a dover fronteggiare un’eccessiva esposizione debitoria e per i quali i servizi di accompagnamento economico della rete Caritas stanno dedicando attenzione e risorse. L’azione di questi anni, anche mediante gli strumenti del microcredito sociale e i fondi di sostegno, ha permesso di definire una metodologia di intervento che si sta rivelando efficace e sulla quale la rete Caritas continuerà a dedicarsi.
I dati del rapporto mettono in luce che il 15% dell’utenza vede una interruzione del rapporto matrimoniale, per decesso o separazione/divorzio dal coniuge. Ciò indica che quanto più i legami si indeboliscono e le relazioni si diradano e maggiore diventa la vulnerabilità della persona e del nucleo. Questa dinamica colpisce maggiormente le donne (18%) degli uomini (11%) e quando la persona che ha subito una vicenda di separazione, si impegna in una nuova relazione, la multidimensionalità del disagio diminuisce. La fotografia che il rapporto restituisce mette in luce che circa il 17% dell’utenza (28% tra gli italiani) è rappresentata da persone sole. In molti casi si tratta di anziani pensionati che non riescono a mantenere sufficienti livelli di autonomia economica per l’insufficienza delle risorse rispetto ai bisogni. Questa realtà, che prevedibilmente aumenterà nel tempo, mette in luce la necessità di interventi ed attenzioni da parte dei servizi verso questo target di persone. Indica al tempo stesso che l’irrobustimento delle risposte comunitarie, l’incremento della capacità di prossimità che nelle comunità si può esprimere è una tra le risposte che si devono promuovere per fronteggiare queste situazioni e diventano per la Chiesa mantovana un orientamento per l’impegno pastorale e formativo delle comunità.
La presenza numerosa di persone che dedicano il loro tempo come volontari per garantire la continuità dell’offerta dei servizi è una tangibile e concreta esperienza che si rinnova nel territorio, a cui la Chiesa mantovana guarda con gratitudine e gioioso stupore, e costituisce un segno di speranza in questo pellegrinaggio verso il Signore Gesù.