BAGNOLO SAN VITO
Il parroco don Mirko Frignani spiega le ragioni di questa scelta
REDAZIONE
13 Febbraio 2023
Domenica 12 febbraio, in occasione della restituzione della Visita pastorale con il vescovo Marco, l'Unità pastorale di Bagnolo San Vito è stata intitolata a santa Giuseppina Bakhita.
Il coordinatore dell'U.P., don Mirko Frignani, ci racconta le ragioni di questa scelta.
«Alla conclusione della visita pastorale il vescovo aveva sollecitato ad individuare un nome per la nostra Unità Pastorale, che fosse identificativo della nostra storia ed esperienza di Chiesa, e programmatico rispetto alle priorità individuate. In una delle prime riunioni del Consiglio Pastorale di U.P., recentemente rinnovato, si è dibattuto su varie proposte, arrivando infine a scegliere quello della santa canossiana. Una comunità di madri canossiane ha vissuto a Bagnolo San Vito dal 2001 al 2015 contribuendo in modo significativo alla nascita dell’Unità Pastorale, in collaborazione con i parroci e i laici delle quattro parrocchie. Forte era stata la presenza delle canossiane in tutte le comunità (compresa la frazione di Campione) e numerose sono state le iniziative nate dal loro apostolato: promozione della donna, doposcuola per i bambini, sensibilizzazione missionaria, visita periodica ai malati, catechesi ai genitori dei bambini piccoli, preghiera mensile per gli anziani, centri di ascolto nelle famiglie. Molte di queste sono ancora attive. L’attività delle canossiane ci ha permesso di conoscere la figura di madre Bakhita e la spiritualità dell’Istituto, caratterizzata da una spiccata impronta missionaria».
Madre Giuseppina Bakhita nacque nel 1869 circa (lei stessa non sapeva la data precisa) nel Darfur, in Sudan. All’età di 9 anni venne rapita dai trafficanti di schiavi e venduta varie volte sui mercati del Sudan. Dopo varie e sofferte peripezie fu comprata dal console italiano Calisto Legnani che la portò con sé in Italia. Conosciuto un “padrone” totalmente diverso (paron, come lei lo chiamava in dialetto veneziano), un padrone buono da cui si sentiva amata e cercata, cioè il Dio di Gesù Cristo, si convertì al cristianesimo. Non volle separarsi dal suo paron quando, ricevuta la libertà, le si propose di ritornare in Sudan. Il 9 gennaio 1890 fu battezzata, cresimata e ricevette la prima comunione dalle mani del Patriarca di Venezia. L’8 dicembre 1896 pronunciò i voti nella Congregazione delle Suore Canossiane a Verona. In vari viaggi in Italia sollecitò alla missione. Morì a Schio (Vicenza) l’8 febbraio 1947.
Il 1° ottobre 2000 papa San Giovanni Paolo II l'ha proclamata santa, definendola “sorella universale”.
«Domenica 12 febbraio» prosegue don Frignani «all’inizio della S. Messa zonale, presieduta dal vescovo Marco, al Palasanvito di Bagnolo, è stato annunciato il “battesimo” della nostra Unità Pastorale. Alcune madri canossiane di Brescia hanno svelato una grande immagine di Santa Bakhita, sulla falsariga di quanto avviene in piazza S. Pietro alla proclamazione dei beati e dei santi. Dopodiché è iniziata la celebrazione eucaristica, durante la quale il Vescovo ha collegato il Vangelo della domenica (“se la vostra giustizia non supererà quella di scribi e farisei”) alla vita e agli insegnamenti di santa Bakhita».
«La presenza canossiana a Bagnolo San Vito per molti è stata stimolo alla propria vita cristiana e per il servizio attivo nelle parrocchie. Tuttavia oggi molti giovani non hanno vissuto quella stagione. La figura di santa Bakhita ispira una visione di Chiesa missionaria, che rifugga la tentazione di chiudersi dietro steccati, ideologici o fisici, per diventare una Chiesa “in uscita”: una chiesa che respiri la mondialità, in dialogo con altre culture e esperienze religiose (sempre più numerose sul nostro territorio) e con le istanze del mondo moderno, in particolare con l’universo giovanile. L’esperienza di Bakhita sollecita anche una sensibilità “femminile” della Chiesa che si declina nel prendersi cura delle relazioni, delle fragilità, dei tempi lunghi della preghiera e del silenzio. Così come madre Bakhita si è fatta “serva” di un paron che amava e di cui si sentiva ricambiata nell’amore, allo stesso modo ci possiamo mettere a servizio della Chiesa attraverso i ministeri battesimali che Dio vorrà suscitare nelle nostre comunità».