Storie di viaggio
Una terra che sa armonizzare i contrasti e ridare slancio allo spirito
Mariagrazia Sarzi Puttini
20 Maggio 2025
Non so se le parole che troverò renderanno giustizia all’esperienza che ho fatto in questo viaggio intenso… ma mi metto con coraggio all’opera.
Cosa mi aspettavo? Le mie fantasie erano piuttosto vaghe al riguardo: conoscevo già un po’ la Turchia, ero stata a Istanbul e pure nel sud, ad Antalya. Mai sulle orme di San Paolo. La cosa incuriosiva sia me che mio marito. Ma non conoscevamo nessuno del gruppo con cui avremmo condiviso questa esperienza, né la comunità di Sermide, né il loro parroco, don Giampaolo Ferri. Mai avrei pensato di fare un’esperienza così intensa e di sentirci così generosamente accolti!
Il sorriso di don Giampaolo e il suo libretto guida, che ci ha realmente guidati ogni giorno con le sue preghiere, sono stati il primo collante. Poi pian piano sono iniziati i sorrisi, i saluti, l’aiuto quando si poteva, e il gruppo è diventato armonico. E ci siamo sentiti a nostro agio.
Che cosa raccontare di questa esperienza senza cadere nel descrittivo? Vi dirò cosa ho trovato io, con che bagaglio emotivo e intellettuale sono tornata.
Ho avvicinato, quasi senza accorgermene, una parte del messaggio cristiano che avevo messo in un cantuccio della mente: la morte di Gesù aveva aperto un nuovo orizzonte, che abbiamo toccato con mano in questo viaggio. Forse non è un caso che siamo partiti subito dopo Pasqua, perché questo mi ha consentito di farmi molte domande sugli apostoli in terra anatolica, dopo la morte di Cristo, a contatto con uomini di altre religioni.
Questo contatto è emerso già all’inizio del viaggio, a Istanbul. San Salvatore in Chora, bellissima chiesa/moschea ha mostrato tutta la complessità del problema: la parte più interna è diventata una moschea, tuttora utilizzata dai musulmani come luogo di preghiera, la parte perimetrale contiene meravigliosi affreschi e mosaici bizantini che meritano un’attenzione speciale (come ci ha fatto notare la nostra guida). Mi ha colpito che cristiani e musulmani possano entrare nello stesso edificio alla ricerca della loro identità. È così che ho cominciato a realizzare una presenza reale, forte, del Cristianesimo delle origini.
Abbiamo visitato palazzi e moschee di Istanbul, bellissimi, ma nella mia mente si faceva spazio la presenza degli Apostoli. Così, ad Efeso, ho pensato a san Paolo, che senz’altro ha calpestato il cardo e il decumano come abbiamo fatto noi col naso all’insù dinanzi ai reperti dell’arte romana, potente nelle sue architetture. Chissà san Paolo come si sarà sentito a competere con tale forza… Eppure Efeso fu uno dei principali centri del Cristianesimo d’oriente!
Vicino ad Efeso una traccia di san Giovanni, che ha portato Maria con sé nel suo viaggio apostolico dopo la morte di Gesù. In un boschetto si situa una piccola costruzione che ricorda l’ultima fase della vita di Maria, i cui pregressi avevamo appena visto nella chiesa di Istanbul. Il luogo è custodito da alcune coraggiose suore cattoliche che accolgono i visitatori con un sorriso radioso.
Un’altra città che ha colpito la mia mente e il mio cuore è Laodicea, una città romana che merita davvero una visita: ci stanno lavorando studenti universitari di architettura di Pamukkale ed emergono reperti spettacolari; ma sono rimasta impressionata da una basilica, una delle sette chiese dell’Apocalisse e sede di un Concilio. La Chiesa è ora oggetto di restauro ma, per quanto piccola, ha molto fascino. Una chiesa cristiana in una città romana grandissima, con templi, teatri e un’opulenza che si annusa nell’aria. Ancora una volta una convivenza difficile del Cristianesimo con religioni politeiste.
Dulcis in fundo, la piccola chiesetta di Tokali, nel museo all’aperto di Goreme. Entrare in questa chiesetta, tuttora in pieno restauro, è un’esperienza bellissima: scavata nella roccia, con i suoi sfondi blu, mostra tutta la sacralità del messaggio cristiano. Ad altezza d’uomo i volti sono scomparsi, per la nota convinzione iconoclasta di parte del mondo bizantino, ma in alto (più difficili da raggiungere) si possono contemplare ancora volti i cui sentimenti sono palesi. Viaggio a Betlemme, fuga in Egitto, uccisione del profeta Zaccaria, incontro di Gesù con Giovanni Battista, gli apostoli, la resurrezione: sono solo alcune delle scene più coinvolgenti di questa spelonca che trasuda il bisogno del cristiano del X secolo di sentire Gesù presente. E noi con lui.
La Cappadocia è senz’altro il cuore di questo Paese, che vede una prevalente presenza musulmana, e che offre ai turisti spettacoli bellissimi, visibili anche con le mongolfiere, ma che ospita volentieri chi va con animo diverso dal loro. Gentilezza, cordialità, sorrisi e, forse, qualche esperienza che ci avvicina; penso ai Dervisci che si propongono alla nostra attenzione con la loro particolare meditazione attiva che nasce in alcune confraternite sufi.
Un’esperienza molto forte, che è stata possibile grazie all’armonia che don Giampaolo ha saputo creare col suo gruppo di parrocchiani, che ci ha coinvolto profondamente.