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CARITAS

Terremoto in Turchia e Siria

I primi aiuti in favore delle popolazioni colpite

DI ELA RAFALOWSKA

19 Giugno 2023

A distanza di quattro mesi dai tragici eventi avvenuti in Turchia e Siria i notiziari non aprono più le edizioni con l’aggiornamento dalle zone terremotate, ma l’attenzione delle Caritas diocesane italiane e la generosità dei cittadini verso queste popolazioni continua. 

Vogliamo condividere gli aggiornamenti dell’operato della rete Caritas in Sira e Turchia, dando conto dell’utilizzo delle risorse che sono state raccolte durante la colletta che ha coinvolto tutte le diocesi Italiane, esprimendo la nostra gratitudine alle tante persone che hanno inviato le loro offerte attraverso la nostra Caritas diocesana.

A fine maggio abbiamo raccolto 56.965,46 €, che sono stati inviati a Caritas Italiana per sostenere i molteplici aiuti messi in atto nelle zone colpite.

Immediatamente dopo il sisma le necessità erano così ampie che insieme ai beni materiali sono stati subito inviati in Turchia e in Siria degli operatori, in grado di affiancare le popolazioni locali nell’organizzazione degli aiuti.

In Turchia il numero delle vittime si attesta attorno alle 50mila, e 3 milioni di persone hanno dovuto spostarsi per cercare una nuova abitazione, considerato che 214mila edifici sono risultati totalmente distrutti oppure inagibili. I primi bisogni più evidenti sono legati alla distribuzione di cibo e di kit per l’igiene personale, ma la rete Caritas è subito intervenuta anche con il sostegno psicologico per le persone traumatizzate e per gli stessi soccorritori che lavoravano senza sosta. Con il sostegno di tutte le forze in campo sono state organizzate delle strutture educative, per permettere al maggior numero di bambini e ragazzi di continuare i percorsi scolastici nonostante la tragica situazione.
Nell’arco di questi mesi l’aiuto è stato calibrato anche in base alle condizioni climatiche. Se all’inizio venivano distribuiti kit per il freddo, oggi in vista delle elevate temperature estive vengono allestiti magazzini alimentari con celle frigo. In primavera invece alla situazione già critica si sono aggiunte locali alluvioni, che hanno spazzato via le tende dei campi degli sfollati.

Dalla parte siriana della frontiera il sisma ha causato la morte di seimila persone, e ha costretto altri 350mila a migrare. Dobbiamo tuttavia ricordare che il Paese è teatro di guerra ormai da dodici anni, e questi numeri si aggiungono al drammatico bilancio quotidiano. Tutte le problematiche descritte sopra riguardano anche la Siria, dove oltre 15 milioni di persone erano già seguite con aiuti umanitari prima del terremoto. I bisogni sono smisurati: dal cibo all’acqua, al supporto psicologico fino all’organizzazione delle strutture educative. La situazione economica è gravissima, le persone vengono affiancate nell’avvio di qualche piccola attività familiare perché altrimenti è quasi impossibile trovare una fonte di reddito. Nei campi sfollati c’è sia il rischio sanitario – si teme l’esplosione di un’epidemia di colera – che quello legato alla sicurezza. Ad esempio la mancanza di luce notturna è causa di un crescente numero di aggressioni ai danni degli sfollati più vulnerabili. Il fatto che non tutti i ragazzi abbiano potuto riprendere la scuola crea poi un aumento del lavoro minorile, denunciato dalle organizzazioni caritative.

La rete Caritas è coinvolta in aiuti di diversa natura. Si cerca di soddisfare i bisogni più urgenti, senza perdere di vista la sfera psicologica, spirituale o sociale. Non dobbiamo dimenticare che gli spostamenti causano separazioni nelle famiglie e nei gruppi sociali, e le persone, già traumatizzate dalla perdita dei propri cari e di tutti gli averi, si ritrovano anche senza l’appoggio degli amici. In diversi posti quindi tra gli aiuti rientra anche una ricostruzione delle relazioni tra le persone.
Come in ogni altro luogo dove opera Caritas, l’aiuto e la vicinanza vengono affiancati dall’ascolto e dall’osservazione delle fragilità. La situazione è costantemente monitorata per poter restituire a tutto il mondo un’immagine attuale sia dei bisogni che degli aiuti. Da questo monitoraggio nasce l’esperienza che ha reso possibile una reazione rapida e l’affiancamento delle popolazioni colpite fin dai primi giorni.

Il percorso è ancora lungo, la fase di emergenza per così tante persone richiede molto impegno e risorse materiali e umane. Ringraziamo tutte le persone che hanno espresso attraverso un sostegno concreto la vicinanza della Chiesa a queste persone nel bisogno estremo.

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