San Valentino sacerdote e martire
Secondo la toponomastica, il termine Marengo è da collegarsi alla base preromana Mara (palude, acquitrino) abbinata al suffisso Ingus: Marinus = terreno morenico a ciottoli. Pertanto, non è per caso che, attorno all'anno Mille, per mano dei Benedettini le paludi vengano prosciugate, arginate e trasformate in quel terreno fertile e ricco di risorse qual è tuttora.
Anche la Fossa di Pozzolo e l'invenzione del canale Molinella, da cui ancora derivano tutte le bocche irrigatrici della sinistra Mincio e che attualmente si colloca proprio a Marengo, è nata dalla perizia dei monaci Benedettini di Polirone.
Il marchese Bonifacio Canossa nel 1037 celebra in Marengo le proprie seconde fastose nozze con Beatrice di Lorena. La famosa figlia Matilde eredita il feudo nel 1080; fa costruire in luogo una cappella dedicata a San Valentino; nel 1113 dona il tutto all'Abbazia di Polirone; nel 1355 papa Martino affida l'amministrazione del feudo ai Gonzaga che ne diventarono proprietari effettivi nel 1527, concedendone amena residenza al loro prestigioso artista Giulio Romano.
Nel 1651 il feudo passa per investitura ai conti Custoza, dei quali permane in paese un notevole complesso di immobili. Di maggiore prestigio sono la villa Tezzoli con parco e palazzo Botturi con torri del '500 e parti del '700.
La chiesa parrocchiale ha l'aspetto di un'enorme capanna con tetto spiovente e pietra a vista. Iniziata nel 1966 con posa della prima pietra da parte del vescovo Poma, benedetta nel 1969 dal vescovo Carlo Ferrari, consacrata nell'aprile 1991 dal vescovo Caporello: il nuovo tempio è rimasto dedicato a San Valentino martire, secondo una devozione millenaria portata in Marengo dai Benedettini nel 1113. L'arredo interno è moderno, mentre secentesco è un oratorio della Madonna, con tela di Pietro de Fabris (1700).