LA DIOCESI E IL FESTIVALETTERATURA
Dalla scuola di Pace di Monte Sole al confronto con Tonio Dell'Olio di Pax Christi
DI CARLA BERNINI
04 Settembre 2023
Il percorso che la Diocesi di Mantova, con Pastorale della Cultura, ha scelto di sostenere e promuovere all’interno del programma di Festivaletteratura è fortemente segnato dalla parola “pace”. Un percorso ricco ed articolato che inizia sin da mercoledì, prima giornata di Festival, con i laboratori per i bambini e le bambine a cura della Scuola della Pace di Monte Sole. “Cosa vuol dire pace? e Combattere per la pace”, nel pomeriggio di giovedì. Gli operatori di Monte Sole ci raccontano che questa domanda viene loro rivolta sistematicamente, durante i campi internazionali, da adolescenti palestinesi, spesso con un tono leggermente duro. Il motivo è chiaro: la parola pace viene utilizzata per intendere un sistema di dominazione di altri popoli in una situazione di non belligeranza. A volte, un cessate il fuoco può essere definito pace. Al contrario, pace è giustizia sociale, rispetto dei diritti degli individui, ma di certo non si può dare per scontato che sia così per chiunque e che quindi anche rispetto alla parola “pace” non ci siano insidie e significazioni diverse. In sintesi, quando diciamo “pace” non è detto che intendiamo tutti la stessa la stessa cosa. Proprio per questo è una scelta coraggiosa chiedersi cosa significa la parola pace. Implica lasciare la zona di confort dell’“estetica della pace” legata ai disegni di mani, colombe e arcobaleni quando si lavora con i bambini, o degli “slogan” con gli adolescenti o dei “like ai post” degli adulti, per innescare riflessioni più profonde. Significa sezionare le pieghe e le eco che può assumere questa parola, dentro le quali è possibile manifestare contro la guerra e utilizzare linguaggi violenti sui social al tempo stesso.
Partire da Monte Sole significa riconoscere l’importanza simbolica di questo luogo, ricordando la strage nazista ed anche la presenza di don Giuseppe Dossetti che ha voluto abitare in quei luoghi con monaci e monache della sua comunità per riflettere, educare e praticare la pace, ricordando che quando si lavora nell’ambito dell’educazione alla pace, forma e sostanza, metodo e contenuto devono diventare la stessa cosa. Il rischio è anche, di conseguenza, di fermarsi all’invocazione della pace, come dono dall'alto, anziché impegnarsi nella sua costruzione. La pratica della pace richiede forse fatica, ma soprattutto creatività. Entrambi i laboratori si terranno all’interno del tempio di San Sebastiano, mentre il laboratorio per adulti: “Il calendario della memoria” sarà ospitato all’interno della scuola Pomponazzo, andando ad intersecare il progetto Generare futuro in collaborazione con il comune di Mantova. Alla pratica della memoria spesso viene demandata una funzione civile, che si tratti di visite ai luoghi di memoria, di ricorrenze, di monumenti, il tentativo di usare il ricordo di eventi passati per guidare i comportamenti degli esseri umani nel presente è sempre esistito. Nel cosiddetto calendario civile italiano, numerose sono le “date” e le “giornate” finalizzate a celebrare, sensibilizzare, commemorare, ricordare. Questo succedersi di ricorrenze e di “appuntamenti” dovrebbero, almeno nelle intenzioni di chi le ha stabilite, favorire la costruzione di una memoria collettiva, di un comune sentire, di uno spirito comunitario e favorire la riflessione e l’attenzione comune su alcuni temi e valori ritenuti fondamentali e desiderabili.
Il calendario civile in questo senso potrebbe essere considerato come elemento strutturale dell’educazione alla pace. Ma possiamo dire in tutta onestà che le cose stanno così? Nella realtà dei fatti non è così semplice, poiché quello che si attiva in noi esseri umani rispetto al ricordo di accadimenti passati non è sempre prevedibile: è intrecciato alle nostre memorie familiari e individuali, alle nostre emozioni. Soprattutto, “non impariamo dall’esperienza... impariamo dalla riflessione sull’esperienza” (John Dewey).
A sottolineare l’importante e attenta partecipazione al programma di Festivaletteratura da parte della Diocesi si ricordi l’evento che si terrà nella giornata di giovedì 7, nella Basilica Palatina di Santa Barbara, uno degli incontri più attesi: “Quale strada verso la pace?” Ospiti in dialogo Tonio Dell’Olio, membro del consiglio nazionale di Pax Christi e il giornalista Guido Rampoldi, intervistati da Francesca Caferri. L’invito a loro rivolto è quello di fornirci informazioni che aiutino a capire meglio il presente alla luce di una situazione storico-politica complessa. È importante capire la posta in gioco aprendo lo sguardo ai movimenti delle grandi potenze senza mai dimenticare che i fatti vanno letti alla luce di un unico filtro: quello degli sconfitti, delle vittime, della gente. Don Tonino Bello ci direbbe che dobbiamo avere “in corpo l’occhio del povero”. Il pacifismo degli anni ’90 intrecciava giustamente la dimensione individuale e comunitaria a quella politica, in una visione olistica della pace. Quello che però è successo è che piano piano gli spazi per l’intervento politico dei cittadini e delle cittadine a livello istituzionale si sono ristretti e abbiamo iniziato a imparare l’impotenza.
Di fronte ad avvenimenti che percepiamo più grandi di noi proviamo a ritagliarci tempi e spazi per poter agire, ma spesso la sensazione di non poter far nulla e di essere soli/e davanti ad accadimenti rispetto ai quali possiamo far poco ci blocca. Occorre recuperare al più presto l’approccio olistico perché il “mondo migliore” sarà un’utopia, ma l’utopia ci ricorda quale direzione devono prendere le nostre azioni.