Parrocchie

San Martino Gusnago di Ceresara

San Martino vescovo

La parrocchia di San Martino Vescovo è situata nella zona dell'Altopiano tra Mincio e Oglio. Attraversata dall'Osone, un corso d'acqua che un tempo era degno del titolo di fiume, la sua estensione occupava una vasta porzione del territorio di Ceresara, posta di a sud-ovest del capoluogo comunale, che coincide con la frazione di San Martino Gusnago. I registri canonici della parrocchia datano dal 1600, mentre la serie dei parroci comincia con don Lodovico Sacchi (1559-1576), ma ben oltre nel tempo si spinge la storia di questa terra che ci ha restituito prove di insediamenti dell'età preistorica e dell'epoca romana.
Durante la dominazione longobarda vi sorgeva già una chiesa dedicata a San Martino di Tours, e la precedente centuriazione agraria romana fu ripresa e riorganizzata. Nell'VIII secolo il celebre monastero di San Salvatore di Brescia possedeva qui estesi appezzamenti di terreno coltivato e boschivo.
Nel periodo canossiano e fino alla metà del XIII secolo fu soggetto ad una famiglia di conti rurali legata alla potente consorteria feudale bresciana degli Ugonidi. Passò in seguito sotto il dominio dei Gonzaga, che nella metà del XV secolo l'assegnarono, come feudo onorifico, al conte Francesco Secco d'Aragona, genero del marchese Lodovico II. Il conte fece costruire in questo luogo una residenza splendida, in parte ancora oggi esistente e inglobata nel vasto edificio che porta il nome di palazzo Secco-Pastore. Alla magnificenza del Secco è da ascrivere pure la ricostruzione della chiesa nel 1477, quando era "titolare della parrocchia" un suo parente, certo Michele de' Secchi.
I beni appartenuti al Secco pervennero in seguito (XVI secolo) ai Gonzaga del ramo di Castiglione delle Stiviere. Fu Luigi Alessandro Gonzaga, avo di San Luigi, ad edificare la Corte Nuova, che Ferrante assegnò al figlio come fondo dotale quando entrò nella Compagnia di Gesù, dopo aver rinunciato (1585) a succedere al marchesato di Castiglione. Non è da escludere che anche San Luigi abbia soggiornato, sia pure per qualche breve periodo, nelle sale del palazzo di San Martino, poiché è certo che la sua famiglia ne fece uso come residenza in campagna.
Alla caduta dei Gonzaga nel XVIII secolo, l'imperatore Giuseppe I assegnò la terra di San Martino ai marchesi Giannini, elevandola alla dignità di nobile feudo imperiale. Estinti i Giannini nella seconda metà del secolo, l'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo dichiarò vacante il feudo, i cui beni vennero in seguito venduti a privati.
L'attuale chiesa parrocchiale di San Martino fu edificata nella prima metà del XVIII secolo e le sue fondamenta poggiano sui resti di almeno tre edifici sacri precedenti.
Lo stile è da rintracciare nel cosiddetto barocco longobardo. Sia la facciata che l'interno sono caratterizzati da una certa sobrietà, mitigata tuttavia dagli ornamenti e dalle decorazioni. La costruzione della chiesa iniziò il 5 maggio 1726, la realizzazione fu affidata allo svizzero mastro Manfredo Vassalli su progetto di Giovan Maria Barsotto, originario del Canton Ticino.
L'interno è caratterizzato da un'unica navata arricchita da due cappelle laterali: una dedicata alla Regina del Santissimo Rosario e l'altra al Santissimo Sacramento. La prima è impreziosita da quindici piccole tele ovali poste a corona, rappresentanti i quindici misteri del Rosario, mentre la seconda conserva un affresco col Redentore in compagnia di due santi.
I quadri alle pareti laterali e la pala d'altare, raffigurante quest'ultima San Martino in abiti vescovili, sono stati attribuiti a Dionisio Mancina, pittore mantovano vissuto nella prima metà del XVIII secolo.